Sempre a me!

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CAPITOLO 10

Erick's Pov

Quel giorno tornai a casa senza riuscire a parlarci. Se l'avessi visto il giorno dopo, non so come avrei reagito. Avevo vergogna e provavo una specie di soggezione quando stavo in sua presenza. Il suo sorriso poteva dissuadere qualsiasi persona su questo pianeta. Il suo tocco era delicato e leggero, come se avesse paura di far male a qualcuno. Il suo modo di sorridermi mi era sospetto, ma non volevo farmi strane idee. Se Jim gli avesse realmente parlato, allora Felipe quando mi fece cenno di avvicinarmi, doveva già sapere che mi piacesse. Il tutto mi risultava confuso e privo di senso. Le opzioni non erano molte... O voleva prendermi in giro, o provava lo stesso per me. Non poteva essere. Lui era il tipico Latin-Lover famoso tra le ragazze. Non sarebbe stato talmente stupido da infangare la sua fama all'interno della scuola. Per il troppo pensare, mi venne un forte mal di testa. Mi distesi sul letto, intento a fissare il soffitto. Pensai, pensai e pensai. La mia testa implorava pietà, ma era più forte di me. Era tutto bizzarro.

La mattina seguente lo vidi oltrepassare la soglia della porta all'entrata principale. Bello come sempre, capelli ordinati, vestito elegante, viso sveglio e pieno di energie: così si presentava Felipe. Diede una piccola attenzione verso la mia parte, sogghignando. Cosa aveva? Perché mi guardava così? D'un tratto, i suoi compagni si avvicinarono a me. Mi afferrarono da un lembo della camicia, strattonandomi verso lo sgabuzzino degli strumenti. Cosa volevano da me? Più volte inciampai lungo le scale, ma dovetti rialzarmi ogni volta dato che mi afferrarono i capelli, tirandoli. Soffrivo in silenzio, lanciando gridolini a denti stretti. Volevano farmela pagare per qualcosa che, apparentemente, non aveva fatto. Tra di noi non correva buon sangue, ma fino ad ora non si erano mai azzardati a sfiorarmi, neanche con un dito. Sentì una mano afferrarmi la spalla prepotentemente, facendomi male. Stringeva sempre di più e io non riuscì a trattenere qualche urlo soffocato dalle mie labbra. Arrivati allo sgabuzzino, mi spinsero dentro facendomi distendere per terra. L'unico sguardo che riuscivo realmente a intravedere era quello di Felipe. Era lui l'artefice di questo maltrattamento? Ora ne avevo la certezza che lui mi disprezzava. Voleva solo divertirsi ed io ero solo una sua vittima ingenua. Mi ero lasciato abbindolare da quello sguardo traditore, finendo nella sua trappola. Venni rinchiuso in quel gelido buco. Mi rannicchiai in un angolo aspettando che qualcuno venisse a salvarmi. Avvicinai le gambe al mio petto, circondandomi la testa con le braccia. Non piansi, bensì gridai. Un suono roco, lancinante e cupo venne sputato fuori dalla mia bocca. Afferrai i miei capelli con decisione, come per auto-flagellarmi.

«Così rischi di strapparteli...» disse una voce, riferendosi a me. Voltai la testa nella sua direzione, notando la porta aperta. Quel ragazzo mi venne incontro, abbracciandomi. Le braccia di Francisco si intrecciarono con le mie. Era un nuovo arrivato, ma eravamo già diventati buoni amici. Aveva qualche anno in più di me, ma era in classe con me essendo ripetente. Era alto, muscoloso e ricciolo, ma non provavo nessuna attrazione per lui, me lo ero promesso. Non avrei rovinato un'altra amicizia per un mio capriccio. Mi aiutò ad alzarmi e mi accompagnò in bagno a sciacquarmi il viso. Chinato sul lavandino, c'era l'ultima persona che avrei voluto vedere. Felipe mi guardava terrorizzato, aspettando una mia reazione. Non volevo litigare, così feci veloce e corsi in classe al sicuro da lui e dai suoi amici. Se il suo scopo era che lo odiassi, c'era riuscito. Avevo già avuto svariate delusioni da molti ragazzi, ma lui era quella peggiore. Non avrei mai osato immaginare che potesse arrivare a tanto. Avevo bisogno di dire ciò che provavo, ciò che mi passava per la mente. L'unico modo che conoscevo era scrivere una canzone. Ne avevo già composte alcune, aiutandomi con la mia amatissima chitarra, ma nessuna era abbastanza significativa per me. Iniziai a lasciare suonare qualche accordo al vento. Quella assurda melodia sembrava voler essere utilizzata a tutti i costi. Non rifiutai l'idea, anzi la accolsi pienamente. Pronunciai qualche frase accompagnandomi con lo strumento.

"Se fosse così facile dimenticarmi di te... Se fossi così importante per te, staresti qui con me." Quelle frasi mi fecero riflettere su quanto mi aveva illuso e che, ora che si era mostrato per quello che era, avevo bisogno di dimenticarlo.

"Ogni tuo silenzio è per me, ormai, un'abitudine" Quanti silenzi avevamo conservato entrambi? Anche troppi, ma ormai non avevano importanza. Iniziai a suonare il ritornello.

"Ma mi serve un po' di tempo per poter dimenticare, perché ogni mio respiro graffia il cuore." Era tutto vero. Facevo fatica a respirare quando pensavo a lui e, ogni volta che inspiravo, il mio povero cuore ne risentiva. Sarebbe finito in mille pezzi da un momento all'altro.

"Ogni lacrima che verserò, la dedicherò a te perché l'amore fa male, fa male... uououoh, l'amore fa male... uououoh, l'amore fa male, tu mi fai male." Lui mi stava consumando. Felipe mi consumava quel poco di senso della ragione che mi rimaneva. Smisi di suonare e cantare, quando mi sentii osservato. Corsi fuori dall'aula, sperando che nessuno avesse sentito la mia voce pronunciare quelle amare parole. Mi scontrai con qualcosa, o meglio con qualcuno. Alzai lo sguardo e vidi il mondo cadermi addosso. Quegli occhi erano la mia rovina. I nostri corpi erano vicini, anche troppo. In un altro momento mi sarebbe piaciuta quella vicinanza, ma ora mi sembrava scomoda e inappropriata. Indietreggiai, ma la sua mano afferrò saldamente il mio polso. Il suo sguardo era serio, ma potevo percepire che qualcosa lo turbava. I suoi smeraldi brillanti si stavano immergendo nei miei. Si avvicinò sempre di più, facendomi quasi dimenticare di quanto fossi arrabbiato con lui. Infatti, strattonai il mio braccio e mi liberai dalla sua morsa, ma controvoglia. Ci fissammo reciprocamente. Non capivo il perché, ma avevo voglia di scappare e allo stesso tempo rivivere quel contatto così... intimo, se si può definire così. Fissai le sue labbra attentamente. Sembravano così leggere da poterle sfiorare, ma non potevo. Non ora che erano arrivati i suoi "amici". «Fallo» fu l'unica cosa che riuscirono a dirgli. Si scambiarono sguardi d'intesa e Felipe sospirò rumorosamente. Prese il mio braccio di nuovo, ma questa volta con più forza. «Scusami» sussurrò lui, in modo che solo io potessi sentire. Il mio braccio venne piegato dietro la schiena, facendomi inginocchiare dal dolore. Cosa voleva fare? Strinse i miei capelli e, tirandoli, iniziò a scuotermi la testa. Sfinito, mi spintonò a terra facendomi sbattere la schiena sul pavimento duro. A stenti, mi rialzai e gli fissai minaccioso. La mia temperatura corporea saliva pian piano. Sentivo i miei occhi punzecchiare, ma non potevo piagnucolare davanti a loro. Gli spinsi via, spostandoli dalla direzione che mi si presentò davanti. Corsi più veloce che potei verso la rampa di scale, in cerca di un luogo dove nascondermi. Voltai un'ultima volta lo sguardo verso di lui e poi sparii completamente da quella stanza...

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SPAZIO ME.

Spero che il capitolo 10 vi sia piaciuto :)

Commentate e votate se vi va ;)

Grazie infinite xx

AVVERTENZE:

IL TESTO DELLA CANZONE CHE VIENE UTILIZZATA, È MIO E SOLAMENTE MIO. L'HO COMPOSTA IO PERSONALMENTE ED È UNA DELLE CANZONI PIÙ IMPORTANTI DELLA MIA VITA. HO TESTIMONI CHE LO POSSONO DIMOSTRARE. QUINDI NON AZZARDATEVI A USARLA PER QUALCHE VOSTRA STORIA, PERCHÈ SAREI IN GRADO DI MUTILARE O FERIRE GRAVEMENTE. RINGRAZIO LA VOSTRA GENTILE ATTENZIONE XX

L'amore é uguale per tuttiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora