Capitolo 12

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Joseph

"C-cosa?" Chiesi sgranando gli occhi. "Quindi Lucinda è.." continuai, ma lui non me lo permise.

"Oh no, quella puttanella non è mia figlia" disse alzandosi di scatto dalla sedia, provocando un rumore sinistro.

Appena la chiamò con quel nome, strinsi i pugni, iniziando ad avvicinarmici. Come osava chiamarla così?.

Jared mi fermò prima che potessi fare altro.
«Come può non essere sua figlia?» pensai. "Non è mia figlia per il semplice fatto che Victoria, sua madre, mi ha rifiutato, dicendo che non voleva passare il resto della sua vita stando con un mostro come me" spiegò, cominciando a camminare per la stanza.

"Quindi, ha trovato un altro, il nostro legame si è sempre più affievolito fino a quando non lo sentii più" continuò, mentre ad ogni parola ringhiava.

"Mai sentita una storia così prima d'ora" ammisi, guardando ogni suo movimento.
"Lo credo, poi mi sono vendicato, prima ho ucciso l'uomo stupido con cui mi ha rimpiazzato, poi ho ucciso Victoria, molto lentamente, doveva soffrire come ho sofferto io" sibilò.

Dopodiché si posizionò davanti al fuoco.
"Come hai fatto a portare qui Lucinda?" Domandai, anche se l'interessata me l'aveva già detto.

"È stato molto semplice, mi sono finto un suo lontano parente, quindi l'hanno portata qui" sussurrò girandosi verso di me con un sorriso non molto rassicurante.

"Sei davvero un mostro" commentai alzandomi. "Lo so, ma è stato divertente vedere come reagiva ad ogni mia tortura, mi sono sentito potente" continuai, mentre si girava verso di me.

Bjorn

"Questa è stata la causa della tua Maledizione, vero?" Domandò Joseph, curioso. Appena sentii quella parola mi irrigidii. "È stato un castigo" continuò, cominciando ad avvicinarsi a me.

Non risposi, perché sapevo che era la verità.
"Te la meriti" disse ancora, mentre un ringhio spaventoso usciva dalle sue corde vocali.

Lo guardai in cagnesco. "Oh Joseph, tu non sai nemmeno cosa il futuro ha messo in serbo per te" affermai, mentre sentivo i miei occhi cambiare colore.

Lui aggrottò la fronte. "Mi stai minacciando?" Chiese mentre alzava un cipiglio. Sospirai.
"No" dissi ritornando a sedermi sulla grande sedia posta a capo del tavolo.

"È meglio se ce ne andiamo" disse, mentre si incamminava verso la porta.

Non risposi ma li lasciai andare.
Dopodiché chiusi gli occhi, mentre dei ricordi emergevano.

«Un uomo dai capelli bianchi stava guardando fuori dalla grande vetrata del suo castello.

"Victoria, non puoi farmi questo" disse, girandosi verso una donna. Quest'ultima era molto alta.

"Non posso stare con uno come te" disse lei.

"Non puoi separarti da me, è stata La Dea Luna a legarci!" Gridò l'albino. "Ha sbagliato" rispose, cominciando ad incamminarsi.

"Victoria!" Urlò Bjorn, mentre la seguiva per i lunghi corridoi del castello. "Bjorn, non voglio mai più vederti, non siamo fatti per essere compagni" affermò la diretta interessata, mentre usciva dalla porta principale.

The Alpha King: The BeginningDove le storie prendono vita. Scoprilo ora