Capitolo 13 | Tende bianche

607 33 0
                                    

Ero adagiata su un soffice letto coperto da candide lenzuola bianche. Ero sola nella luminosa stanza dipinta di bianco con affreschi raffiguranti piante e animali mai visti prima. Di fronte al grande letto su cui ero adagiata, c'erano due enormi finestre aperte, con tende biancastre che svolazzavano, a causa del vento. Non sapevo dove fossi, chi mai mi avrebbe portato lì, ricordavo solamente di aver dormito tanto, forse per giorni.

Mi alzai con calma dal letto, indossavo un vestito in puro lino color rosa pastello, lungo fino a terra, smanicato, avevo i capelli sciolti e scomposti. Uscii dalla stanza e mi accorsi che non era presente alcun tipo di mobile o oggetto se non il niveo letto.

Aprii piano la porta e mi ritrovai in un corridoio lunghissimo, senza finestre, buio, tetro e malinconico. Nessuna porta si affacciava su di esso, per un attimo esitai sul proseguire, avrei potuto ritornare nella stanza e aspettare che qualcuno venisse a cercarmi, ma non lo feci. La mia indiscrezione e curiosità mi portò ad esplorare quell'infinito corridoio. Camminai invano nel buio, non voltandomi mai alle spalle, sembravo essere da sola, ma ad un tratto un raschiare di spada mi fece aumentare il passo. Qualcuno mi stava inseguendo, incominciai a correre, fin quando non mi ritrovai di fronte una enorme porta con una strana incisione. Era in Valyriano, ma stranamente riuscivo a capirla. «Chi esce, entra» diceva la scritta nel legno. Cercai inutilmente di aprire la porta, spingendo il battente d'ottone e implorando qualcuno di aprirmi. I passi si facevano sempre più vicini, mi sentivo di soffocare. Spinsi la porta un'ultima volta, sfinita, ma con scarsi risultati.

Mi accovacciai su me stessa con le spalle rivolte all'enorme porta. La figura di un uomo si faceva sempre più vicina, mi rialzai. La porta presentava alcune imperfezioni nella levigatura e poggiandomi ad essa, una scheggia di legno taglio il mio dito indice. Una goccia di sangue cadde sulla maniglia in ottone dell'enorme porta e quest'ultima si aprì.

Finalmente entrai di corsa nella stanza, chiudendomi la porta alle spalle e mi sentii come immersa in un mare fatto di fuoco e fiamme, solo dopo mi resi conto di essere tornata nella stanza bianca accecante di prima.

La testa incominciò a girarmi, il cuore a battere all'impazzata e poi caddi a terra, senza sensi.

D'un tratto spalancai gli occhi respirando affannosamente e mi resi conto di essere al sicuro nella mia stanza. Di nuovo quel sogno, era la seconda volta che lo facevo. La prima volta accadde quando ero molto piccola, ma lo ricordo come se fosse ora. Avevo preso il vaiolo, tutti pensavano non ci fosse più speranza per me, tanto che caddi in coma per giorni e mi svegliai solo dopo aver fatto questo sogno così enigmatico. Fu un miracolo.

«Buongiorno dormiglione! Su forza la colazione è pronta!» Disse mia madre spalancando le finestre e svegliando Claire. A quel punto ricordai della sera prima. Rimasi con Robb tutto il tempo, fin quando tutti non se ne fossero andati. Poi mi accompagnò a casa, dandomi la buonanotte.

Claire con indosso la sua camicia da notte bianca e strofinandosi l'occhio con la mano mi chiese di poter venire con me al castello oggi e io naturalmente accettai, anche se avrei preferito restasse qui a casa. Bevvi un bicchiere di latte e mi preparai velocemente. In un batter d'occhio io e Claire eravamo a palazzo.

«Buongiorno Aline!»

«Buongiorno Arya!» Dissi alla ragazzina che tutta pimpante salterellava per i corridoi con aria sospetta.

«Arya?»

«Si?»

«Hai qualcosa da nascondere per caso?»

«Perché dovrei?»

«Beh ecco, non so...guarda c'è qualcosa che ti spunta da qui» Dissi avvicinandomi e scoprendo che sotto l'abito aveva nascosto una spada, una spada vera tra l'altro ben affilata, sottile e ben equilibrata. La presi e incominciai a maneggiarla. Claire si mise le mani davanti la bocca per lo stupore.

The sky looks usDonde viven las historias. Descúbrelo ahora