Capitolo 4

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Voglio andarmene al più presto, ma prima devo pensare a quale parte della città esplorare, così vado diretta verso le tribune e prendo posto.

Potrei tornare al supermercato e cercare un modo per barricare le entrate: in questo modo avrei un posto sicuro in cui dormire, provviste a volontà e un sacco di spazio.

Non è una brutta idea.

Ho solo bisogno di controllare il posto un'altra volta e fare in modo che non ci siano zombie.

E se non fosse possibile chiudere le porte, potrei cercare di ripulire una casa nelle vicinanze, così che quando ne ho bisogno posso andare a prendere le provviste.

C'è anche da considerare il fatto che Calum sa che il posto è pieno di provviste di qualsiasi tipo, quindi potrebbe tornare.

E ci potrebbero essere altri sopravvissuti che mi ucciderebbero senza problemi davanti a tutta quella roba.

Voglio davvero correre questo rischio?

Quali altre possibilità ho?

«Ehi.»

Mi sono persa nei miei piani così tanto che non mi sono nemmeno accorta che Wayne si è seduto al mio fianco.

Lo guardo con un sopracciglio alzato; sono curiosa di sapere cosa deve dirmi.

Si passa una mano tra i capelli dorati e li tira indietro, togliendoseli dal viso.

«Alcune volte Calum può essere un po' scontroso...»

Sposto lo sguardo davanti a me e scuoto la testa, ridendo.

«Se sei venuto qui per parlarmi di lui o per parlarmi di ciò che è successo là fuori, stai sprecando tempo.» lo interrompo subito.

Non ho voglia di sorbirmi delle cose inventate al momento.

Piego le ginocchia davanti a me e spingo sul pavimento con i talloni.

«È successo qualcosa fuori? Calum ha detto che...» esclama sorpreso, ma lo interrompo di nuovo.

«Stava per essere morso»

«Lo hai salvato tu?»

Annuisco e comincio a giocare con la stoffa dei pantaloni.

«Beh... Grazie. Non eri obbligata a farlo.»

«No, infatti»

Non mi interessa molto la sua gratitudine. L'ho fatto e basta, non voglio ringraziamenti, non pretendo niente in cambio.

«Senti... Te l'ho detto ieri, se vuoi rimanere qui, fai pure» mi dice, appoggiando una mano sul mio ginocchio destro.

Sposto la gamba e la sua mano scivola via. Non mi piace tutta questa confidenza e non mi piace essere toccata da persone che conosco a malapena.

«E quante persone sarebbero d'accordo?» gli chiedo sarcasticamente.

Nessuno lo sarebbe.

Lui, forse.

Ma penso che lo faccia solo perché gli ho salvato il culo, così come al suo amico.

«Ci potremmo lavorare su. Potremmo fare un'assemblea o qualcosa del genere e poi...»

«Senti, ho intenzione di lasciare questo posto tra un'ora.» constato, cercando di farlo smettere di parlare.

«Ne sei proprio sicura?»

«Certo.»

***

Esco dal bagno della palestra: finché sono qui voglio godermelo. Era da settimane che non vedevo un bagno del genere.

Alive - Prova a sopravvivereWhere stories live. Discover now