Capitolo 44

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Vi lascio al capitolo con questo consiglio: non fidatevi delle apparenze...

Buona lettura,

- Marina

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KAYLA

«Datemi solo un antidolorifico e starò bene.»

«Mi dispiace» sussurro, ancora in preda allo shock della pessima notizia, mentre gli passo un'intera pastiglia di antidolorifico e dell'acqua; si merita almeno di non soffrire.

«Dobbiamo continuare a muoverci.» Elyse dà una pacca sulla spalla a Leon, prima di salire sul suo cavallo. «Forza, andiamo.»

«Stai davanti» dico a Leon, dopo aver guardato il suo giovane viso per istanti interminabili. Metto il piede nella staffa, dandomi lo slancio per salire dietro di lui, mentre Calum sale dietro ad Elyse.

Dopo averci detto di essere stato morso, Elyse, Calum ed io abbiamo dibattuto a lungo so cosa avremmo potuto fare per salvarlo. La risposta è stata semplice: nulla. Di tagliare la gamba non se ne parlava: sarebbe morto dissanguato o, nel breve tempo in cui sarebbe rimasto vivo, avrebbe preso una brutta infezione. Eravamo troppo lontani dal campo per tentare qualsiasi cosa. Non c'era via d'uscita per lui. Gli abbiamo almeno disinfettato la ferita. Gesto inutile, fatto solo per farci sentire meglio. Ed ecco un'altra morte che si aggiungerà presto alla lista di persone morte per causa mia. Quanto è ironica la vita.

«Aspettate,» dice proprio Leon con voce rauca, schiarendosi la gola subito dopo, «so dove siamo.»

«Sei sicuro? Sei sotto shock, Leon, forse ti stai confondendo-»

«Non posso dimenticare il posto dove sono cresciuto» ribatte senza indugi, guardandosi attorno con aria malinconica. «Cavolo, questo posto fa schifo!» Ridacchiamo alle sue parole, anche se più per compassione che per altro.

«Facci strada, allora» gli intima Calum, rivolgendogli un sorriso carico di rimpianto, anche se ben celato. Ho imparato a osservarlo bene, ormai.

«Non manca molto a Lancaster, una decina di minuti, credo.»

Continuiamo il percorso verso la città in silenzio, l'atmosfera aggravata dal pensiero di due perdite: quella di Wayne e quella di Leon, che ha deciso di usare in modo più che utile le sue ultime ore di vita prima di trasformarsi in qualcosa che gli assomiglierà solo per l'aspetto fisico, ma che non sarà più lui. Sta sopportando bene il dolore e ancora meglio l'idea della sua morte.

Ci impieghiamo più del previsto ad arrivare, ma poi vediamo finalmente un grande cartello verde decadente ricoperto di sporcizia con indicato il nome di Lancaster. Il paesaggio muta visibilmente e nettamente: da grandi prati a piccole abitazioni ed infine ai palazzi nascosti dal verde della città, con i rami degli alberi, che sembrano ossa di cadaveri, che abbracciano le costruzioni di cemento e metallo.

Passiamo davanti a negozi di parrucchieri, estetisti, vestiti di ogni nome e genere, oltre che a tantissimi ristorantini di ogni etnia con le finestre rotte, gli arredamenti rovesciati a terra o impolverati e rovinati, le insegne decadenti con i fili dell'elettricità che spuntano da ogni dove. Accompagnati dal solo rumore degli zoccoli dei cavalli e dai leggeri mugolii di Leon ad ogni sussulto dell'animale, arriviamo nel vecchio centro della città: le diverse corsie del traffico sono impegnate da semafori caduti, rottami di ogni genere, lampioni, cartelli stradali, poster pubblicitari consumati dall'acqua, tombini saltati e... cadaveri. Alcuni, carbonizzati sull'asfalto stesso, hanno creato un'aureola di fuliggine attorno ai loro corpi; altri sono in strada da così tanto tempo che ne è rimasto solo lo scheletro e rimasugli di stoffa dei vestiti che portavano.

Alive - Prova a sopravvivereWhere stories live. Discover now