Quattordici

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C'è una famosa canzone piratesca che parla di quindici uomini sulla cassa del morto con una bottiglia di rum.
Pare che l'origine sia da cercare in una leggenda legata al pirata Barbanera, il quale decise di punire trenta uomini, colpevoli di ammutinamento, portandoli su di un'isola a forma di cassa da morto e lasciandoli senza cibo e acqua, ma solo con una bottiglia di rum a disposizione.
Pare che ne sopravvissero solo in quindici.
I peggiori.

A bordo della Calienta Pollas del marinaio Federico Schiappacasse ci sono invece cinque donne attempate dell'Est.
La bottiglia di rum è stata sostituita, in quest'occasione, da un vino Golfo del Tigullio Ciliegiolo, tenuto a temperatura ambiente per esaltare il sapore in abbinamento al Coniglio alla sanremese, cotto nel rispetto della ricetta originale, cioè saltato in padella con qualche gheriglio di noce.
La cassa del morto non c'è, ma potrebbe spuntare in qualsiasi momento vista l'età avanzata dei presenti.

Mario ha corso insieme a me per tutto il tragitto, e adesso il sudore gli cola giù dal doppio mento e dalla doppia nuca: quello strano ripiego di lardo tra testa e collo che crea un solco a formare delle chiappe orizzontali.
Il grasso della pancia gli oscilla a destra e sinistra come un leone marino impaziente di rientrare in acqua, e le tettine roteano così velocemente da ricordare una ballerina di burlesque intenta a intrattenere il pubblico con due copri capezzoli di velluto.
Di tanto in tanto si stiracchia e mostra la pancia flaccida, che da sotto la maglietta casca sulla cintura dei pantaloni fino a coprirla del tutto.

«Anna non c'è. Entriamo lo stesso?» mi chiede, mentre cerca di asciugarsi il sudore dalla fronte con un fazzoletto di stoffa piegato a quadrato.
«Sì» dico io.

Non sono qui per cercare mia nonna: so già dov'è. Voglio solo cercare di capire chi fosse in realtà.

Mi sporgo leggermente verso la passerella della barca reggendomi al corrimano. Come si fa a non perdere l'equilibrio? Io per poco non cado giù ad ogni passo!

«Signor Federico! Buonasera, vorrei farle qualche domanda!» strillo.
Si gira, mi guarda sorridendo con in mano un bicchiere pieno di vino fino all'orlo. Il sorriso si trasforma in un'espressione più difficile da decifrare quando si accorge della presenza di Mario sul pontile, poi torna a sghignazzare a forza dicendo: «Che bella sorpresa! Entrate pure, e fate attenzione al parquet».

Togliamo le scarpe mentre siamo ancora sulla passerella, e mi è sembrato tutto meno difficile finché non ci ha messo i piedi anche Mario, con la sua proverbiale delicatezza da elefante e l'equilibrio da cavallo ubriaco.
Continua a sbuffare dalle narici: è visibilmente nervoso.

«Mario, amico mio! Cosa ti porta fin qui, sulla mia nave dell'amore libero?» dice il marinaio Federico.
«La voglia di prenderti a pugni, figlio di puttana! Dov'è Anna?»

Spero solo di non trovarmi in un'altra scena di violenza tra pensionati. Non potrei sopravvivere anche stavolta.

«Anna? Non ci vediamo da tanto tempo! Su, rinfodera le lame e saltate a bordo! Scommetto che tu» – dice a me –, «sì, sì, sono sicuro. Tu sei Carlo. Ho sempre sentito parlar bene di te. Come procede con la compravendita delle sillogi medievali cilentane...»
«Salentine», correggo.
«...Salentine. Di sicuro riesci a spillare un sacco di soldi a quei vecchi filologi con la erre moscia e la puzza sotto il naso.»
«In realtà al momento il mercato è stagnante.»
«Il mercato è stagnante! Evviva, ma chi se ne importa. Sedetevi qui e dimenticate i dispiaceri in compagnia di cinque belle donne provenienti dalla terra lontana della Polonia. Vediamo se ricordo i loro nomi: Elzibieta, Juliana, Klara, Zofia e infine Katarzyna. Come ci si può dimenticare di Katarzyna. Prepara un kapusniak eccezionale!»

Katarzyna non pare capire, ma annuisce e ci risponde: «Kapusnkiak i Obciagane».

«Puoi dirlo forte, vecchia sporcacciona. Sono i miei preferiti» replica il signor Federico mentre le fa l'occhiolino. «Ho cucinato un coniglio che è uno spettacolo. Pensavo di farmele tutte e cinque, le signore, ma ora che siete arrivati possiamo dividerci i compiti. Che ne pensi, ragazzo? Non preoccuparti, non parlano italiano. Le porto a spasso, le faccio divertire, mangiare e bere gratis. Be', quasi gratis: chiedo solo qualche obciagane

Katarzyna sottolinea di nuovo: «Kapusnkiak i Obciagane».

«Giretto? Prendiamo il largo, dai!» continua lui, poi lo vediamo andare verso il pontile, mollare i cavi e accendere il motore della nave con un'energia spaventosa nonostante l'età.

«Non serve, scendiamo tra poco. Devi solo dirci dov'è Anna» risponde Mario.
«Facciamo un giretto al largo, sbrigo una commissione e torniamo tra poco. Non fare il solito rompicoglioni.»

Devo ammettere che la barca non è niente male, e anche lui è un tipo singolare. È carismatico, affascinante; forse un po' volgare, ma che diamine, è un marinaio! C'è da aspettarselo. Le signore polacche poi... Sono molto sexy, tanto che quasi quasi un pensierino lo farei volentieri.

«Sapete, amici miei, la mia vita è cambiata di netto dopo aver cominciato a prendere un piccolo aiutino» ci dice, mentre libera il tavolo da posate e molliche di pane. Apre una bustina con della polvere bianca al suo interno, si aiuta con un cucchiaino di plastica e ne rovescia una piccola parte sulla superficie.
«Non ci crederete mai, però con questa roba faccio affari da capogiro!» continua, mentre si prepara una riga di quella polvere usando una carta Postepay.
«Con il traffico di cocaina» rispondo.
«No» mi corregge il signor Mario, «con il sildenafil citrato purissimo».
«O più comunemente chiamato Viagra in polvere. Rifornisco tutta la costa, da Savona a Rapallo» continua il marinaio Federico, e con una banconota da venti euro tira su col naso; poi la srotola e mi fa: «Tieni, comprati un gelato».
«La ringrazio, come se avessi accettato.»
«Ora andiamo a scaricare la roba al porto di Recco e torniamo. Nel frattempo chiacchieriamo un po', vero Mario? Oh, guarda che occhi spiritati. Vai ancora in giro con il coltellino dell'esercito tedesco?»
«Riportaci indietro» ribatte Mario. «Non abbiamo tempo per queste buffonate.»
«Andiamo, signor Mario» gli sussurro. «Abbiamo viaggiato tanto, rischiato la vita con quel beccamorto e adesso possiamo riposarci. Mangiamo qualcosa, intratteniamoci con queste graziosissime signore e poi torniamo a casa con qualche risposta in più.»
«Dimmi la verità: a te non importa di sapere dove sia tua nonna. Te lo leggo negli occhi.»

Vorrei dirgli: «Certo che non m'importa, ormai è andata in cielo con gli angeli gerontici e i santi veterani a pippare viagra in polvere!». Vorrei strillarglielo, ma resto zitto.

«Il ragazzo è più ragionevole e meno ingessato di te. Toh» dice il marinaio Federico porgendoci un piatto a testa di coniglio alla sanremese. «Mangiate e ditemi che ve ne pare!»

Comincio a mangiare e sono sempre più convinto che non troveremo alcun indizio che possa aiutarci a capire qualcosa di più su mia nonna. Ne sono più che certo. Eppure ho come l'impressione che mi stia sfuggendo qualcosa, come se avessi un indizio che non riesco a vedere proprio perché è sotto il mio naso.

«E comunque il coniglio alla sanremese è davvero fenomenale, bisogna prenderne atto. Saltato in padella al punto giusto e con la quantità perfetta di noci, tra l'altro, di altissima qualità e pulite alla perfezione.»
Sono sincero, sembrano buone quanto le noci della signora Ginevra.

Resto un attimo in silenzio mentre guardo il piatto. Con la forchetta cerco di far riemergere i vari gherigli provando a metterli tutti insieme.

Osservo Mario mentre divora il piatto, quasi ad occhi chiusi. Mangia felice come un maiale mentre in me il terrore prende il sopravvento, perché quelle noci non sono come quelle della signora Ginevra.

Sono esattamente quelle della signora Ginevra.

Era un bravo vicino. Salutava sempreWhere stories live. Discover now