V : Indelebile

80 20 108
                                    

«Lasciami, El! Mi stai martoriando il braccio!» esclamo mentre El continua imperterrita a trascinarmi per il braccio nel salotto. Alla fine molla la presa e io posso finalmente massaggiarmi il braccio segnato dalle sue dita.

La guardo a metà tra il confuso e lo stupore. «Mi spieghi che ti è preso?» Hai interrotto il mio sogno ad occhi aperti!

Lei si asciuga la fronte imperlata di sudore e con un gesto poco femminile si sistema la gonna. Poi si dirige verso il divano bianco che, in meno di una giornata, abbiamo già ricoperto di libri e riviste. «Senti, apprezzo la tua curiosità e la tua costante voglia di visitare posti nuovi... ma non ti pare esagerato fermarsi in mezzo alla strada quando sono in ritardo per Quattro matrimoni in Italia

«Oh, non parlarmi di matrimoni...» sospiro estasiata e mi precipito alla finestra della cucina. La speranza di poterlo vedere è più ardente delle fiamme di Vulcano.

Sento le voci della televisione dietro di me e quelle delle persone che continuano a passeggiare in strada. Scorgo le luci dei lampioni, tenui e calde come il sole di luglio, ma del misterioso e stupendo musicista non c'è traccia. Non può aver già smesso di suonare, giusto? Da quanto tempo era lì?

«Piuttosto» El si volta verso di me nello stesso istante in cui io mi allontano dalla finestra con un nodo alla gola. «Spiegami tu cosa c'era di tanto sorprendente da imbambolarti in mezzo alla strada.»

«Se te lo dicessi, non mi crederesti mai» fisso un punto non preciso e improvvisamente la figura del misterioso musicista compare accanto ad El, mente suona e si muove sul posto a ritmo. Oh, sarebbe bellissimo se fosse veramente qui.

«Diciamo che...» l'immagine svanisce appena El comincia a parlare «Dopo averti vista tradurre tutte le scritte latine della Cappella Sistina, non mi stupisco più di nulla.»

Ripenso alla nostra ultima passeggiata a Roma qualche mese prima e sorrido. Era davvero una splendida giornata, un sole che spaccava le pietre ed io non vedevo l'ora di passeggiare in Piazza di Spagna e lanciare una moneta nella Fontana di Trevi. La storia delle frasi latine l'ho raccontata anche a mio padre: era fiero quanto divertito.

Ma adesso nulla sembra minimamente paragonabile a quel giovane.

Non perdo altro tempo e inizio a parlare ad El di lui, di come impugnasse la chitarra, di come sorridesse ad ogni passante che lo premiava con una moneta. A quest'ultimo pensiero mi pento di non averlo fatto... tutta colpa di El!

Al termine del mio breve racconto, la mia coinquilina resta a guardarmi a bocca aperta. «... eh?»

«Oh, sei così spenta...»

«Eh, no, sei tu che sei troppo accesa!» Dal tono che ha usato credevo stesse per dire appicciata, ogni tanto le capita di ricorrere al suo dialetto

- e adoro quando succede. «Secondo quale legge astrale una persona guarda un'altra persona negli occhi e se ne innamora perdutamente?»

«Dimmelo tu, sei tu la futura psicologa, tra le due.»

«Io mi occuperò di pazienti con turbamenti dell'animo, non di casi umani.»

Mi siedo al minuscolo e rotondo tavolo della cucina senza distogliere lo sguardo dalla finestra. La musica sembra essersi dissolta con la stessa velocità con cui El mi ha afferrata per il braccio e trascinata per tre rampe di scale. «Quindi credi che io sia un caso umano?»

«Talvolta mi dai l'impressione di essere la regina dei casi umani» lo dice con un tono talmente sarcastico che ci ritroviamo entrambe a ridere.

E mentre El continua a guardare Quattro matrimoni in Italia stesa sul divano - ed esprimendo più di una volta il suo disgusto verso gli abiti delle spose - io resto seduta al tavolo con le mani intrecciate, immaginando che una delle due mani si trasformi nella sua. Cosa si prova a stringere la mano di un musicista? Le farfalle nello stomaco o improvvisamente nell'aria si diffonde una colonna sonora con tanto di tramonto come sfondo?

Mi perdo in pensieri simili fino a quando El non si alza dal divano e mi dice «Buonanotte, caso umano», per poi mandarmi un bacio e andarsene dritta a letto.

«Notte, El» riesco a dirle distrattamente prima di vedere la sua sagoma sparire dietro la parete. Non ho per niente sonno, se potessi tornerei in strada a passeggiare sulla sabbia, ma il solo pensiero a di restare chiusa fuori casa mi fa cambiare subito idea. Allora mi alzo dalla sedia e ritorno alla finestra, poggio i gomiti sul davanzale freddo e osservo il cielo: non ci sono molte stelle, ma poco sopra la mia testa una mezza luna spicca tra le leggere nubi della notte, e scommetto che il suo riflesso nell'acqua è ancora più incantevole.

Prendo fiato e chiudo gli occhi, lasciandomi avvolgere dal silenzio. Non importa quanto dovrò cercare, provare e riprovare. Ho bisogno di rivederlo.

Ho bisogno di sentire quel ragazzo suonare ancora una volta.

F͏i͏f͏t͏e͏e͏n ͏d͏a͏y͏sDove le storie prendono vita. Scoprilo ora