Il rosso è il colore del destino

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Cinque anni dopo...


"Zen! Per l'amor del cielo fai attenzione!" gridò la giovane donna dai capelli rossi sentendosi mancare il fiato alla vista del suo bambino che veniva lanciato in aria per poi essere ripreso al volo all'ultimo secondo da Zen, che poi univa la sua risata a quella gioiosa del piccolo: "Vedi come si sta divertendo? Non ti preoccupare, lo sai che hai bisogno di riposo, soprattutto nelle tue condizioni" le disse, lanciandole uno sguardo amorevole.
Shirayuki sorrise, sfiorando delicatamente il rigonfiamento all'altezza del ventre, ricevendo come risposta un piccolo calcetto: eh già, ormai mancava poco, la bimba sarebbe nata di lì a qualche settimana, nel pieno della fioritura dei ciliegi.
Diceva bambina perché ormai Zen le aveva riempito la testa con le sue considerazioni e teorie sul perché dovesse essere una femmina, tanto che aveva finito per crederci anche lei 'E se fosse un maschio?' gli aveva chiesto Shirayuki divertita, ma Zen aveva scosso la testa deciso 'Sarà la principessina di papà, ho deciso' aveva concluso, per poi chinarsi e dare un tenero bacio al pancione.
Osservando i due uomini più importanti della sua vita che giocavano assieme, la donna non poté fare a meno di sorridere. Zen, accostandosi all'orecchio del figlio, gli sussurrò qualcosa e questi, con un passo ancora un po' barcollante, corse verso la madre, cingendole le ginocchia mentre lei si abbassava per avvolgerlo in un grande abbraccio che il piccolo accolse più che volentieri. A tre anni ormai compiuti il piccolo Ichiro era un bimbo vivace e affettuoso, dai morbidi capelli candidi sempre molto arruffati e un visetto paffuto, dove spiccavano due grandi occhi verde foresta. Era sempre in movimento e da quando aveva cominciato a camminare era difficile riuscire a stargli dietro; nei corridoi del palazzo reale riecheggiavano spesso le sue risate allegre che mettevano di buon umore chi le ascoltava.
Erano una famiglia felice e questo tanto bastava: quando aveva scoperto di aspettare un bambino, Shirayuki era un po' spaventata. Come poteva, lei che non aveva nemmeno mai avuto una madre, esserlo a sua volta per suo figlio? L'amore e il sostegno di Zen erano stati fondamentali per lei: pazzo di gioia all'idea di diventare padre, le era stato vicino e l'aveva sostenuta e accompagnata per tutto il tempo della gravidanza, abbattendo una alla volta tutte le sue preoccupazioni e paura, e lo amava ancora di più per questo.
"Mama" la voce del figlio la riportò alla realtà, portandola a incrociare lo sguardo con quello del bimbo, specchiandosi in quegli occhi così simili ai suoi "Papà ha detto che ti ama" disse con vocetta infantile, facendole pizzicare gli occhi. Alzò lo sguardo radiosa e mimò un 'ti amo anch'io' a Zen che le rivolse un sorriso luminoso.
"Zio Mitshuide! Zia Kiki!" gridò all'improvviso staccandosi dalla madre e dirigendosi verso le due guardie del corpo che si stavano avvicinando mano nella mano.
"Ichiro - kun!" esclamò Mitshuide chinandosi in avanti e allargando le forti braccia giusto in tempo per frenare la corsa del principino con un abbraccio.
"Come sta il mio Winstalia preferito?" domandò avvicinandosi a Zen mentre il piccolo rimaneva incantato dai bottoni luccicanti della sua uniforme.
Zen sospirò. "Non mi posso lamentare. Ichiro ci tiene parecchio impegnati e anche la piccolina che sta per arrivare, ma tutto sommato ..."
"Zen" lo interruppe il più grande con un gesto della mano "Non mi riferivo a te" rispose con un ghigno divertito che suscitò l'ilarità delle ragazze e lo sgomento di Zen, che una volta chiarito l'equivoco divenne rosso per l'imbarazzo.
E mentre i due facevano a gara per cercare di accaparrarsi il maggior numero di attenzioni da parte di Ichiro Kiki aveva preso posto accanto a Shirayuki, le mani poggiate in grembo e un sorriso sereno dipinto sul volto.
"Sei davvero radiosa Shirayuki" disse fissando il viso dell'amica con ammirazione. "Allora è vero quello che dicono: quando una donna aspetta un bambino fiorisce e diventa più bella."
Shirayuki le rivolse un sorriso colmo di gratitudine, per poi spostare ancora una volta lo sguardo sul morbido rigonfiamento del vestito.
"Sakura" sussurrò quasi impercettibilmente.
"Come scusa?" chiese la bionda, non certa di aver capito bene.
"Sakura" ripetè Shirayuki sollevando lo sguardo che subito andò ad incontrare quello amorevole del marito. "Se sarà una femmina, e Zen è convinto che lo sarà, abbiamo deciso di chiamarla così, dato che nascerà quando i ciliegi saranno nel pieno della fioritura."
Kiki annuì entusiasta. "Sakura. Mi sembra perfetto."
Shirayuki si avvicinò appena e le prese le mani fra le sue. "Zen e io saremmo davvero felici se tu e Mitsuhide accettaste di essere i suoi padrini come avete fatto con Ichiro, in qualità di nostri amici e testimoni."
"Nulla ci farebbe più piacere" intervenne Mitshuide, avvicinandosi e poggiando una mano su entrambe le spalle della fidanzata, che a quel semplice contatto avvampò.
"Ti senti bene Kiki? Hai una strana luce che ti brilla negli occhi" le fece notare Shirayuki inclinando appena la testa.
"Anche tu hai un'espressione insolita Mitshuide" continuò Zen sedendosi accanto alla moglie, con il figlio finalmente addormentato fra le braccia. "Volete dirci cosa sta succedendo?"
Le due guardie si scambiarono uno sguardo, che dapprima parve insicuro e preoccupato, ma che poi si tramutò in qualcosa di dolce e profondo.
"Sì ... in effetti ..." mormorò il più grande grattandosi la nuca.
Kiki sospirò, sapeva benissimo che i ciliegi avrebbero fatto in tempo a fiorire dieci volte, prima che Mitsuhide fosse riuscito a pronunciare la fatidica frase.
" A proposito di testimoni di nozze, ci chiedevamo se sareste disposti a ricambiare il favore ..." disse sfilando il guanto bianco che fasciava la mano sinistra e rivelando un anello con uno smeraldo incastonato, che calzava perfettamente al suo anulare.

Remember meWhere stories live. Discover now