11. Screen

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E fu quando ritornò a guardare il cielo, che era diventato improvvisamente di un viola accesso, che Josh si rese conto di essere caduto di nuovo nel suo mondo. Lì non c'erano fratelli che rompevano le scatole, e in mezzo a quel mare di merda Josh riusciva a trovare due granelli di felicità.

La nuvola a forma di macchina non solo era tornata, aveva portato delle amiche con sé, dato che di macchine ce n'erano cinque o sei, tutte uguali.

Aveva provato ad acciuffarne una o due ma tutte le volte che pareva di esserci riuscito, tutto tornava come prima e la sua mano vuota.

Qualcosa gli toccò la spalla, pensò fosse un insetto, immaginare un'enorme cavalletta accanto a lui non lo schifò molto, anzi, non era di certo la sua preoccupazione maggiore in quel momento.

L'insetto insisteva, continuava a premere con forza la sua grossa spalla, Josh allora si girò e quello che vide non fu affatto un insetto, più o meno.

Nessuna cavalletta, nessuna formica, davanti a lui c'era Tyler.
Il lieve sorriso di Josh scomparve come un gatto a cui si pesta la coda.
Rimase fermo qualche istante, aspettando che, come il fumo di un camino in pieno inverno, svanisse trascinato via dal vento.

Ma Tyler rimase lì e, anzi, non si mosse di un millimetro, lo guardò perplesso, forse per cercare di capire a cosa diavolo stesse passando per la testa di Josh.

"Hey", disse alzando le sopracciglia, optando un piano B.
Josh rimase fermo e zitto, non muoveva un muscolo, nemmeno le palpebre si preoccupavano di inumidire le orbite e quest'ultime, per giunta, non davano segno di bruciore.
Fare uscire un suono da quelle sue candide labbra sembrava un'impresa così ardua, la gola si era serrata e la voce saldata bene nel fondo dello stomaco.

Respirò profondamente forse manifestando espressioni a lui sconosciute che non piacquero molto a Tyler.

"Sei arrabbiato?", la voce si fece più fievole e gli occhi più comprensivi.

Fu proprio questa domanda la chiave per liberare Josh dalla trance, i suoi occhi si fecero più piccoli di come già erano, si morse lievemente il labbro inferiore, credendo di risultare più autoritario (sbagliava) e tossì lievemente per poi esordire "Un po'".

Tyler morse a sua volta il labbro inferiore e il risultato fu talmente afflitto che Josh si chiese subito se poco prima non avesse dato la stessa indesiderata impressione.
Deglutì fortemente e domandò il perché.
"Perché...", Josh si guardò bene da non sembrare impacciato "perché..." a frenarlo fu lo sguardo che gli rivolse Tyler, pronto ad ascoltarlo, "perché...." ad ogni 'perché' equivaleva un motivo di rabbia in meno, e Josh finì per trovarsi solo quella parola come ragione.
Non si dimenticò, però, della domanda che già da quella mattina voleva porsi.
"Tyler, ieri sera che abbiamo fatto?", Tyler ridacchiò e si strofinò l'indice contro il sopracciglio destro, spostando lo sguardo per una frazione di secondo da Josh.
"Allora?", insistette.

"Ti ho portato sopra ad un albero, per vedere il lago", il cuore di Josh venne avvolto da una nebbia piacevole di conforto, che lo portò a sospirare di sollievo più e più volte.
"Ti sembrava un sogno, vero?", sorrise Tyler.
Josh annuì
"Be', Josh, ti sei addormentato e ti ho portato a casa", spiegò.

"Oh, e come hai fatto?!", chiese curioso.

"In braccio, sono abile in queste cose".

"Potevi svegliarmi", disse Josh arrossendo, imbarazzato nell'immaginarsi Tyler vederlo dormire.

"Scusami, sembravi così in pace nel sonno, non volevo disturbarti", spiegò.
Josh sorrise.

"Perché sei così buono con me? Mi conosci appena", domandò Josh.

"Voglio risvegliare la tua sofferente e in pena anima il prima possibile", rispose in pieno a Josh.

"Ah. E quindi adesso che si fa?".
Tyler gli rivolse un sorriso di quelli che Josh amava, contento di aver visto ritornare il suo amico.

"Allora... fammi pensare...", la sua mano destra fece il giro di tutta la sua faccia, si strinse le labbra con il palmo della mano e guardò il cielo in cerca di ispirazione, forse? Qualsiasi cosa fosse affascinava Josh enormemente, tanto che non riusciva a staccargli gli occhi di dosso neanche per un secondo.

Poi d'un tratto, come presentatasi l'illuminazione davanti agli occhi d'improvviso, alzò l'indice verso l'alto, contento di aver trovato il posto adatto.
"Seguimi", sorrise eccitato.

Josh si alzò senza pensarci due volte e senza fatica, come se Tyler fosse riuscito a trasmettergli quel poco di energia che bastava per incuriosirlo. Lasciò la vodka accanto a Tyler e lo zaino e cominciò a camminare a passo svelto per non perdere di vista l'amico.

Andava veloce come un furetto e Josh aveva la costante paura di perderlo di vista tra le tante teste che non erano la sua, non era veloce come lui per cui non riusciva a raggiungerlo ma a stento a stargli dietro, di rallentare non ci pensava nemmeno.

Per i primi cinque minuti Tyler non si preoccupò di fiancheggiare Josh o parlare, rare volte si girava per controllare che ci fosse ancora, e ciò permise a Josh di farsi qualche domanda sulla vita privata di Tyler e perché lui non gliene avesse mai parlato.

Josh non capiva molto il motivo per il quale Tyler fosse piombato così d'improvviso nella sua vita, ma la cosa era così ambigua e straordinaria che non se ne preoccupò più di tanto, anzi, gli piaceva e lo eccitava.

Il passo svelto di Tyler rallentò quando a le persone intorno a loro iniziarono a scarseggiare, ciò permise a Josh di fiancheggiarlo.

"Hai bisogno di più allenamento", commentò Tyler ridendo del fiato affannato che Josh non riusciva in alcun modo a mascherare.
Cazzo.

"Si...già"

"Siamo quasi arrivati", lo rassicurò senza spostare lo sguardo su di lui, era in imbarazzo.

"Posso prenderti la mano?", gli chiese, il cuore di Josh sobbalzò, e se per un secondo aveva avuto l'impressione che il suo organo vitale si stesse calmando, adesso aveva l'impressione che andasse più forte di prima.

"Ehm, io"

"Se non vuoi fa lo stes..." e prima che finisse la frase Josh afferrò saldamente la mano di Tyler, che si preoccupò di incrociare bene le dita tra loro.

Goner || Joshler [ITA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora