Diciannove

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Il signor Mario ha un sorriso incastonato nella sua faccia rugosa. È il sorriso di chi riscopre la libertà dopo anni di prigionia. Noto delle fossette tra le guance che lasciano intravedere il giovanotto che fu un tempo.
Scanzonato, forse un po' guascone. Me lo immagino così nelle sue scorribande da ventenne alla ricerca di esperienze forti, pronto ad addentare il mondo intero e strapparne la sua vitalità a morsi.
Fare tutto o niente, senza mezze misure.

Quando si diventa anziani invece tutto diventa una misura posta nel mezzo, un compromesso tra quel tutto o niente della gioventù. 

L'età regala equilibrio, compromesso e mezze misure. Così i pasti vengono sminuzzati per essere più digeribili, l'acqua diventa tiepida e il pensiero moderato; si prediligono le giornate miti, i passatempi divertenti ma poco faticosi. Si spera che persino la morte, quando giungerà il momento, possa presentare un conto nella media, un po' come quei ristoranti segnalati da due simbolini su TripAdvisor:

«€€ – Una morte dignitosa e accogliente. Vivamente consigliato.»

No, con questa avventura il signor Mario non è più il moderato anziano che conoscevo. Ha addentato nuovamente la bistecca polposa e al sangue della vita da cui era stato lentamente estromesso per colpa della vecchiaia.

Cosa posso dire invece di me stesso? Mi sento come Carlo Verdone in macchina con Alberto Sordi nel film In viaggio con papà. Vicino a Mario mi sento immensamente goffo, stupido e anche un po' coglione.
So che dovrei imparare qualcosa da lui ma sono chiuso nelle mie convinzioni, nella zona di confort che ho creato intorno a me. Mi è bastato uscire un attimo dalla mia routine per inanellare una serie di scelte tremendamente sbagliate.

«Qui era tutta campagna» dice Mario indicando un punto imprecisato alla mia destra.
Distoglie lo sguardo dalla guida solo un attimo, giusto per assicurarsi che io stia fissando il luogo esatto.
Un cartello stradale segna poco meno di venti chilometri per Milano.
«Lì, dove ci sono quei capannoni, prima c'era un fienile. Ci venivo con Betty, gran bella figliola. Voleva restare vergine fino al matrimonio e io ne ero follemente innamorato, solo che non avevo intenzione di sposarmi. Così un giorno le ho presentato Gigi, un mio amico molto ricco ma altrettanto stupido. Lui voleva appendere il cappello al chiodo e lei voleva perdere la verginità nel rispetto delle tradizioni dell'epoca. Alla fine si sono sposati anche se non si amavano affatto. Qualche mese dopo io e Betty ci siamo incontrati di nascosto e siamo scappati via insieme nascondendoci proprio in quel fienile. Abbiamo fatto l'amore per tutta la notte...»

Poi, di colpo, comincia a piangere. 

Lo fa a dirotto, come un ragazzino quindicenne alla prima delusione d'amore. Così comincio a sentirmi l'individuo più disgustoso del pianeta, forse persino dell'intero cosmo, per aver coinvolto il signor Mario in quel che – in fondo – è solo un bluff per nascondere le mie nefandezze.

Continua: «Dicono che l'amore adolescenziale sia un sentimento che sfiorisce in fretta. Posso solo dirti che penso a lei ogni santa notte, aspettando che la morte venga a prendermi e portarmi dall'unica donna che io abbia mai amato...»

Il maledetto senso di colpa torna a farsi sentire. Penso che sia giusto confessare tutto e chiedere scusa per aver giocato con la sua onestà e i suoi sentimenti. Delle conseguenze non m'importa più nulla.

«...Sotto le coperte cerco persino di raggiungerla col pensiero, ma non ci riesco. E puntualmente mi addormento con l'uccello in mano.»

«L'importante è provarci», faccio io. Così rimetto la mia confessione nel cassetto e continuo a fissare la strada. Continuo a fissarla in silenzio fino all'arrivo in città, con il sole ormai pigro lungo l'orizzonte e con le ombre lunghe degli hotel adagiate lungo i grandi cartelloni pubblicitari dei palazzi. 

Fisso la strada fino al nostro tranquillo quartiere residenziale, finché non noto qualcosa di insolito proprio vicino alle nostre rispettive case.

Delle luci bluastre oscillano senza colpirci direttamente. Non riesco a distinguerle fino a quando non siamo quasi a un centinaio di metri da casa.

La moglie del signor Mario ci sbarra la strada con la sua sedia a rotelle e uno scatto da medaglia d'oro alle paralimpiadi. Ci guarda, e con quella bocca a culo di gallina che si ritrova pronuncia distintamente tre lettere: P, I, A.

Come in un quiz a premi, compro due vocali e due consonanti.

POLIZIA.

Hanno scoperto il cadavere di mia nonna.

Era un bravo vicino. Salutava sempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora