Sei

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Non è vero che la notte porta consiglio.

Chi lo dice fa parte di quel nutrito gruppo di gonzi che non hanno mai pensieri per la testa; di quelli che appena affondano il culo sul soffice materasso cominciano a ronfare con la bocca spalancata e le adenoidi che vibrano come il copertone squarciato di un'auto in corsa.

A loro la notte non porta consiglio, ma apnee notturne e insufficienza d'ossigeno.

Non fidatevi di chi vi dice che dormire aiuti a trovare una soluzione, perché non hanno mai avuto un vero problema e sono i tipi che alle prime avversità piangono al chiaro di luna, insonni, sperando che un qualche essere ultraterreno possa scendere dal cielo e risolvere i problemi con uno schiocco di dita.

Però ti dicono «ehi, la notte porta consiglio» e ti fanno l'occhiolino come contrappunto al loro essere boriosi . E si aspettano pure che ricambi con «grazie mille per il saggio (e davvero molto originale) suggerimento».

Non hanno mai avuto una nonna morta nel freezer e un vicino che ti respira sul collo.

Dormire diventa l'ultimo dei pensieri quando hai gli occhi dei vivi e dei morti che ti scrutano, ti penetrano la pelle fino a oltrepassare muscoli, ossa, cervello.
Mi sento schiacciato da millenni di convenzioni sociali, leggi, dogmi morali e religiosi che a cascata mi sono piovuti sulla testa sin da quando sono nato.

È da lì che arriva il senso di colpa e il timore di aver fatto qualcosa di sbagliato.

La chiamano educazione, ma è solo programmazione mentale di routine.
E comunque, siamo tutti costretti a conviverci.

Nascondo il cadavere di mia nonna per riscuotere la pensione ogni primo del mese: agli occhi della legge – e forse anche ai vostri – ormai sarei un criminale.
Va bene Vostro Onore, mi appello alla clemenza della Corte.

La carne e il pesce che erano nel freezer cominciano a scongelarsi. Devo fare qualcosa, ma il vicino fa ancora il picchetto davanti casa sua. Quel bastardo del signor Mario mi sta incollato più del polident sulle sue gengive.

È un giocatore di carte con un passato da scacchista, e adesso sta facendo la sua mossa.

Ormai è un gioco di nervi: chi cede per primo mangia l'alfiere. Ma io non cederò per primo: ho dalla mia parte una moka sul fuoco e le pillole di Multicentrum Select 50+, la droga multivitaminica di mia nonna.

Roba forte, insomma.

Potrei restare sveglio per due giorni di fila.

***

Accidenti! Non mi sono accorto di essermi appisolato davanti alla finestra. Grazie, Multicentrum!

Il caffè è completamente evaporato dalla moka, e adesso la casa puzza come uno stabilimento di torrefazione brasiliano.

Da quando questa casa è diventata una fabbrica degli odori? Prima i broccoli e adesso il caffè!

In compenso il signor Mario è andato a dormire: ho vinto io.

Afferro il sacco della spazzatura pieno di carne e pesce scongelati e vado in giardino. Ho recuperato una piccola pala che nonna usava per piantare le ortensie e i ciclamini.

Di questo passo ci metterò tutta la notte per scavare una buca profonda mezzo metro, ma almeno posso lavorare senza fare baccano. In effetti credo che potrei trasferire qui mia nonna nei prossimi giorni. Dovrei prendere le misure giuste per scavare una fossa dalle giuste dimensioni, organizzarmi con un carrello a ruote e qualche fune.

Sì, potrei farcela.

Mi scrollo via la terra dalle mani battendole come in un applauso che faccio a me stesso. Mi ripeto che sto procedendo bene (anzi benissimo) e che alla prossima pensione mancano solo 29 giorni (quando si dice «vedere il bicchiere mezzo pieno»).

Preso da un singolare spirito d'intraprendenza e da un'ondata di energia positiva – il Multicentrum Select 50+ comincia a fare effetto – afferro il metro retrattile e vado in cantina.

Scendo due gradini alla volta come un euforico umpa-lumpa; tolgo le valigie e i trolley che avevo messo sul freezer per limitare la fuoriuscita di eventuali gas biologici. Apro lo sportello e sguaino il metro.

All'improvviso il mio entusiasmo si tramuta in panico. Il sangue comincia a pomparmi al cervello e il cuore salta un paio di corse (tante quante ne salterebbe un autobus durante uno sciopero).

Mia nonna non è più riversa a pancia in giù. Adesso è supina, ha gli occhi strabuzzati e la bocca spalancata in un grido di terrore; le mani rivolte verso di me, o almeno in direzione dello sportello di chiusura.

La sua posa inquietante mi fa capire solo una cosa, inspiegabile ma forse scientificamente plausibile: mia nonna era ancora viva quando l'ho trascinata giù per le scale; lo era anche quando ho provato a frantumarle le ossa.

Ma soprattutto, era ancora viva quando l'ho chiusa nel freezer.

Era un bravo vicino. Salutava sempreWhere stories live. Discover now