19. Blasphemy

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La mattina dopo il sole spaccava le pietre e accanto a Josh non c'era più nessuno.

Si erano addormentati raccontandosi storie dell'orrore rivisitate e complesse, alcune le avevano inventate partendo da zero, per altre invece avevano preso spunto dai pochi film che conoscevano, come Psyco, Shining o l'enigmista. A Josh non affascinava questo tema ma Tyler sembrava così coinvolto e affascinato nel parlarne che pensò non fosse il caso di proporre altro.

Ormai sapeva che Tyler se ne sarebbe sempre andato senza dire nulla e allo stesso modo riapparso dopo qualche tempo, perciò quella volta non si preoccupò di cercarlo o arrabbiarsi, ci rimase un po' male, solamente perché averlo con lui lo riempiva di gioia e non sapere quando sarebbe tornato lo angosciava parecchio.

Si alzò e tirò su le lenzuola del letto tra sbadigli e piaghe del cuscino timbrate sulle sue soffici guance.
Chissà dove finiva ogni volta che se ne andava, non aveva casa né genitori che gli vietavano di rimanere troppo fuori, non aveva coprifuoco. Josh non riusciva a capire dove diavolo potesse andare, rifletteva mentre si cambiava la maglietta e i pantaloni, per poi uscire di casa.

Magari se la fa con qualcun altro
Alche si bloccò, l'immagine di Tyler con un altro ragazzo gli piombò davanti agli occhi e ci mise troppo tempo a levarsela di dosso.
Gli si rizzavano i peli solo al pensiero.
No, no, no. Impossibile.

Infilò le scarpe e uscì, intravide sua madre in cucina ma non si fermò a salutarla.
Senza nemmeno confermare a se stesso dove volesse andare le sue gambe partirono in quarta verso Tyler. Gli sembrava da un secolo che non lo vedesse, doveva raccontargli mille cose.

Il tempo stava dalla parte di Josh, c'era un sole che sembrava brillare ogni secondo di più.
Dovrei tingermi i capelli di giallo, pensò.
Li avrebbe tinti color sole, quindi color Tyler, e non avrebbe potuto omaggiarlo in altro modo.
Si, li tingerò di giallo.

Camminava a passo svelto, le gambe sembravano tenere il passo quando una perse completamente l'equilibrio e fece volare in terra Josh.
Si alzò frettolosamente scrollandosi i sassolini che si erano aggrappati ai suoi vestiti e si guardò furtivamente attorno per controllare se qualcuno l'avesse visto.
Non c'era nessuno, grazie al cielo.

Finalmente arrivò da Tyler, con la gamba che ancora gli faceva male, ma era sopportabile.

"Hey!", lo salutò.

Gli sembrava diverso, la corteccia si era fatta leggermente più chiara e le foglie più verdi, evidentemente agiva anche su di lui l'effetto del sole.

"Sei più bello del solito", gli fece notare.
Non rispose, ovviamente.

Si sedette affianco al suo zaino e appoggiò la testa su Tyler.

"Mi sa che io e Tyler, ieri sera... hai capito", sorrise imbarazzato.

"Lo amo tanto", gli confessò.

"Non ti offendi vero se ti dico che è il mio Tyler preferito?", invece un po' si offese, almeno così parve a Josh, aveva mosso le foglie in un modo strano.

"Scusami, io ti voglio bene. Se vuoi ti cambio nome, così diventi il mio preferito di quel nome", ma Tyler rifiutò, sempre secondo Josh.

"Ho chiuso con alcol e droga, questa notizia ti piace vero?"

"Voglio smettere, voglio vivere la mia vita bene. Con affianco Tyler. Non toccherò mai più la droga. Te lo giuro", ad ogni frase sorrideva sempre di più, nessuno lo avrebbe più fermato, incassava adrenalina nuova ogni secondo che passava.

"Si, so che sei felice"

"Non sono nato 23 anni fa. Sono nato oggi"

"Ok, basta. Devo darmi una calmata"

"Se n'è già andato"

"Però so che torna"

"Torna di sicuro"

"Come sempre"

Cominciò a guardare le persone, c'era abbastanza folla, con quel sole e di sabato la città non poteva far altro che approfittarne.

Josh si sentiva finalmente al pari di tutti quelli che vedeva, non si sentiva inferiore a nessuno.

"Sarò un Josh migliore"

Rimase seduto accanto a Tyler tutto il giorno, si addormentò qualche ora e poi puff... quando aprì gli occhi si era già fatto buio.

Aveva sognato Tyler, lo svegliava dal sonno, ci rimase male che non fosse vero, ma l'avrebbe sicuramente rivisto.

Decise di andare da Jordan, era la volta buona di parlare senza incazzarsi? Dato che più d'umore di così non si poteva?

Si alzò e salutò il suo amico con una pacca sulla corteccia e in pochi secondi raggiunse la piccola casetta arancione che ospitava il suo fratellone.

Pregò in quarantasette lingue diverse che ad aprire non fosse Kiley.

Ovviamente aprì lei.

"Dimmi tutto"

"Jordan?"

"Jordan!", lo chiamò. Più semplice di quanto pensasse, non aveva neanche fatto nessuna faccia schifata o stufata.

Dopo pochi attimi la sua faccia spuntò dalla porta e Kiley se ne andò.

"Josh, pensavo fossi arrabbiato"

"Be'... possiamo fare pace", l'espressione di Jordan si fece confusa ma pareva anche felice.

"Ok, uhm, non volevo dire quelle cose. Io...si...ti ho mentito perché mi ero pentito e allora"

"Va tutto bene", Josh lo interruppe, sembrava così in difficoltà, gli risparmiò la fatica di continuare . Aveva capito. Andava tutto bene.

"Vuoi rimanere a cena?", gli chiese

"No, grazie, aspetto che Tyler si faccia vivo", rispose allontanandosi.

"Poi mi dirai di lui?"

"Certamente"

Goner || Joshler [ITA]Where stories live. Discover now