Quattro

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Cos'è il senso di colpa? È questo che continuo a chiedermi continuamente.
Guardo mia nonna stecchita e mi rendo conto che la maggior parte delle volte mi sono sentito in colpa proprio per causa sua.
Da adolescente uscivo con gli amici e tornavo a casa dopo neanche mezz'ora, preoccupato che potesse accaderle qualcosa in mia assenza.
In realtà è stata mia nonna a instillarmi il senso di colpa. Involontariamente, ma comunque l'ha fatto. Le persona di una certa età tendono spesso a parlare di fatalità, di morte improvvisa. Il «se Dio vuole» diventa un intercalare ad ogni frase. Ci si sente fragili come vetro soffiato nelle mani della vita.

Il senso di colpa che provo sta sparendo pian piano per far posto all'idea che solo nascondendo il suo corpo potrei vivere il resto dei miei giorni in maniera dignitosa. Se Dio lo vorrà.

Non credevo che mia nonna fosse così pesante, e non solo in riferimento al suo modo di prendere la vita, ma anche nel suo esserlo fisicamente: in quanto corpo fatto di carne e ossa.

Per trascinarla senza spezzarmi la schiena ho dovuto prendere due funi e metterle sotto le ascelle, e per ridurre l'attrito con il pavimento ho rovesciato dell'ottimo olio d'oliva pugliese a bassa acidità e ora è scivolosa come un'anguilla. Nonna l'aveva pagato un fottio quell'olio (ne aveva ordinato un contenitore alto due metri e largo uno, ancora colmo fino all'orlo), ma non credo che ci farà caso o si arrabbierà per averne sprecato mezzo litro sul suo corpo.

Potrei fingere di averle dato un'estrema – molto estrema – unzione.

Giusto perché lo sappiate, sto trasferendo la salma in cantina, per il semplice motivo che, mentre noi siamo qui a parlare di sensi di colpa, c'è il cadavere all'inizio del processo di decomposizione.

Non è ancora il momento, ma potrei passare da uno stato di calma serafica a uno di patetica disperazione se dovesse esploderle lo stomaco o cominciare a rilasciare lo sfintere e cagare quel che resta dei biscotti bucaneve della sua ultima colazione e delle lasagne pesto e besciamella dell'ultimo pranzo. È una fortuna che non sia arrivata alla cena a base di broccoli...

Tra tutti i modi di conservare un cadavere, l'unico che avrei a mia disposizione in casa è il congelamento. Il freezer a pozzetto in cantina sarebbe perfetto se non fosse per gli oltre 40 chilogrammi di carne e pesce surgelato stipato al suo interno. Dovrei buttare tutta quella roba da qualche parte senza destare sospetti. Ci sarebbe comunque un altro inconveniente: nonna è grassottella e non entrerebbe tutta intera nel frigo. Potrei segarle braccia e gambe, ma non saprei come fare. Io mi facevo spezzettare da lei persino le fettine di vitello nel piatto per quanto ero impedito a tagliarle.

Forse potrei disarticolarla con due/tre colpi di martello assestati bene alle giunture.

Sì, potrei farcela. La frollo per bene e ce la infilo dentro come un sacco di patate.

***

Che situazione di merda. Pensavo fosse più semplice, ma in casa ho trovato solo uno di quei piccoli martelli che si usano per mettere i chiodini alle pareti. Ho la schiena a pezzi e le mani intorpidite.

Sto facendo solo tanto (ma tanto) casino per niente, e le ossa non si rompono perché lo spesso strato di grasso che ricopre le articolazioni fa da cuscinetto. Ora tutto il corpo è pieno di chiazze livide da cui esce una strana gelatina appiccicosa.

Oh nonna nonna cara, ma che ti diceva la testa quando continuavi ad ingozzarti come un maiale al trogolo. Mi hai sempre detto che hai visto la guerra, patito la fame e sofferto la sete, ma poi ti sei rifatta alla grande durante gli anni del boom economico! Hai sempre detto «se Dio vuole, se Dio vuole» ma non hai pensato a una di queste fatalità: alla morte improvvisa e all'occultamento del tuo cadavere per continuare ad aiutare il tuo caro nipote.

Ora, se mi guardi da lassù, fatti venire un bel senso di colpa.

Era un bravo vicino. Salutava sempreWhere stories live. Discover now