You're Perfect To Me.

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CAPITOLO 27

Erick's Pov

«Dove sei?»

«Sto arrivando, non preoccuparti»

«Sbrigati, sto invecchiando a furia di aspettare qui!»

«Esagerato! Sono già arrivata

Riattaccai, precipitando giù dalla grande rampa di scale e affrettandomi ad aprire il portone del condominio. Clarabel era lì, davanti al suo nuovo motorino laccato in una tonalità di rosso acceso. Corsi verso di lei, spalancando le braccia per abbracciarla. Mi era mancata, in queste settimane che era stata via per le vacanze. Ci scambiavamo messaggi ogni giorno, alcuni seri, altri meno, ma restavamo in contatto per tutto il tempo. La strinsi forte a me, incastrando il capo tra l'incavo della sua spalla e il collo. Era più alta di me, due gambe lunghe da far paura e un fisico nettamente magro che si stava formando, com'era giusto alla sua età.

«Com'è andata?» chiesi, staccandomi leggermente per guardarla dritto negli occhi verdi.

«Sono stata bene, mi sono divertita molto assieme a mamma e ho preso tanto sole, si nota?» rispose, mostrandomi le sue braccia scurite dall'abbronzatura, rispetto al suo solito color rosa pallido. Annuì lentamente, sorridendo nel vederla tornare finalmente a casa.

«Tu con Felipe?» domandò, facendo un sorriso malizioso ed incrociando le braccia davanti al suo petto per scrutarmi meglio.

«Va tutto bene» risi, non potendo evitare di pensare a ciò che era successo la notte precedente.

«Pepe, che fai?» strillai, girandomi nel suo abbraccio.

«Potresti stare fermo per due secondi, almeno?» chiese, cingendomi i fianchi con le mani e solleticandomi il naso con la punta del suo. Arrossii inevitabilmente. Era bellissimo poter stare in questo modo con lui, in maniera così naturale e spontanea. Sollevai il capo, incrociando il suo sguardo. Sorrisi.

«No, non posso. Se qui non faccio io i piatti, non li fa nessuno. E sappiamo entrambi che questo posto rimarrebbe comunque un macello, anche se lo pulissi altre cento volte!» risposi, asciugandomi le mani bagnate sul grembiule. Sbuffò divertito.

«Sembri mia madre quando fai così!» scherzò, ricevendo una sberla sul petto. Risi, girando sul posto e tornando ad immergere le mani nel lavandino. Felipe non si mosse, rimase saldo dietro di me, appoggiando il mento sulla mia spalla.

«Io non ho ancora conosciuto tua madre» feci vago, evitando di fare sembrare la mia richiesta come se mi importasse qualcosa. La verità era che, si, m'importava abbastanza poter incontrare colei che lo aveva cresciuto per tutto questo tempo, ma sapevo anche del difficile rapporto che avevano i due. Felipe me ne aveva parlato, aveva pianto per lei, non la vedeva da molto. Non volevo farlo sentire obbligato a fare qualcosa che, a lui, non andava.

«Erick, io...»

«Tranquillo, non ti obbligo a fare niente. So quanto è difficile per te, non voglio costringerti»

«Non è per questo... Credimi, lo farei molto volentieri; ma...»

«Ma?»

«Ma lei non sa niente di questo» disse, indicando noi due.

«Intendi del fatto che stiamo insieme, che stai insieme ad un ragazzo?» chiesi, fissandolo negli occhi.

«Si, non voglio creare altri problemi. Non so come la prenderebbe, se bene o male. Siamo molto differenti io e lei, abbiamo sempre qualcosa per cui discutere e, come se non bastasse, il lavoro la rende più isterica del solito» rispose, tenendomi le mani.

L'amore é uguale per tuttiWhere stories live. Discover now