XII: Colazione con seduta

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Il bello dell'estate è che tutti ne approfittano per dormire fino a tardi. Quindi io, essendo mattiniera, posso godermi il silenzio e la pace delle sette del mattino e ne approfitto per mettere in ordine sia i vestiti, che i pensieri. A metà del lavoro mi fermo per scrivere un e-mail a mia madre, raccontandole della spiaggia, dell'appartamento... e anche del misterioso musicista. Ma per timore di dilungarmi troppo, mi limito solo a scrivere che mi piace il modo in cui canta. Una volta spedita l'e-mail, mi alzo dalla scrivania e vado in cucina, ancora col pigiama addosso.

«'Giorno, Ari», la voce di El contribuisce a riportarmi sulla terra ferma, dopo una notte passata a sognare. Alzo appena lo sguardo in direzione della sua voce e la vedo in piedi davanti ai fornelli, probabilmente intenta a preparare il caffè. Anche El è mattiniera, e da quando è entrata alla facoltà di psicologia non ha mai permesso a niente e nessuno di persuaderla dal suo obiettivo. Lettere classiche e psicologia comportano materie e orari differenti, ma sono felice di sapere che alcune, piccole cose ci accomunano ancora.

«'Giorno, El» mi stropiccio gli occhi e prendo posto a tavola. Appena metto a fuoco cosa ho davanti agli occhi, resto a bocca aperta: su due tovaglioli regnano due cornetti caldi che fanno venir fame solo a guardarli, e a fianco ad essi due cappuccini con una spolverata di cacao. Sento El sghignazzare alla mia destra. «Li hai fatti tu?»

«I cornetti no, i cappuccini sì», risponde alzando le spalle. «Me l'ha insegnato mio padre un annetto fa circa, non mi lamento.»

Porto la tazza alle labbra e assaggio. «Non hai proprio da lamentarti.»

El ridacchia. «Molto gentile, signorina» prende una bottiglia d'acqua dal frigorifero e poi si siede davanti a me. «Che facciamo oggi dopo il mare?»

«Non saprei», abbasso lo sguardo verso il cornetto e ne strappo un pezzo. Tutti i miei piani adesso sembrano distanti anni luce. «El, posso farti una domanda?»

«Anche due» si riempie il bicchiere fino all'orlo con l'acqua e poi fa una lunga sorsata.

Io resto a guardarla in silenzio. «Tu cosa ne pensi dell'innamoramento in maniera scientifica?»

Lei sembra pensarci su per qualche istante, poi mi guarda immergendo il cornetto nel cappuccino. «So che si tratta di un esperimento condotto in America, ma non conosco i particolari.»

«In pratica, un ricercatore ha lasciato due persone in un laboratorio e ha suggerito loro di iniziare a farsi una serie di domande. Poi hanno dovuto guardarsi negli occhi per quattro minuti senza parlare. Alla fine dell'esperimento, queste due persone si sono innamorate. Se non sbaglio ne hanno parlato anche sul New York Times

«Be', è un'analisi interessante» inizia El con fare intellettuale. « Ma, guarda caso, l'esperimento ha semplicemente racchiuso in dieci minuti tutto ciò che due persone che si piacciono fanno in due mesi, o anche di più.»

«Intendi conoscersi

«Da quel che mi hai detto, mi è sembrato proprio di sì» si tampona il tovagliolo sulle labbra e poi prende la tazza del cappuccino. «Come mai mi parli di questo? Solitamente la mattina inizi a parlare in latino per poi arrivare al greco.»

Accenno un sorriso, apprezzando il suo tentativo di farmi ridere. «Non so... avevo solo bisogno di un tuo parere. Vedi, quando ho letto per la prima volta di questo esperimento sono rimasta affascinata quanto delusa.» Torno a guardarla, ma El con un cenno della mano mi incita a continuare. «Insomma, da un lato è stato bello sapere che due persone in così poco tempo si siano innamorate, ma dall'altro... sebbene siano state domande scelte da loro, con risposte personali, più i quattro minuti per guardarsi, tutto quanto mi sembra molto...»

«Surreale?»

«Forzato», la correggo. «Non c'è stato qualcosa come l'amore a prima vista, il colpo di fulmine, una casualità che li ha fatti incontrare.»

«Puoi considerare una casualità il fatto che siano stati scelti per l'esperimento del ricercatore.»

«Io per casualità intendevo più un qualcosa tipo... l'entrare all'ultimo minuto in treno nello stesso momento, o uno scambio di libri che poi li porta a rivedersi. Cose di questo genere sono una casualità.»

«La scienza e il romanticismo sono due universi distinti e separati, Ari. Entrambi vivono e continuano a vivere secondo i loro criteri e le loro regole. Ma non puoi sperare che vadano in collisione, né voler comprendere tutti e due.»

Sospiro, affogando la marea di domande che si stanno accalcando nella testa nel cappuccino. «Sì, forse hai ragione tu...»

Sento lo sguardo indagatore di El scrutarmi dall'altro lato del tavolo. «Ammettilo, riguarda il ragazzo per cui sei cotta a puntino da quando abbiamo messo piede qui, non è vero?»

A questo punto non posso fare a meno di raccontarle tutto quello che è accaduto: dalla prima volta in cui l'ho visto a ieri sera, quando lo avevo sentito parlare col barista di dove avrebbe suonato. E alla fine ho parlato anche della ragazza che è corsa ad abbracciarlo. Solo a pensarci, sento come se qualcuno mi avesse tirato un pugno nello stomaco.

Al termine del racconto, gli occhi cerulei di El sono fissi su di me, la mano salda sulla tazza del cappuccino. «Fammi capire... tu prima non paghi il caffè al bar, e poi origli anche alle conversazioni degli sconosciuti?!»

«Non era su questi due punti che ti dovevi soffermare!»

«Scusa se non posso fare a meno di notarli!»

Mi passo le mani tra i capelli e mi lascio andare sullo schienale della sedia. «El, sono disperata. Da un lato quello che ho visto mi uccide lentamente, ma dall'altro mi incuriosisce ancora di più, e vorrei sapere altro. Forse troppo.»

Un inspiegabile silenzio avvolge la cucina, fuori dalla finestra si sente appena il rumore delle onde che si infrangono sulla spiaggia. Alle mie spalle l'orologio appeso alla parete segna le sette e mezzo.

Passata una manciata di minuti, El si stiracchia e, finito anche lei il suo cappuccino, accavalla le gambe e mi guarda intenerita. «Forse c'è un motivo per cui la tua mente ti spinge a pensarla in due maniere così diverse.»

Ricambio lo sguardo. «Ossia?»

El si alza dalla sedia, posa le tazze nel lavandino e si gira di nuovo verso di me. Mi posa una mano sulla spalla e mi sorride. Diversamente dalle altre volte, sembra quasi voglia infondermi coraggio. «Magari la tua mente sa che questa non è la fine.»

In seguito, va a mettersi il costume, lasciandomi da sola seduta a tavola.

Questa non è la fine.

Dopotutto, non ha tutti i torti.

Nota autrice:
Scusate se ho aggiornato con un giorno di ritardo, ma ho avuto problemi col wi-fi. Sempre a me queste cose!
Ad ogni modo...

Voi cosa ne pensate dell'esperimento di cui El e Ariadna hanno parlato?


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