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Gale, infastidito, osservava Candy. Purtroppo l'amica aveva deciso di improvvisarsi stilista e critico di moda contemporaneamente e pareva avesse scelto lui come cavia. Varcata la soglia di casa si era teatralmente infilata le mani nei capelli e aveva iniziato a scuotere la testa dubbiosa. In quel preciso istante Gale aveva capito che lo avrebbe tormentato oltre ogni umana sopportazione e, come da sue previsioni più pessimiste, la ragazza aveva lasciato cadere la borsetta poi, come una furia, si era tuffata nel suo armadio passando in rassegna ogni abito e obbligandolo a sfilare con tutti i capi da lei scelti.

Dopo un'ora gli aveva fatto indossare la metà degli indumenti ritirati nel mobile, senza però trovare nulla che potesse piacerle; i pantaloni stonavano con le scarpe e quando riusciva a trovare un paio di pantaloni che andassero bene, allora stonavano con la camicia.

Gale la lasciò fare per circa sessanta minuti, ma quando sembrava aver finalmente trovato il giusto abbinamento tra scarpe, camicia e pantaloni, e Candy lo aveva guardato storto perché secondo lei l'insieme stonava con i boxer, allora decise che era venuto il momento di metterle un freno. «Non so di cosa ti sia fatta, ma non farne più uso, ti fa male! Sei completamente fuori di testa e mi stai facendo impazzire», sbuffò spazientito, ma Candy fece spallucce mostrando un sorriso innocente e falsamente dispiaciuto.

In effetti aveva superato il limite, e doveva ammettere con se stessa che il suo comportamento poteva farla apparire come una pazza, ma il suo scopo era di rendere Gale assolutamente perfetto. Doveva essere bellissimo per Randy, e fissandolo con occhioni da cerbiatta addolorata cercò di farsi perdonare. «Scusami tesoro, ma voglio che tu sia stupendo», affermò candidamente.

«No, tu vuoi farmi impazzire, ecco cosa vuoi!» sibilò Gale ormai allo stremo. «E, comunque, perché dovrei essere stupendo? Non mi sto preparando per un appuntamento galante. Dobbiamo solo raggiungere Randy al tuo locale. Inoltre ho fame e non mi frega un cazzo se le mie mutande non s'intonano con i pantaloni o con la camicia», sbottò fuori di sé. Candy aveva l'enorme pregio di tirargli su il morale ogni volta che si faceva sopraffare dal lato debole, ma aveva anche l'innata capacità di irritarlo al punto da desiderare di prenderla a calci in culo. «Credi possa bastare, oppure vuoi portarmi a casa tua e farmi indossare anche i tuoi abiti?»

Candy incassò la testa tra le spalle, esibendo un'espressione che la faceva sembrare un cagnolino bastonato e Gale, dispiaciuto per aver alzato la voce, la attirò tra le braccia e la strinse. Non riusciva mai a tenerle il broncio per più di dieci secondi e Candy lo sapeva bene. Le bastava atteggiarsi a povera vittima per farlo cedere e, mentre lui si sentiva in colpa per averla trattata male, lei stava già escogitando la mossa successiva che, sicuramente, lo avrebbe di nuovo fatto impazzire.

Posata la testa al suo torace Candy sorrise, consapevole che Gale sarebbe stato bellissimo anche indossando un sacco per l'immondizia e, comunque, gli abiti non erano importanti, anche perché il suo scopo non era fare in modo che Randy si interessasse al suo abbigliamento perfetto, piuttosto che glielo togliesse.

Un sorriso malizioso le tese le labbra. La sera stessa avrebbe iniziato la sua crociata pro "Gale bisessuale", per arrivare alla meta prestabilita ossia "Gale omosessuale", totalmente e irrimediabilmente innamorato di Cucciolo.

In quei giorni aveva avuto un'intuizione ed era certa di non sbagliare.

Le era bastato vederli recitare la scena al loft per capire che c'era alchimia. Non si trattava solo di bravura, c'era anche affinità, coinvolgimento, passione vera.

Randy lo aveva capito ed era cotto al punto giusto. A lei il compito di costringere anche Gale ad aprire gli occhi e ammettere che la sua vita da etero era finita.

Come Nasce Un AmoreWhere stories live. Discover now