17 Maggio - Giornata Contro L'Omofobia

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CAPITOLO 16

Erick's Pov

Era qui, qui per me. Gli importavo, me lo aveva dimostrato. Tutte le parole che precedentemente mi aveva buttato in faccia, le avevo completamente eliminate dalla mia mente. Il mio stato d'animo era come quello di un'incosciente. Mi sentivo bene, in forze, praticamente non me ne fregava nulla del resto del mondo, se lui continuava a tenermi stretto così. Il tempo sembrava scorrere attorno a noi, senza che ce ne accorgessimo veramente. Sentivo però vari vociferi ed occhiatacce in cagnesco. Molto probabilmente le notò anche Felipe, dato che si ritrasse dalla nostra morsa e si passò una mano sul collo, come imbarazzato. "Ma quello non è Felipe Stoyerman?", "Si, sembra proprio lui". Persone che probabilmente lo conoscevano, essendo molto popolare nella cittadina. La sua espressione mutò velocemente in una di terrore. Potevo capire cosa provasse, l'imbarazzo e la paura di uscire alla luce le avevo passate anch'io e sapevo cosa volesse dire. Gli presi la mano e, in tutta fretta, lo trascinai via da quel luogo.

«Grazie» mi disse solamente, una volta che fummo lontani da lì.

«Cosa hai intenzione di fare adesso?» chiesi, fissandolo intensamente negli occhi. Non erano più color smeraldo, ma di un verde spento. Lo presi come segno che avesse timore a dire le cose come stavano, a dichiararsi.

«Voglio... voglio dirlo ai miei» rispose, esitando un pò sul da farsi.

«Sono felice per te - affermai sorridendo, uno di quei sorrisi sinceri che riservavo solo per lui - vuoi che ci sia quando lo farai?» e lui annuì con la testa debolmente.

«Allora ci sarò - annunciai, con fare autoritario. Guardai l'orologio e vidi che ormai si era fatto veramente tardi, anche per prendere l'ultimo treno che mi avrebbe portato a casa - merda, ora come faccio?»

«A fare che?» domandò lui, ignaro di cosa mi stesse succedendo.

«A tornare a casa. Mio padre non può neanche venirmi a prendere» replicai, portando una mano sulla fronte.

«Ti fermi a dormire da me, semplice» enunciò, come se fosse la cosa più normale su questo pianeta. Lo guardai storto, giusto per fargli continuare la frase.

«Tranquillo, vieni solo per dormire. Giuro che non ti faccio niente di male» disse con un pizzico di malizia nelle sue parole, che io interpretai come qualcosa di assurdamente curioso. Decisi di accettare, avvisando i miei genitori dicendogli che mi sarei fermato da "un amico". Risi involontariamente, immaginando la loro reazione se solo avessero saputo che genere di "amico" fosse quello con il quale avrei passato tutta la notte.

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«Bene. Quello è il bagno, lì a sinistra c'è la mia stanza - disse facendomi l'occhiolino - di là abbiamo il soggiorno e successivamente la cucina. Come vedi, è un appartamentino molto modesto, ma è grazioso se lo sai apprezzare.»

«È molto carino» pronunciai con un sorriso stampato sul volto. Non appena entrai nel salone, che era anche la stanza più grande dell'appartamento, notai subito il Pianoforte che occupava un quarto dello spazio possibile.

«Quello è il mio Piano. Me lo regalò mio nonno da piccolo, insegnandomi le basi». Potei notare un piccolo accento di malinconia in quella frase. Vidi i suoi occhi luccicare, quasi umidi. Si sedette sul divano e io lo seguii a ruota. Non appena una lacrima scivolò via dai suoi occhi, io mi alzai e mi accomodai sulle sue gambe. Mi guardò in maniera strana, ma subito gli circondai il collo con le braccia, baciandolo. Ci staccammo quasi subito, rimanendo comunque in quella posizione.

«Sai, lui era l'unico che veramente mi capiva. I miei genitori sono sempre stati assenti: mio padre era sempre fuori città per lavoro, mia madre passava maggior parte della giornata in ufficio. Non gli importavo più di tanto, non gli interessava quello che mi succedeva. A loro bastava che io mi impegnassi a scuola. E lo feci veramente per molto tempo, finché non decisi di smettere di studiare per attirare la loro attenzione. Non funzionò più di tanto, se non per farmi rimproverare o farmi ripetere "quanto sono disubbidiente o inutile"» lo disse con tono ironico, però capii quanto potesse essere stato incompreso nel corso della sua giovane vita. Lo feci distendere, accoccolandomi sul suo petto.

L'amore é uguale per tuttiWhere stories live. Discover now