Capitolo 22

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"Sai Jimin... eppure speravo che non saremmo arrivati a questo. Speravo che tu saresti stato abbastanza stupido da non arrivarci. O abbastanza intelligente da lasciar perdere." disse Taehyung, inclinando la testa di lato e lasciandosi sfuggire una lieve risata.

Jimin, dal canto suo, era impietrito. Come se il suo corpo e la sua mente si fossero spenti, incapaci di funzionare dal momento in cui Taehyung gli aveva puntato la pistola contro. Non capiva come potesse essere reale, non capiva come Taehyung, il suo amico Taehyung potesse essere la stessa persona che aveva una pistola puntata verso di lui. Non capiva il perché.

"Tae... io non... io non capisco... perché uccidere quella ragazza?" chiese Jimin, balbettando incerto. Sapeva che probabilmente avrebbe dovuto essere spaventato, dato che l'arma era puntata, a occhio e croce, dritta verso il suo petto, ma il ragazzo non riusciva a curarsene. Forse perché una parte di lui pensava, o meglio sperava, che Taehyung non gli avrebbe mai sparato. Dopotutto... lui era ancora il suo Taehyung... no?

"Quella ragazza? Dio, Jiminie..." mormorò Taehyung, lasciandosi sfuggire un'altra risata, in grado di far venire i brividi al moro. "Allora sei davvero più stupido di quanto credessi." commentò, abbassando la pistola. "Io ho ucciso quella ragazza. Io ho ucciso il barbone di Eunpyeong-gu. La cameriera di Gangnam. In poche parole... io sono la persona che tu e il detective Min cercate da mesi. Io sono il serial killer che ha terrorizzato Seoul." mormorò lentamente. Se possibile, la confusione di Jimin aumentò ancora di più, portandolo a fare un passo indietro.

Doveva essere uno scherzo. Uno scherzo di pessimo gusto. Come poteva Taehyung essere un assassino? Taehyung era un ragazzo dal cuore d'oro, non avrebbe fatto del male nemmeno a una mosca. Figurarsi a delle persone.

"Non... non puoi essere tu..." balbettò piano Jimin, guardando l'amico. "L'assassino... l'assassino è Kim Seokjin... il suo DNA... l'abbiamo arrestato..."

"Voi avete arrestato Kim Seokjin perché io volevo che lui venisse arrestato. È andato tutto secondo i miei piani, sin dal primo momento. E tu e il tuo caro detective, avete creduto a tutto, avete fatto esattamente quello che io volevo voi faceste, come due marionette nelle mie mani." disse Taehyung con noncuranza.

"Ma il testimone... lui ci ha descritto l'assassino... e la sua descrizione combaciava con Seokjin..." insistette il ragazzo, scuotendo lentamente la testa, come a voler allontanare con quel gesto la possibilità che le parole del castano fossero vere. "Perché il testimone avrebbe dovuto mentire?" chiese incerto.

"Sai, un drogato in astinenza farebbe di tutto per una dose. Persino andare alla polizia e fornire una finta testimonianza." rispose il ragazzo. "E devo ammettere che è stato parecchio bravo. Vi ha riferito tutto quello che gli ho detto, parola per parola. Ed è stato anche molto convincente." aggiunse. "Ma una volta fatto questo, era diventato inutile per me. Avrebbe potuto facilmente ricattarmi, per ricevere soldi, o altra droga. Mi sono reso conto che mi era stato molto utile, ma andava eliminato. A quel punto è stato facile. Non potevo ucciderlo con le mie mani, sarebbe stato evidente. Quindi mi è bastato mettere del veleno per topi nella sua droga." spiegò, ridendo ancora una volta. "Ammetto che avrei voluto assistere alla scena. Chissà se si è reso conto del fatto che si è portato alla morte con le sue stesse mani." commentò, ridendo ancora più forte.

Il moro sentì un senso di rabbia e nausea farsi largo nel suo stomaco e, come se il suo corpo si fosse risvegliato di colpo, la sua mano andò ad afferrare la pistola nascosta nella sua giacca, puntandola senza esitazione contro Taehyung. L'arma era pesante nella sua stretta, pesante sia da un punto di vista materiale che emotivo. Nonostante stesse conservando un'espressione neutrale, dentro di sé, Jimin sentiva il peso di quella situazione e, nella sua mente non faceva che ripetersi 'sto davvero puntando una pistola contro uno dei miei migliori amici'.

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