Capitolo 17

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"Spesso succedono cose brutte nelle nostre vite. Cose orribili. Ma non possiamo permettere loro di distruggerci. Altrimenti prendono il controllo su di noi. Fino a farci dimenticare chi siamo." disse Yoongi, tornando a guardare dritto davanti a sé, stringendo il volante della macchina con forza, tanto da avere le nocche bianche. "A volte anch'io vorrei poter raggiungere il mio parossismo." ammise, per poi scuotere la testa. "Ma per me è troppo tardi." aggiunse con voce talmente bassa che Jimin pensò che quelle parole non fossero dirette a lui, ma che semplicemente l'uomo se le fosse fatte sfuggire, nonostante fossero un pensiero che voleva tenersi per sé.

Il ragazzo sapeva a cosa si stava riferendo il detective, era una notizia che era finita su tutti i giornali e Yoongi ne aveva anche parlato in un suo libro. Anni prima, dopo aver incastrato e arrestato due membri parecchio importanti di un circolo malavitoso molto influente a Seoul, i suoi genitori erano stati trovati morti nella loro casa, probabilmente una vendetta a causa dell'arresto compiuto dall'uomo, che aveva portato molti danni alla gang. Inutile dire che Yoongi non l'aveva mai del tutto superata.

Una volta scesi dalla macchina, il detective lanciò una rapida occhiata a Jimin. Era pallido, sembrava sul punto di vomitare e, probabilmente, se avesse potuto, sarebbe corso via a chilometri di distanza. Eppure, rimase al fianco di Yoongi, camminando insieme a lui lungo il marciapiede di quella zona periferica del quartiere di Mapo-gu, diretti verso il nastro giallo della polizia che delimitava la zona del delitto.

"Min. Finalmente." esclamò il Capitano Kim, raggiungendo i due. "Perché ci avete messo tanto? È successo qualcosa?" chiese, osservando i due con espressione perplessa. Avevano entrambi un'aria stravolta. Yoongi era trasandato, forse più del solito, indossava gli stessi vestiti del giorno prima e, come se non bastasse, alla camicia mancavano alcuni bottoni. D'altro canto, Jimin sembrava stare per svenire e aveva un'espressione sofferente in viso.

"Niente di che. C'era traffico." mentì il detective, scrollando le spalle e mettendosi le mani in tasca. Jimin imitò quasi spontaneamente il gesto, girando il viso dall'altra parte, forse per evitare proprio lo sguardo di Namjoon che, in questo modo, notò un evidente segno rosso sul collo del ragazzo.

"Oh... capisco. Chi l'avrebbe mai detto..." pensò il Capitano, trattenendo a stento un sorrisetto, deciso a restare professionale. "D'accordo. Forza, venite." disse, facendo cenno ai due di seguirlo, iniziando a farsi largo tra la folla di poliziotti, agenti della scientifica e giornalisti. "Credo sia la vittima più giovane che ci sia stata fino ad adesso. Jeon Jungkook, ventuno anni." mormorò per poi scuotere la testa, con un'espressione sofferente stampata in viso. "Era solo un ragazzo..." sussurrò piano.

Jimin, che fino a quel momento aveva camminato insieme a Yoongi, nel sentire quelle parole si bloccò, abbassando lo sguardo e stringendo i pugni. Sì, Jungkook era solo un ragazzo... non meritava di morire. Non in quel modo. Non lui.

"Direi che può bastare." sibilò il detective, lanciando un'occhiataccia al suo superiore, per poi girarsi verso il ragazzo più piccolo. "Ragazzino. Ehi, ragazzino, guardami." mormorò piano, scuotendo lentamente una spalla di Jimin, il quale però non sembrava reagire.

"Che succede?" chiese Namjoon, affiancando anche lui Jimin, nel momento in cui si rese conto che qualcosa non andava.

"La vittima era un suo amico." rispose Yoongi al posto del ragazzo, continuando a scuoterlo leggermente, cercando di farlo svegliare dalla sua trance.

"E tu l'hai portato qui?!" quasi urlò il Capitano, guardando con espressione di rimprovero il detective, il quale alzò gli occhi al cielo, infastidito.

"Okay, ho sbagliato, ho capito. Non c'è bisogno di urlare." sbuffò, guardando con la coda dell'occhio Namjoon, per poi portare nuovamente la sua attenzione su Jimin. "Ragazzino. Ascoltami. Va tutto bene. Se non te la senti puoi tornare a casa." sussurrò piano, così che potesse sentire solo il ragazzo. "Non dicevo davvero prima. Non devi vederlo se non te la senti." lo rassicurò. Jimin alzò di poco la testa, rivelando gli occhi rossi e pieni di lacrime.

Paroxysm || myg/pjmWhere stories live. Discover now