Capitolo 3

3K 169 16
                                    

Joseph

«Lucinda» ripetei a mente. Era un nome strano e bello allo stesso tempo.

"È un bel nome" dissi sorridendole. Lei, anche se timidamente, ricambiò. "Posso chiederti il tuo?" Chiese scrutandomi.

"Joseph" dissi allargando ancora di più il sorriso. Lei scosse la testa e sghignazzò.

"Che c'è?" Domandai, aggrottando la fronte.
«Il mio nome fa ridere?» pensai, cominciando a farmi migliaia di paranoie.

"È la prima volta che sorrido così tanto in un giorno" disse, mentre immergeva i suoi occhi marroni, come le cortecce degli alberi della foresta, nei miei chiari come il ghiaccio.

La guardai tristemente. "Quando vuoi parlare, io ci sarò" sussurrai, avvicinandomi a lei.

Lei indietreggiò di pochi passi e ripose: "Non credo che ne parlerò". «Cosa diavolo le ha fatto Bjorn?» pensai trattenendomi dal ringhiare, non volevo spaventarla di nuovo.

"D'accordo, io vado a prepararti il bagno allora" sussurrai sorridendole nuovamente e aprendo la porta del bagno.

"Aspetta!" Gridò nella mia direzione. Mi girai di scatto.

"Non ho vestiti" continuò, mentre le sue guance si tingevano di un rosso tenue.
"Oh, non preoccuparti, te ne procuro io" risposi facendole l'occhiolino.

Lucinda

Sorrisi e mi sedetti sul letto. Era morbidissimo, non mi ero mai seduta su un qualcosa di così morbido prima di allora.

Ero solita dormire su una specie di letto fatto di vimini, ma non era molto comodo, anzi, mi procurava dei dolori atroci su tutto il corpo.

I miei pensieri furono interrotti dalla voce di Joseph. "Se vuoi puoi andare" affermò sorridendomi. Ricambiai il sorriso e mi alzai.

Aprii la porta del bagno ritrovandomi davanti il paradiso.

C'era un tepore da sogno, la vasca era riempita con acqua calda e profumata, il bagno era grande.

Mi tolsi immediatamente i vestiti luridi che portavo ogni giorno ed entrai in vasca.

"Oh mio dio" sussurrai chiudendo gli occhi, lasciandomi cullare da quel tepore fantastico.

Non sapevo nemmeno cosa volesse dire farsi un vero bagno.

Mi rilassai ancora di più, e per un momento dimenticai tutte le cose belle e orribili che mi erano capitate in tutta la mia vita fatta di prigionia.

Cominciai a passarmi la spugna su tutto il corpo. Questo mi provocò dei dolori acuti sui lividi, non ancora guariti. Mugugnai di dolore.

Col tempo sarei guarita, ma certe ferite rimarranno sempre aperte e impossibili da curare.

Scossi la testa, sperando che i ricordi non riemergessero. Bussarono alla porta.

"Ti ho messo dei vestiti sopra al letto, ho degli affari da sbrigare quindi ci metterò un po' a tornare" affermò la voce che riconobbi come quella del mio compagno.

"Grazie" dissi flebilmente. Sospirai sollevata, perfortuna ero sola. Dopo interminabili minuti decisi di uscire dalla vasca.

Mi avvolsi in un telo e, dopo essermi asciugata, uscii dalla stanza.

Trovai dei vestiti accuratamente piegati sul letto. Erano semplici e non troppo appariscenti.

Finalmente avevo dei vestiti puliti, quelli che utilizzavo io non potevano nemmeno essere considerati tali.

The Alpha King: The BeginningWhere stories live. Discover now