Attimi di Silenzio

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CAPITOLO 15

Erick's Pov

«Quindi cosa siamo?» chiesi.

«Non saprei...» rispose Felipe.

Attimi di silenzio sovrastarono sul forte rumore metallico che le nostre voci emettevano attraverso il cellulare. In fondo era comprensibile che non avessimo ben chiaro cosa ci stesse succedendo: ci baciavamo e l'attimo dopo eravamo perfetti sconosciuti. Sarei stato un illuso a pensare che si sarebbe rassegnato all'idea che gli piacessi, ma Felipe era complicato e l'avevo capito bene. Erano ormai due settimane che continuavamo a nasconderci in ogni luogo della scuola per passare un pò di tempo insieme. Lui non avrebbe mai rivelato ai suoi compagni nemmeno che fossimo amici, il che mi dava abbastanza fastidio dato che sembrava avere vergogna di me, ma non potevo reclamarlo dato che non mi apparteneva. Ogni secondo che passavamo insieme, lo utilizzavamo per conoscerci alla meglio, ma tutto stava prendendo una brutta piega ultimamente: ci dovevamo vedere il meno possibile perché iniziavano a sospettare di noi, Clarabel e Angel avevano espresso in maniera esplicita il loro odio verso i suoi confronti e non avrebbero permesso che mi si avvicinasse in qualsiasi modo, le liti con i suoi compagni non erano cessate definitivamente ed avevano iniziato a prendere di mira anche lui. Questa situazione era devastante per entrambi. Io volevo uscire allo scoperto, ma lui non ne sarebbe mai stato in grado. Avevamo armato solamente un gran casino: entrambi sapevamo dove questo ci avrebbe portati ma, testardi come eravamo, abbiamo continuato non solo a farci male, bensì a pensare che in qualche modo ce l'avremmo fatta. Io meritavo di meglio e ne avevo fin sopra i capelli di tutte le bugie che dovevo attuare ogni giorno, lui invece era perso nel suo mondo a tentare di fare chiarezza su ciò che gli accadesse intorno. Era comprensibile il bordello che gli si era creato in quella testa: penso che non sia facile essere stato attratto dalle ragazze per molto tempo, per poi scoprire di "provare" qualcosa per un ragazzo. Avevamo già trattato quest'argomento e ogni volta l'avevo rassicurato, ma forse lo facevo perché non volevo perdere l'opportunità di stare con lui.

«Pensi che sia tutto una grande cazzata?» interruppi quel silenzio che si era fatto abbastanza imbarazzante.

«Penso che siamo stati entrambi immaturi a comportarci così» rispose. Intendevo bene cosa volesse dire e non gli davo tutti i torti. Avevamo attuato in maniera irrazionale, senza pensarci su, lasciandoci trasportare dal momento e ignorando le responsabilità che portava l'essere "nascosti". Chi volevamo prendere in giro? Sarebbe finita così in ogni caso e io l'avrei dovuto capire prima che incominciasse questo show che avevamo creato, bruciandoci con il fuoco.

«Quindi è l-la fine?» chiesi timoroso. Nonostante mi facesse male, sapevamo che era la cosa giusta da fare. Non avremmo continuato a lungo a nasconderci, prima o poi ci saremmo stufati di quella situazione.

«Forse sarebbe meglio di-»

«T-Ti prego, non rispondermi adesso per telefono. Pensaci su e domani me lo dirai dinanzi ai miei occhi» non fece in tempo a controbattere che già avevo terminato la chiamata. In cuor mio, un briciolo di speranza c'era eccome e non voleva che tutto finisse.

Erano le quattro del mattino ed io ero disteso sul letto a fissare il soffitto. I troppi pensieri non mi permettevano di dormire e, anche se sapessi che mi sarei dovuto alzare presto la mattina, rimasi a rigirarmi nelle lenzuola. Il cuscino bagnato reduce dalle lacrime, i capelli scompigliati che ricadevano sul viso e gli occhi gonfi e arrossati lasciavano trasparire lo stato in cui ero caduto dopo quella telefonata. Non avevo fatto altro che lacrimare per tutto il tempo, affondando il viso per coprire i singhiozzi: non sopportavo l'idea che tutto finisse. Sapevo che era la cosa migliore per tutti, ma allo stesso tempo volevo che continuassimo, anche se avremmo dovuto nasconderci all'infinito. Poco importava delle persone che avevamo intorno, se stavamo insieme. Per una volta che avevo ottenuto ciò che più desideravo, mi ritrovavo a farlo scivolare via tra le mie dita. Molte volte mi era capitato di sentirmi solo senza di lui, ma poi il giorno dopo l'avrei rivisto e quel sensazione di solitudine sarebbe svanita e dimenticata. Senza di lui, mi ritrovavo a vagare nel nulla assieme ai miei mille problemi. In qualche modo avevo capito che per lui fossi importante, per questo cercavo sempre di essere un punto di riferimento per lui. Ma quando poi ero io ad aver bisogno di aiuto, aver bisogno di qualcuno che mi "salvasse"? Non esistevo, non gli mancavo, non mi cercava. Mi prendeva per mano e mi portava lontano, dove nessuno potesse vederci. Non che mi dispiacesse restare in un posto dove eravamo i veri Erick e Felipe, ma volevo poterlo baciare dove e quando desideravo, tenergli la mano ovunque, stringermi sul suo petto ogni qualvolta ne avessi voglia. Tutto ciò era impossibile sotto ogni punto di vista: lui non avrebbe mai fatto questo grande passo e io non lo avrei mai obbligato. Forse stavo pensando da davvero troppo tempo, tant'è che vidi tutto buio e ogni sorta di rumore si trasformò in puro silenzio. Rilassai ogni muscolo in tensione e mi abbandonai dolcemente tra le braccia di Morfeo, tralasciando ogni sorta di problema fuori dalla mente.

L'amore é uguale per tuttiWhere stories live. Discover now