Noi.

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CAPITOLO 24

Erick's Pov

«Allora?» domandai, picchiettando le dita sul mio braccio, nervoso, come nell'ultimo quarto d'ora.

«Mmh, vediamo...» rispose, scorrendo col dito sul foglio dove erano appena stati segnati i risultati dei test finali. Seguiva con gli occhi tutta la lista di nomi, fino ad arrivare al suo. Si avvicinò un po' di più, riducendo le palpebre a due fessure, poi si girò verso di me e chinò il capo, con un'espressione indecifrabile sul volto.

«Quindi?» chiesi, di nuovo, incitandolo a parlare.

«Io - ingoiai la saliva a fatica, mentre lui prendeva un grosso respiro prima di continuare. Le sue mani erano chiuse a pugno all'interno delle tasche, la testa era sempre china, mentre io mi sentivo già male. Temevo che non ci fosse riuscito, che avesse faticato per nulla. Ed io stesso sarei stato deluso di un'eventuale bocciatura, soprattuto perché ero stato al suo fianco giorno e notte per aiutarlo a studiare, ma sapere che non fosse servito a nulla era straziante. Alzò la testa e mi guardò, sorridendo ampiamente - ... Sono stato promosso!»

Gridai, saltandogli addosso per l'emozione. Lui mi accolse tra le sue braccia, sollevandomi da terra e stringendomi contro il suo petto. Avvolsi le mie braccia dietro il suo collo e lo baciai, in un atto spontaneo. Sentii il suo corpo irrigidirsi appena le mie labbra si appoggiarono sulle sue, ma poi si rilassò dischiudendole. Accarezzai la sua nuca, giocando con alcune piccole ciocche di capelli che ricadevano sulla parte rasata. Mi sorresse per tutta la durata del bacio, dopodiché mi riportò a terra senza fretta, stringendomi sempre di più a lui per non farmi cadere. Aprii gli occhi, incontrando i suoi a pochi centimetri di distanza dai miei. Luccicavano di una luce particolare, che li rendeva ancora più luminosi visti da vicino. Era perfetto con quel sorriso che mostrava i canini, con quelle labbra un po' arrossate e quelle guance imporporate dall'imbarazzo.

«Congratulazioni!» gli sorrisi, dal profondo del mio cuore. Ero felicissimo che ce l'avesse fatta, che aveva mantenuto la promessa, che aveva fatto tutto questo solo per me. Era una grande dimostrazione da parte sua, non avevo più dubbi sul fatto che tenesse davvero a me.

«Allora sono ufficialmente perdonato?» domandò, strisciandomi davanti fino ad annullare definitivamente la distanza tra i nostri corpi. Alzai il capo per fissare il suo viso, perdendo un battito quando si sporse in avanti per baciarmi ancora una volta. Le sue labbra s'intrecciavano armonicamente con lei mie, mentre le nostre lingue danzavano tra di loro. Il mondo esterno non esisteva più quando la sua bocca toccava la mia. E tutto questo era colpa sua. Di essere così bello, di avermi rubato il cuore, di non aver avuto la capacità di dimenticarlo: era colpa sua. Ed io, come uno sciocco, ero finito nella sua rete. Ma in quel momento, nessun errore sembrava paragonabile alla dolcissima sensazione che provavo all'interno del mio petto. Questo era amore.

«Lo prendo come un sì» annuii, sbuffando divertito. Persi qualche secondo per fissarlo ancora una volta poi, in un tacito accordo, ci incamminammo al di fuori della scuola, rimanendo ancora uno di fianco all'altro. Sorrisi inconsciamente quando la sua mano sfiorò la mia. Avevo notato come mi guardava di sottecchi, gesticolando con le dita per tenerle impegnate in qualcos'altro. Non nego di aver pensato svariate volte di fermarle prendendolo per mano, ma sapevo che non era pronto per tutto questo. Eravamo troppo esposti e già il fatto che ci stessimo fissando e sorridendo come due ebeti, reciprocamente, non aiutava affatto. Aveva bisogno di prendere tutto con calma, non accelerare i tempi. E a me andava bene così, se s'impegnava davvero così tanto per me.

Felipe's Pov

Non ci potevo ancora credere. Avevo passato l'anno, ce l'avevo fatta! E tutto questo sapevo per cosa fosse o meglio, chi: Erick.

L'amore é uguale per tuttiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora