Capitolo 1

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«Merda» impreco, sbattendo il petto contro il muro, mentre cerco di aggrapparmi ad una scala e scappare dai quei mostri.

Non poteva andare peggio: sono sola, intrappolata in un'orda di zombie, senza un'arma – ho una pistola, ma è senza proiettili – e cerco di salire su una scala che non so nemmeno dove mi porterà.

Andare nel centro della città in cerca di cibo e armi non è stata esattamente una buona idea. Sinceramente, farei meglio a pensare prima di agire.

Salto un'altra volta e riesco ad aggrapparmi con una mano al primo scalino della scala e uso tutta la mia forza per aggrapparmi anche con l'altra mano. Cerco velocemente un appoggio con i piedi contro il muro di quell'edificio.

Si stanno avvicinando.

Devo essere più veloce.

In fretta e furia, mi aggrappo al secondo scalino, poi al terzo, al quarto, fino a quando riesco a toccare il primo scalino con il ginocchio.

Mi fanno male le braccia.

Piego le ginocchia e faccio leva sui piedi.

Riesco a salire; cerco di farlo più veloce che posso.

Arrivo all'ultimo scalino e mi butto di peso sul tetto della struttura. È una fortuna che quei cosi non riescano ad arrampicarsi. Nonostante non sia molto in alto, loro non possono raggiungermi.

Sono al sicuro.

Mi manca il fiato; mi siedo e mi sfilo lo zaino dalle spalle, lo metto tra le gambe.

Poteva andare peggio, penso.

***

Una volta essermi ripresa dallo sforzo fisico, mi rimetto in piedi e cerco una via tra gli zombie. Niente da fare. È passato troppo poco tempo.

Il sole sta tramontando. Devo sbrigarmi se non voglio girare per la città al buio con il rischio di essere attaccata.

Devo trovare un rifugio o, almeno, un posto in cui io possa dormire. Ne ho davvero bisogno.

«Non c'è via d'uscita» dico, liberando la mia frustrazione.

«Già.»

Mi giro, ho il cuore che batte a mille.

A meno che quei mostri non abbiano cominciato a parlare – cosa che trovo molto difficile, dal fatto che molti di loro neanche ce l'hanno una bocca – o qui sopra non sono sola.

Ho la mano sulla pistola, potrei usarla per spaventarlo, perché c'è un ragazzo.

C'è un ragazzo.

O sono in pericolo, o mi vuole aiutare, cosa che trovo molto improbabile. In ogni caso, gli punto la pistola contro.

«È senza proiettili, non sono idiota.» dice il ragazzo.

«Seriamente?!» quasi grido dalla frustrazione. Nonostante sappia che non ho proiettili – cosa che mi sorprende -, tengo la pistola ben puntata contro il suo petto. Non mi fido.

«Senti, non voglio farti niente. Voglio solo aiutarti.» dice e si avvicina.

«Hey! Non avvicinarti.» lo avverto.

Non mi fido.

«Okay, okay» alza le mani e si ferma dov'è.

«Credo che siamo messi nella stessa situazione. Entrambi dobbiamo tornare dai nostri gruppi» continua.

Con la sola differenza che io, un gruppo, non ce l'ho, penso.

Non è una cosa che deve sapere, però. Così annuisco.

Alive - Prova a sopravvivereOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz