Capitolo 21

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KAYLA

Tossisco. Gli occhi ancora chiusi. Un dolore al petto improvviso, dovuto alla caduta improvvisa sul pavimento. Tossisco di nuovo. Le braccia mi coprono ancora la testa.

Faccio fatica a respirare tra la botta, la polvere, lo spavento e tutti i trascorsi di pochi minuti prima.

Ho paura ad aprire gli occhi. Io so di non essere finita sotto al tetto o alla parte di tetto caduta proprio attimi fa: oltre al dolore al petto e alle costole non sento nessun peso schiacciare il mio corpo.

Mi rannicchio, facendo strisciare le ginocchia sul pavimento e tirandomi le cosce al petto, provando ad alzarmi lentamente. Tossisco un'altra volta, ma ora riesco a prendere più aria di prima. Alzo il viso con le mani che mi abbracciano il capo.

Apro gli occhi: la prima cosa che vedo sono lastre di ferro arrugginito e cemento davanti a me, proprio dove eravamo tutti quanti seduti appena prima. Sopra di qualche metro c'è una lastra che pende, ancora attaccata alla base, ma rotta a metà: infatti, vedo la parte caduta a un metro da me.

«Oh, mio Dio» dico senza fiato, la mia voce un sospiro tra i diversi scricchiolii della struttura ora completamente instabile. «Tracey! Ragazzi!» urlo questa volta, riprendendo parziale controllo della mia voce e del mio corpo, che si alza veloce in preda al panico. I fastidiosi puntini bianchi e neri mi annebbiano per qualche istante la vista.

Sento un colpo di tosse.

Mi butto tra le parti cedute davanti a me e affacciandomi vedo immediatamente il corpo di Blaine intero ed intatto. Ha fatto in tempo a spostarsi, altrimenti ora sarebbe completamente sepolto dalle macerie.

«Blaine!» esclamo, facendo un sospiro di sollievo, gli occhi che pungono per la mescolanza di emozioni dentro di me.

Il ragazzo tossisce ancora un paio di volte, sventolando la mano davanti alla faccia, cercando di far scomparire la polvere davanti a sè. «Sto bene!» risponde poco dopo, alzando il pollice.

Sorpasso un calcinaccio di cemento bianco e passo troppo veloce lo sguardo sulle macerie. In questo modo non riuscirò mai a capire dove sono le altre due donne.

«Tracey! Elyse!» chiamo, sperando con tutto il cuore in una loro risposta o in un loro qualsiasi suono.

Erano riuscite ad alzarsi, ma non so se siano riuscite a spostarsi in tempo o se siano state abbastanza fortunate da non venire colpite.

«Lì!» esclama Blaine, indicando un punto alla mia destra e fiondandocisi tempestivamente.

Sento una scossa di adrenalina improvvisa percorrermi l'intero corpo mentre lo raggiungo, facendo attenzione a oltrepassare le macerie in modo cauto e cercando di rimanere stabile.

Il corpo di Tracey è steso in una posizione innaturale, ma per fortuna è cosciente. Avvicinandomi vedo che ha un braccio intrappolato in un piccolo e stretto spazio tra i calcinacci di cemento e sopra di esso una trave di metallo, rendedole impossibile tirarlo fuori.

«Tracey, ehi, mi riesci a sentire?» le chiede Blaine, accucciato di fianco a lei, assicurandosi che la donna non sia in uno stato di shock.

Mi inginocchio dall'altra parte e insieme la mettiamo seduta, i nostri corpi che le fanno da appoggio.

«Sì... sì, ti sento» risponde la donna, inizialmente un po' confusa. «Il braccio...» Si toglie la polvere dalla faccia con il braccio libero e poi fa segno verso l'altro.

«Adesso lo tiriamo fuori da lì, d'accordo?» cerco di rassicurarla, annuendo.

«Elyse... Dov'è Elyse?» chiede, l'agitazione nella sua voce fa immediatamente capolino, anche se il suo tono di voce è appena più alto di un sussurro.

Alive - Prova a sopravvivereWhere stories live. Discover now