Tre

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Ho parcheggiato la smart in doppia fila sperando di entrare e uscire dalla posta in pochi minuti, e invece mi trovo una fila di almeno una cinquantina di anziani incazzati. Pare che il server dell'ufficio sia fuori uso e che non siano in grado di effettuare alcuna operazione: quindi neppure di pagare le pensioni.
Un signore un po' panciuto sta discutendo animatamente con l'addetto alla sicurezza. Si lamenta perché non ci sono posti a sedere; dice che con la sciatica e il bypass non può aspettare a lungo in piedi.
«Sono anziano, potrei morire oggi come domani» dice, e mentre pronuncia la parola MORIRE si volta e mi guarda dritto negli occhi. Non riesco a sostenere il suo sguardo, mi sento frugare nella coscienza. I miei occhi scorrono le vene rosso intenso che si ramificano sulle sue guance come tanti piccoli coralli.
«Non c'è più rispetto per gli anziani, questa è la verità» faccio io.
«Sante parole» mi risponde serrandosi le labbra e scuotendo la testa.
Continuo: «C'è tanto da imparare dalle persone diversamente giovani».
«Cosa?»
«Gli anziani. Preferisco chiamarli 'persone diversamente giovani' perché hanno lo sguardo incantato rivolto alla contemporaneità e il pensiero saldo al passato.»
«Bravo, ragazzo. Mi piaci!» mi risponde soddisfatto dalla spiegazione. "Da questo momento mi farò chiamare così: diversamente giovane.»

Il server di Poste Italiane riparte dopo mezz'ora abbondante. Io e il signor corallo-sulla-faccia aspettiamo il nostro turno chiacchierando di quanto fosse difficile negli anni Sessanta trovare una ragazza seria dopo la rivoluzione hippie a Piacenza. Credo che sia tutta una storia inventata, ma poco importa.
Vere, finte: le storie sono sempre interessanti.
Amo la silloge medievale proprio per questo. Nessuno si chiedeva nel medioevo se la storia di San Giorgio che uccise il drago fosse vera.
Tutti l'accettavano in quanto racconto, punto.
Via l'idea di autore, le storie appartenevano al mondo e non al singolo, e via la distinzione tra vero e falso.
Vedendo come va il mondo oggigiorno, tra fake news e violazioni di copyright, c'è da aspettarsi un meraviglioso medioevo digitale.
Senza sarcasmo, vorrei esserne testimone.

Arriva il mio turno. Saluto educatamente l'operatrice di sportello e consegno la delega. La signora non guarda neanche il foglio, digita qualcosa al computer e comincia a contare le banconote. La saluto e vado via.
All'uscita penso che quello sarà l'ultimo malloppo in tagli da cento euro che vedrò per un po'.
Continuo a pensarlo persino ora che sto girando la chiave di casa per entrare.
Con una prospettiva costruita quasi per scelta, e con un'atmosfera trascendentale tipica di un dipinto di Caravaggio, guardo il corpo di mia nonna riverso a terra in lontananza. In primo piano ho invece i soldi della pensione.
La luce taglia la scena da sinistra a destra con espressività quasi trascendentale.
Mia nonna mi sta parlando. Comunica con me in qualche modo.
Sono sicuro di cosa voglia dirmi: «Continua a prendere la pensione, Carlo. Continua a farlo».
In fondo non ci sarebbe niente di male se non comunicassi, o meglio, se omettessi la sua morte per qualche altro mese.
Insomma, esistono i falsi invalidi, perché non potrebbero esserci anche i falsi vivi?

Era un bravo vicino. Salutava sempreWhere stories live. Discover now