8. A death

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Era buio, buio pesto.
La luce della luna echeggiava tra le foglie degli alberi senza riuscire ad illuminare altro.

Ad aiutarla a scoprire l'oscurità che gli angoli tenevano tanto a cuore preservare vi era la torcia che sorreggeva Josh con fermezza. Ad alternanza illuminava i suoi piedi e quelli di Tyler e la strada davanti a loro.

Quasi sembrava che una volta puntata la torcia su una piccola porzione di terra tutto si fermasse d'improvviso per non destare sospetti e che la riconsegna dell'oscurità fosse un 'via libera' per le foglie, i rami e gli insetti di poter riprendere quel che stavano facendo, qualsiasi cosa fosse. Per questo Josh non puntava per più di qualche secondo la luce su queste porzioni, aveva paura che non avrebbero resistito a muoversi e che quindi qualcosa avrebbe ceduto, spaventandolo.

La leggera paura percorreva ogni singola parete dello stomaco di Josh, anche se l'aria tranquilla di Tyler riusciva per un minimo a tenerla a bada.

"Dove stiamo andando?", chiese con voce tremante che, purtroppo, non riuscì a controllare.
"Non aver paura, vengo qua tutte le notti", rispose Tyler sorridendogli, stava qualche passo più avanti e pareva incantato da tutto quel mischiarsi di foglie scure, rami scuri, tronchi scuri.

"Qua dove?", ritentò, ma Tyler non rispose.
Capitava a volte che il moretto afferrasse la mano di Josh che teneva la luce e la indirizzasse in punti che lui non si era affatto preoccupato di illuminare, stava fermo qualche secondo, sospirava incantato emettendo una leggera risata, che spingeva tutte le volte la paura di Josh negli angoli più profondi del suo corpo, e lasciava la presa iniziando di nuovo a camminare.

Quel contatto fisico tra loro due per Josh equivaleva a due fili elettrici che si univano, non c'era tessuto che riuscisse a rimanere indenne dalla scossa che provocava Tyler semplicemente afferrandogli la mano. Il suo era un tocco delicato, che lasciava alla scossa tutto il tempo necessario di entrare, farsi un giro negli organi di Josh e finalmente uscire, raggiungendo Tyler prima che la staccasse.

Ormai la terra aveva smesso di alternarsi con la strada, e questo mise addosso a Josh ancora più agitazione.

Controllò di cos'erano circondati, alzando la torcia verso l'alto, ed ella non ebbe scrupoli ad illuminare un complesso di rami che con armonia si intrecciavano tra loro, mischiandosi con il cielo scuro che sembrava proteggere e assecondare il terrore che gli occhi di Josh lasciavano trasparire.

Josh aveva come la sensazione che i rami da un momento all'altro potessero catturalo e portalo chissà dove, non in un bel posto, credeva.
Non davano l'impressione di essere simili di Tyler.

"C'è un albero più avanti", disse Tyler.
Il terreno stava iniziando ad inclinarsi verso l'alto è ciò aveva portato Josh a fermarsi, per qualche secondo.

Tyler percepì completamente la sua esitazione, tanto che si accorse della sua assenza dopo neanche un passo.
Si girò tenendo ben saldo il monocorde sorriso intrigante.

"Che c'è ?", chiese lasciando spazio ad una lieve sfumatura di preoccupazione che Josh riuscì a percepire nei suoi occhi.
Josh aveva paura, e purtroppo Tyler non bastava affatto per farlo rimanere calmo.

Mille pensieri affluirono come un onda anomala nella sua testa, non voleva fare la figura del codardo, non davanti a Tyler, ma di certo non voleva neanche morire attaccato un animale o uno zombie, o cose del genere.

Cercò di trasmettere al compagno la sua angustia solo utilizzando gli occhi, perché a parole si sarebbe imbarazzato, ed egli sembrò capirlo.
"Josh...", gli prese una mano, come consapevole della sensazione che riusciva a provocargli, e poi continuò "non avere paura, ci sono io", Josh abbandonò ogni tipo di angoscia e lasciò spazio ad una soave sensazione di protezione.

Goner || Joshler [ITA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora