Capitolo 10

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Ho questa brutta abitudine di scappare sempre dalle situazioni più difficili, che non mi piacciono. Non so perché, ma è la cosa che mi viene più facile da fare; non succede sempre, ogni tanto decido di affrontarle, ma questo è esattamente una situazione dalla quale vorrei scappare.

Non riesco a smettere di torturarmi le mani e le unghie, qui, seduta sull'ultima gradinata della palestra mentre guardo le persone camminare, parlare tra di loro sotto di me: alcune mi lanciano degli sguardi di tanto in tanto per vedere se sono ancora lì, altri mi lanciano delle occhiatacce.

Non so perché, alla fine, abbia deciso di rimanere qui per davvero. Sapevo che sarebbe stato difficile, sapevo a cosa andavo in contro. Sapevo che dovevo farlo.

Quando venni presa da Jordan non mi sarei aspettata di uscirne viva, da un lato ne ero anche sollevata: avrei smesso di combattere da sola questa guerra invisibile ed invincibile tra me e i morti. Poi, però, mi vennero a salvare proprio dalla morte e, non so, qualcosa è scattato dentro me, quel qualcosa che ogni volta che ne ero vicina mi dava la forza di reagire, di dire: non oggi.

Credo di essere restata perché da sola non riuscivo ad andare avanti o comunque sapevo che non sarebbe durata a lungo e il solo pensiero di trasformarmi in uno di quei mostri mi disgustava. Non volevo e non voglio essere il motivo per cui le persone lì fuori debbano morire.

Faccio passare con lo sguardo ogni persona all'interno del mio raggio visivo: mi sono appena accorta che ci sono molti più sopravvissuti di quanti me ne immaginassi e mi rendo conto che ne conosco pochissimi.

«Kayla, posso parlarti un attimo?» È Mali che interrompe il mio flusso di pensieri.

«Sì, certo.»

«Come stai?»

Rimando un attimo spiazzata alla sua domanda, mi aspettavo qualcosa di diverso.

«Io... Sto bene, credo.»

«Okay, allora ti ripeto la domanda: come stai?»

«Non lo so, non ci ho pensato molto ultimamente.»

«Okay, è già qualcosa.»

«Cosa vuoi dire?»

«Ti stai aprendo con qualcuno.»

«Io non mi sto aprendo. Sto solo dicendo quello che penso.» ribatto confusa.

Alza gli occhi al cielo con un sorrisetto sulla faccia.

«Va bene. Comunque, volevo dirti che anche Calum sta provando a conoscerti, solo che non so chi sia peggio tra voi due, sinceramente» si lascia scappare una risatina.

La guardo male e mi sposto i ciuffi di capelli caduti sul mio viso.

«Oh, avanti, non guardarmi così. Prova almeno a dargli una possibilità. So che avete iniziato con il piede sbagliato, ma magari-»

«Io mi chiedo solo perché continuo a trovarmi davanti persone che parlano per Calum anche se non sono lui.» Incrocio le braccia al petto scocciata.

«Queste cose me le ha dette lui e io gli sto solo dando una mano. Sono sua sorella, lo conosco bene com'è fatto.»

Rimango in silenzio.

«Dimmi almeno che ci proverai» dice, quasi pregandomi.

Annuisco riluttante.

Devo trovare un modo per andare d'accordo con queste persone e magari questo può essere un primo passo.

Mi lascio scappare un sorriso e lei mi abbraccia contenta.

***

È ora di cena quando finalmente mi muovo dalle scalinate.

Alive - Prova a sopravvivereWhere stories live. Discover now