Capitolo 8

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Il biondo guardò per qualche attimo il detective, che adesso aveva puntato nuovamente lo sguardo sulla strada, facendo ripartire la macchina e sospirò, mordendosi nervosamente il labbro inferiore. Non aveva scelta. Doveva rispondere.

"Le... le risparmio tutto quello che c'è dietro, anche perché non penso che le importi la storia della mia vita." mormorò, accennando un sorriso incerto. "Le dico solo che... avevo da poco compiuto diciotto anni e... avevo urgentemente bisogno di soldi. Ed ero abbastanza disperato da cercare lavoro ovunque." spiegò, stringendo con forza i pugni, tanto da far diventare le nocche bianche. Il solo ricordo di quei momenti lo infuriava. "Anche in un locale di quart'ordine pieno di gente ubriaca che non fa altro che bere, drogarsi e che non si fa scrupoli a cercare di approfittarsi di un ragazzino che non può difendersi." aggiunse, con tono sempre più basso, pieno di rabbia e amarezza.

Yoongi alzò un sopracciglio, sorpreso da quella rivelazione. Quando guardava il più piccolo, vedeva lo stereotipo di ragazzo modello. Intelligente, bello, voti alti a scuola e all'università, rispettoso... mai avrebbe pensato di sentire una cosa del genere uscire da quelle labbra, le stesse labbra che avevano, solo il giorno prima, vantato con orgoglio così tanta perfezione.

"E i tuoi genitori? Ti permettevano di andare in un posto del genere senza dirti niente?" chiese con leggerezza, come se non gli importasse, anche se, una piccola parte di lui, era curiosa. Incuriosita da quel ragazzino che, forse si stava rivelando non avere poi una vita così perfetta.

Un silenzio opprimente calò sui due. L'uomo si concesse una seconda occhiata verso il ragazzo, il quale aveva indurito la mascella in un'espressione gelida e aveva girato lo sguardo verso il finestrino, così da non incrociare lo sguardo del più grande.

"Ho toccato un tasto dolente?" disse, senza mostrare il minimo dispiacere, o rimorso nei confronti del più piccolo, che sembrava visibilmente turbato per la piega che aveva preso la conversazione.

"Adesso svolti qui." sussurrò il ragazzo, evitando di rispondere alla domanda di Yoongi, indicando una curva a sinistra. "Siamo arrivati." aggiunse, passandosi nervosamente una mano tra i capelli e uscendo dalla vettura non appena quest'ultima si fu fermata. Il detective scese subito dopo di lui, chiudendo lo sportello con un gesto secco e studiando a lungo il ragazzo.

Era evidente che la sua situazione familiare era un tabù per lui. Se solo Yoongi avesse saputo che per zittire quel ragazzino bastava chiedergli della sua famiglia, l'avrebbe fatto molto prima.

"Ripetimi cosa siamo venuti a cercare?" chiese il più grande, aggiustandosi la giacca in pelle color cuoio che aveva addosso.

"Cerchiamo testimonianze su Lee Dae-Hyun." rispose brevemente Jimin, mettendosi le mani nelle tasche dei jeans e addrizzando le spalle, così da tirare il petto in fuori. Non ci voleva molto per capire che stava cercando di darsi coraggio, troppo intimidito da quel luogo e dai ricordi che esso gli riportava alla mente. Yoongi sapeva che avrebbe dovuto dirgli qualcosa. Avrebbe dovuto incoraggiarlo, dargli forza. O magari, dirgli che se non se la sentiva, poteva aspettare fuori.

"Tira fuori le palle, ragazzino." disse invece, affiancandolo, restando fermo accanto a lui per qualche secondo, per poi entrare nel locale.

L'interno era squallido. Qua e là in giro per la stanza c'erano dei tavolini logori che sembravano reggersi in piedi per miracolo e l'ambiente era buio e soffocante. L'aria puzzava di sudore, alcool di scarsa qualità e di chiuso. Non era niente a che vedere con il bar di Seokjin che, nonostante fosse abbastanza piccolo e nella norma, sembrava un luogo di lusso in confronto a quel posto sporco e mediocre. L'uomo venne affiancato dopo un po' da Jimin, il quale si stringeva nell'enorme giacca di jeans che indossava, come a volersi nascondere il più possibile dagli sguardi delle poche persone intente a bere all'interno del locale.

Paroxysm || myg/pjmWhere stories live. Discover now