Remember

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CAPITOLO 7

Erick's Pov

Avevo proprio bisogno di un abbraccio ed Angel era sempre disposta a darmene uno, ma quello era diverso. Non trasmetteva emozioni, come i suoi occhi. Io non glielo feci notare, anche perché penso che si sia resa conto del mio disagio. Si, provavo disagio. Non ero abituato a essere aggrovigliato in altre braccia, mi sentivo scomodo. Angel fu proprio la prima che lo notò. Sapeva che non era facile, per me, prendere così tanta confidenza, anche con il mio ragazzo, ormai "Ex".

Ci conoscemmo quando andai per la prima volta in vacanza in Calabria, l'anno precedente. Abitava accanto alla casa che i miei genitori affittarono. La prima volta che gli parlai ero agitatissimo. Lui era una visione celestiale, ma sapevo che non faceva per me. Il nostro primo bacio fu il più bello che avessi mai ricevuto, era inaspettato. Inaspettato come il fatto che ricambiasse i miei sentimenti, inaspettato come il fatto che avrei voluto essere solamente "suo", inaspettato come il giorno in cui passammo la notte sulla spiaggia.

Fu un momento magico. Eravamo sdraiati a guardare il cielo stellato, sdraiati su un misero asciugamano. Il vento ed il mare infrangersi sulla costa, accompagnavano il nostro silenzio. Le stelle brillavano incessantemente ed io mi sentii così piccolo, come un granello di sabbia in mezzo al deserto. La mia mano sudava, voleva spostarsi e accarezzargli le guance morbide che a me piacevano tanto, ma mi limitai a chiuderla. Poi lui. Il suo sguardo che cercava il mio disperatamente e la sua mano che si intrecciava con la mia, lasciando perdere l'idea di chiudersi. Mi voltai verso di lui, incrociando i nostri i nostri sguardi.

«I tuoi occhi brillano, stai tremando» disse. Era la verità. L'agitazione cresceva, ma non ne capivo il motivo. Una piccola lacrima scese quando allargò le braccia e mi fece segno di accomodarmi sul suo petto. Non me lo feci ripetere due volte e mi sistemai tra quelle braccia. Ero a mio agio. Mi potevo sentire così suo, gli appartenevo. Potevo sentire il mio cuore ed il suo battere all'unisono. Eravamo fatti l'uno per l'altro, convinti che niente e nessuno avrebbe mai scalfito questo nostro amore, perché non ci importava se il mondo era contro di noi, se stavamo insieme. Ci fissammo a lungo negli occhi, aspettando che l'uno o l'altro iniziasse a parlare, ma non successe.

Sentivo freddo e tremavo. Lui mi guardò con aria protettiva, io con uno sguardo da cane bastonato. Strinse il più possibile le sue braccia attorno a me per crearmi calore. Ora stavo meglio. Notò il rossore delle guance, accentuate dal chiaro di Luna. Non volevo nient'altro, solo stare con lui in quel momento. Lo amavo e non poco.

«Ti amo» sussurrò pian piano, in modo che io solo avessi potuto sentirlo. «Ti amo» aveva ripetuto, spostando la sua mano sul mio cuore che batteva all'impazzata. «Ti amo» disse, questa volta, baciandomi le soffici labbra. Forse un ragazzino di 14 anni non avrebbe mai capito la differenza tra "affetto" e "amore", ma io la sapevo già ed aveva un nome, Alex, il suo. Quando ero con lui, il mio piccolo mondo si accendeva ed i miei occhi si sfumavano nei suoi. Mi decisi, volevo spingermi oltre solamente per lui. Sarebbe stata la mia prima volta, ma lui era la persona giusta. Mi appoggiai sulle sue labbra e sussurrai: «Ti amo anch'io». Era il mio tutto, il posto in cui mi nascondevo quando la realtà era troppo adulta per me. Ci sedemmo sul telo, che evitava che i nostri indumenti si riempissero di sabbia. Non staccammo le nostre labbra, neanche per respirare. Mi tolse la maglietta e, subito dopo, si tolse la sua. Appoggiai le mani sul suo petto, ormai, nudo mentre lui continuava a stuzzicarmi i capelli. Quel gesto, così innocente all'apparenza, mi tranquillizzò molto. Era il mio punto debole. Lui mi sbottonò il bottone dei pantaloni, calandoli. Mi irrigidii, avevo molta paura. Ripresi a tremare.

«Amore, se non sei ancora pronto, io sono disposto a fermarmi» disse con serenità, come se avesse capito il mio timore. Io, schiarendomi le idee, presi l'iniziativa per fargli capire che non avrei aspettato altro tempo. Gli sbottonai, a sua volta, il bottone dei jeans e glieli levai. Eravamo entrambi seminudi, eccitati all'idea di quello che sarebbe successo a momenti.

Dopo aver effettuato i preliminari, dopo vari gemiti e vari baci, facemmo combaciare i nostri bacini.

«Ti amo, dimmi se ti faccio male» mi sussurrò all'orecchio, mordendomi il lobo. Un dolore tremendo perforava dalla mia vita in giù. Ben presto, si trasformò in piacere. Eravamo un corpo solo, in quel momento così intimo. Il suo petto sudato, si poggiò sulla mia schiena che si inarcava ad ogni spinta.

Diede un ultimo colpo con il bacino, ansimando. Gemetti dal piacere. Si lasciò andare dentro di me.

Entrambi eravamo senza fiato, come se l'aria fosse qualcosa che solo gli Dei ne potessero usufruire. Si spostò da dietro di me e si sdraiò. Lo seguì e mi sdraiai anch'io su di lui, facendo scontrare le nostre fronti dolcemente. Il suo respiro affannato, finiva sul mio collo mentre io appoggiavo la testa sul suo petto. Passammo la notte così, abbracciati l'uno all'altro. Eravamo euforici, felici. Lui passava la sua mano tra i miei capelli, giocando con delle piccole ciocche pian piano per farmi addormentare.

La mattina seguente, ci saremmo svegliati presto e saremmo tornati a casa. Ero pronto a tornare con un sorriso stampato in viso.

~*~*~*~

A un anno di differenza, le cose erano cambiate totalmente. Lui era diventato uno stronzo. Dall'essere "la ragione della mia vita", era diventato "il mio peggior incubo". Come poteva essere passato tutto quell'amore che provavamo reciprocamente?! Mi sembrava troppo strano. Ero, persino, arrivato a pentirmi che lui fosse stata la mia prima volta. Ora, che forse si era pentito del suo gesto,mi pretendeva di nuovo. Non ne aveva il diritto. Non avrebbe dovuto lasciarmi solamente perché "gli era passato quel sentimento per me". Io la presi bene perché, in fondo, quell'amore non aveva più senso, aveva perso significato ora che la lontananza ci separava. Quella magia che ci univa, si era spezzata lanciando solo un dolce ricordo del tempo passato. Non avevo rimorsi, solo pensieri. Forse non avrei dovuto raccontargli di Jim, perché subito dopo mi fece una scenata di gelosia assurda e minacciò di ammazzarlo. Parole al vento perché sapevo che non l'avrebbe mai fatto, non era quel genere di essere umano, almeno credo. Dovetti riattaccare la telefonata e smettere di avere contatti con lui per sempre perché così sarebbe stato meglio per entrambi. Insieme ci saremmo fatti solo del male, Ma allora perché non ne ero felice?!

***********

Bene, questa è la fine del capitolo 7. Voglio utilizzare lo spazio autore prima per ringraziarvi infinitamente per aver seguito questa "storia" fino ad adesso (mi commuovete ragazzi, giuro!), poi per chiedervi se la scena della prima volta tra Erick e il suo ex era troppo "spinta". Please, commentate e ditemi se sono stato soft e potrei continuare a descriverle così le scene dove fanno l'amore, oppure se ci sono andato giù pesante facendolo sembrare un film **** e se dovrei smetterla con tutta questa perversione. Commentate numerosi! Grazie infinite xx

L'amore é uguale per tuttiKde žijí příběhy. Začni objevovat