Capitolo 23

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KAYLA

«Come... Come fai ad essere vivo?» Le parole mi escono incredule dalla bocca, quasi automaticamente.

«Tesoro, non sai quanta forza ti dia lottare per la tua vita, per quanto schifo faccia.» L'uomo con la cicatrice sghignazza alle sue parole. «È un piacere rivederti.» Questa volta a mostrare un ghigno è la stessa spregevole persona che sta parlando.

«Non è possibile... Ti abbiamo rinchiuso là dentro- ci saranno stati una decina di Vaganti» Blaine ha lo stesso guardo confuso che ho io. Elyse e Tracey, invece, sembrano quasi terrorizzate, paralizzate.

Jordan fa altri due passi avanti. «Ah, sì. In effetti, c'è stato qualche intoppo...» dice, mostrandoci il suo braccio sinistro, o almeno ciò che ne rimane: dalla spalla fino al gomito. C'è una fasciatura pulita sul gomito. Deve esserselo fatto tagliare via, sicuramente era stato morso e l'unico modo per non far arrivare l'infezione - virus, malattia o qualsiasi cosa fosse - al cervello era tagliarlo prima che fosse entrata in circolo.

Sono passati mesi. Tutto quanto mi sembra così surreale.

«Loro chi sono?» chiede Elyse, riprendendosi dallo shock iniziale piuttosto velocemente.

«Loro sono i miei nuovi... amici» risponde senza esitazioni Jordan, aprendo le mani in modo teatrale.

«Oh, intendi i tuoi servi?» ribatte Elyse, lanciando un occhiolino sarcastico all'uomo con la cicatrice.

Questo riprende subito il suo fucile e lo punta di nuovo addosso al corpo della ragazza, furioso e pronto a farla fuori.

«Oh, suvvia, Karl, sta solo cercando di irritarti» lo riprende Jordan, posando una mano sulla canna del fucile e facendo peso su di essa per fargliela abbassare. «Comunque, per quanto questa rimpatriata sia stata piacevole, credo sia ora di farla finita una volta per tutte.»

Prima che possa capire ciò che sta succedendo attorno a me, sento un colpo di pistola e un proiettile tagliare l'aria. Lancio occhiate rapide a destra e a sinistra per capire se qualcuno è rimasto ferito, ma Jordan ricattura la mia attenzione prendendo l'arma all'uomo con la cicatrice con un movimento fluido e rapido. Carica l'arma e si avvicina a falcate veloci verso il mio corpo, la canna del fucile a pochi millimetri dalla mia spalla.

«Le tue ultime parole?» mi chiede ammiccando e posizionando lentamente e in modo teatrale l'indice sul grilletto.

«Va' all'inferno!» dico tra i denti, cogliendo l'attimo di distrazione dell'uomo davanti a me per fargli cadere l'arma dalla mano. Alzo il ginocchio fino a farlo collidere violentemente con il suo ventre, facendolo piegare in due con le mani a coprirsi la parte colpita.

Tutt'attorno è scoppiato il caos: sento grida, pugni e mugolii di dolore.

Jordan si riprende in fretta e lo sguardo furioso e assetato di sangue presente nei suoi occhi mi manda un brivido di terrore per la spina dorsale. Poi, sento un dolore acuto e pungente prima alla mascella e poi all'addome. Indietreggio boccheggiando, finendo contro al muro con un rumore sordo. Non ho neanche il tempo di prendere un respiro che mi trovo il braccio di Jordan alla gola, che spinge sulla trachea facendomi mancare completamente l'ossigeno. Ha un sorrisetto maniacale in viso quando con la sua unica mano rimasta mi mostra l'oggetto luccicante.

«È sempre utile portare un coltello con sé, non è vero, tesoro?» sputa a pochi centimetri dal mio viso.

È riuscito a prendermi il coltello senza che io me ne accorgessi e ora l'unica difesa che credevo di avere potrebbe essere la mia fine.

I miei arti non riescono a rispondere ai miei comandi, l'unica cosa su cui riesce a concentrarsi il mio cervello è la sempre più crescente pressione del suo braccio contro il mio collo, la sua garza al gomito che mi sfrega la faccia e i colpi di tosse che escono involontari dalla mia bocca. Comincio a vedere puntini bianchi e neri formarsi ai lati dei miei occhi.

Alive - Prova a sopravvivereWhere stories live. Discover now