III : La nobile arte dell'improvvisazione

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Verso sera, dopo averla sentita russare nella sua stanza per quasi due ore, la mia coinquilina si decide a tornare in salotto e, una volta ripresa la concezione del tempo, si appoggia al davanzale della finestra e fissa il panorama. Dal divano vedo il vento che le agita appena i capelli spettinati, mentre si passa da una mano all'altra l'elastico azzurro oceano. «Hai qualche idea?»

La guardo incuriosita. «Che genere di idea?»

Lei si allontana di poco dalla finestra, quanto basta per guardarmi negli occhi. «Non vorrai davvero passare la prima serata fuori sede in casa a leggere!»

«Certo che no, non sono un'eremita.»

«Disse la stessa ragazza che un anno fa voleva annullare la sua festa di compleanno perché qualche giorno dopo aveva un esame.»

Ridacchio. «Okay, lo ammetto. Sono una secchiona.»

«Quindi?», El dà le spalle alla finestra e incrocia le braccia. «Che facciamo?»

Poso il libro che stavo leggendo e penso a qualcosa, fissando un punto imprecisato della stanza. Prima di partire avevo tanti progetti, ma adesso non me ne viene in mente nemmeno uno. Un segno del destino, forse? Molti dicono che il destino ci lancia dei segnali, e noi uomini dobbiamo essere in grado di coglierli al momento giusto, prima che vadano perduti. È una teoria in cui credo fermamente, e più di una volta ne ho parlato con mio padre. È un uomo molto in gamba, ed è bello intraprendere con lui una "discussione filosofica", come la chiama mio fratello.

Dopo un paio di minuti torno a guardare El, ancora nella stessa posa. «Io dico di improvvisare.»

Lei mi guarda in silenzio e con la bocca aperta, come se le avessi appena chiesto qualcosa in ostrogoto. «Improvvisare.»

«Esatto» sorrido e distendo le gambe sul divano.

«Tu vuoi improvvisare la serata» ripete con un tono a metà tra l'incertezza e il disgusto.

Alzo le spalle. «Qual è il problema?»

«L'improvvisazione mi fa pensare a qualcosa di incerto e che nella maggior parte dei casi finisce male.»

«L'improvvisazione, invece» mi alzo lentamente dal divano, posando con delicatezza le Metamorfosi di Ovidio sulla superficie bianca «è qualcosa che spesso e volentieri ti conduce verso cose che non ti saresti mai aspettata. Tutte le storie d'amore iniziano per caso, no?»

«Il caso è una cosa, l'improvvisazione è un'altra» mi dice gesticolando ad ogni parola che dice.

La guardo divertita e rido. «Mh, non so, secondo me vanno di pari passo...» vado verso di lei e mi sporgo leggermente dalla finestra. Finalmente sento il vento anche io, mentre mi sfiora delicatamente le guance. Il cielo si sta facendo scuro, ma all'orizzonte è ancora sulle tonalità del rosa: è davvero uno spettacolo stupendo.

Ed è proprio guardando quel tenue mix di colori, che un'idea mi balena nella mente. «El, perché non andiamo in spiaggia?»

«Come te la fai la tintarella se il sole è appena tramontato?»

Alzo gli occhi al cielo. «Non parlo di quella! Ascoltami, andiamo a passeggiare sulla spiaggia, così abbiamo anche modo di osservare meglio una parte di Catania.»

Lei mi guarda a lungo, e dal suo sguardo capisco che non è affatto convinta. «E poi? Dopo la passeggiata?»

Mi allontano dalla finestra, mentre con la mente sto già pensando a cosa potrei indossare. «Non so... potremmo mangiare qualcosa di semplice o prendere un dolce al bar quaggiù.»

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