Capitolo 26

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Ciao a tutti!

Per prima cosa, grazie a tutti per tutto "l'amore" che state dando ad Alive, per me significa davvero molto. Grazie, grazie e grazie ancora💜

Ora, il capitolo: come potrete vedere, questo capitolo sarà narrato da un punto di vista diverso. Ho detto, perchè no? 

E' anche abbastanza lungo e succederanno,,,,,,,, cose.

Vi lascio al capitolo, buona lettura e spero vi piaccia!

- Marina

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WAYNE

La luce filtra timida tra le finestre. I raggi del sole si fanno spazio tra le nuvole ancora gravanti di neve per la prima volta in una settimana e mezza. La polvere compare e scompare tra i fasci di luce ed ombra, ombre grottesche si posano sui teli che coprono gli attrezzi della palestra. L'aria al primo piano della palestra è fredda ed umida: il calore del fuoco sottostante non riesce ad arrivare fino a qui.

Questo è un addio.

Dopo tre anni, dobbiamo lasciare la nostra casa, o almeno, la cosa più vicina ad una. Divertente detto da me, che non ho mai sentito di appartenere da nessuna parte. Per quanto le circostanze possano essere differenti - se non macabre e terrificanti -, questa palestra, queste persone, sono le cose più vicine ad un senso di familiarità che ho provato in tutta la mia vita.

Non è il fatto di dover abbandonare l'edificio di per sè, è il fatto di lasciare andare tante cose, tante emozioni, sensazioni, sicurezza... Dover lasciare andare quel senso di tranquillità e rassicurazione.

Prima del Riavvio - così mi piace chiamarlo -, mi sentivo spesso un granello insignificante di sabbia in una vastissima spiaggia fatta da sette miliardi di altri granelli. Mi sentivo come se la mia presenza fosse superficiale, non del tutto importante; non ho mai voluto cambiare il mondo o diventare famoso, ma volevo essere davvero importante per qualcuno. Forse la colpa era della compagnia con cui giravo al tempo, forse era mia, sempre alla ricerca di quel senso di completa pienezza che mi faceva perdere la cognizione del presente e delle persone all'interno.

Non sono mai stato troppo attaccato alla mia famiglia, non è mai stata una roccia su cui contare qualsiasi cosa accadesse; partendo dalla separazione dei miei genitori in tenera età, alla continua lotta tra i due per decidere chi dovesse avere la mia custodia o quella del cane, al dovermi mettere subito al lavoro per poter mettere qualcosa da mangiare sotto ai denti quando i soldi venivano a mancare...

Poi ho trovato Travis e il lavoro al bar casualmente, o forse non troppo. Ho lavorato per lui per due anni, poi il Riavvio è cominciato. Nonostante tutto, sono sempre stato positivo davanti alla vita, non mi sono mai arreso facilmente, - forse perchè sotto sotto sto ancora cercando il mio posto in questa spiaggia dimezzata -. Venire preso "in custodia" da Travis e Tracey è stato come se il Riavvio mi avesse voluto dare una seconda opportunità ad avere una famiglia più vicina al normale. Una famiglia molto allargata, ma ha funzionato comunque.

Non è stata facile, per niente. Tra Jordan, le discussioni e i problemi pratici da risolvere nel gruppo, davanti a noi si poneva sempre un quesito a doppia risposta: vita o morte? "Se prendiamo questa via, riusciremo a uscirne vivi?" La linea tra queste due opzioni è così sottile. La vita. La morte. Due delle più grandi questioni dell'umanità; cosa rende la vita vita? Cosa c'è dopo la morte? Credo che in questo periodo siamo tutti nella linea di mezzo: non siamo vivi, ma neanche morti. Stiamo sopravvivendo. Non mi chiedo per cosa, tutto questo discorso di per sè manda già in crisi le certezze del mio essere, figuriamoci chiedermi per cosa lo sto facendo.

Alive - Prova a sopravvivereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora