II : Dolceamaro

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Appena metto piede nella piccola ma graziosa cucina, il profumo del caffè sovrasta qualsiasi altra essenza. Osservo Eleonora versarlo in due tazzine di ceramica, canticchiando a bassa voce, lei prende la tazzina viola, poi mi passa quella arancione. «L'arancione ti rappresenta, sai?»

Prendo la tazzina dalle sue mani e mi concentro sul colore scuro del caffè, sul suo calore. «Davvero?»

El annuisce. «Già, è il colore associato alla fantasia e all'armonia interiore, ma in questo caso... anche all'estate e al divertimento» si porta una ciocca di capelli scuri dietro l'orecchio. «E si dice che sia ottimo per combattere anche la depressione.»

«Ho sempre sperato che qualcuno mi paragonasse a un antidepressivo.» Non riesco a non riderle in faccia, mentre lei storce il naso con fare offeso.

«Ehi, non lamentarti, bellezza» dice allargando le braccia. «Per un napoletano, l'allegria e l'estate sono tutto!»

«Si nota...» mormoro appena nascondendo subito la bocca dietro la tazzina. Il caffè è semplicemente buonissimo.

«Cosa potremmo fare?» chiedo a El, sedendomi sulla sedia accanto alla finestra. Anche questa affaccia sulla via, ma da qui riesco a vedere anche il lungomare, e le persone che passeggiano allegre.

«Non saprei. Io direi di goderci un po' di mare, che non fa mai male.» Risponde mentre sistema i capelli in una treccia spettinata, ma con un suo fascino. «E poi... mi dispiace spazzar via il tuo ottimismo, ma ti ricordo che abbiamo un sacco di lavoro da fare per l'università.»

Abbasso lo sguardo. «Già... come va il corso di psicologia?»

Lei alza le spalle e si morde la parte interna della guancia. «Bene, ma sono convinta di poter fare molto di più.»

Le sorrido cercando di rassicurarla. «Brava, mira ad maiora

El strabuzza gli occhi, e allontana immediatamente le mani dai capelli. Sembra abbia visto un fantasma. «Ehm...»

Sospiro, rassegnata. «Significa "a cose più grandi".»

«Aaaaaah!» alza le braccia al cielo. «Sì, lo sapevo, volevo solo sapere se eri preparata.»

Ridacchio. «Certo, certo.» Faccio per tornare in camera mia (dove i bagagli non sono ancora disfatti) quando El mi sfiora la spalla con le dita e chiama il mio nome.

«Uh?» Appena mi giro, la vedo di nuovo con le due tazzine di caffè in mano, e tende verso di me il braccio con cui regge la mia. «Io propongo un bel brindisi a base di caffè!»

«Ancora caffè?»

«Il caffè fa bene!»

Alzo gli occhi al cielo. El è fatta così: quando vuole fare qualcosa è impossibile da tenere a bada. «D'accordo.»

Facciamo scontrare le tazzine, e so già che il cristallino tin tin prodotto dal loro scontrarsi mi ritornerà sempre alla mente come un momento speciale.

«Prosit!» Esclamo prima di gustarmi la bevanda. Incredibile, per una volta El non ha dimenticato lo zucchero.

Lei mi squadra per un paio di secondi, poi alza un sopracciglio. «Un'altra delle tue "meravigliose" perle Made-in-Virgilio?»

«Non l'ha detta Virgilio questa!»

«Almeno dimmi che significa!»

Poggio la tazzina nel lavandino e la guardo fissa negli occhi. Hanno lo stesso colore del mare di notte, un blu scuro e spettacolare. «Che giovi!»

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