Capitolo 22

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Joseph

Dopo quella parole, sorrisi. Amavo quando diceva che eravamo una famiglia. Mi alzai e mi sedetti accanto a lei.

"Hai sempre tirato fuori il meglio da me" dissi, prendendole la mano e baciandone il dorso.

"Non sapevo nemmeno di avere qualcosa di bello dentro, ma tu, mia dolce compagna, me lo hai fatto scoprire" continuai, mentre sul viso di quest'ultima si dipingeva un sorriso dolce.

"Non hai mai avuto qualcuno che te lo facesse notare" affermò, piegando la testa di lato.

Sorrisi. "Mi dispiace lasciarti qui" sussurrai, abbassando il capo. "Non preoccuparti, c'è già qualcuno che mi fa compagnia" rispose, riferendosi al nostro bambino.

"Già, hai ragione". Sghignazzai e mi alzai nuovamente dal letto. In pochi secondi mi vestii. Mi girai verso Lucinda e la guardai tristemente.

Non riuscivo a stare troppo tempo senza di lei.
"Vai" disse, incitandomi. "D'accordo" replicai, alzando gli occhi al cielo. Con un scatto mi avvicinai al suo viso e unii le nostre labbra.

Lei si staccò quasi subito. "Andiamo, se devi andare, vai" soffiò, mentre mi guardava male.
Mi allontanai lentamente da lei, dopodiché mi diressi verso la porta.

"A stasera" dissi, salutandola con la mano.
Lei mi ripose con un cenno della testa.

Uscii dalla porta, cominciando a percorrere i lunghi corridoi. Scesi la rampa di scale fino a ritrovarmi davanti i miei due amici: Samuel e Mestex.

"Bene, divertiamoci" affermai, mentre un sorriso sadico prendeva possesso delle mie e delle loro labbra.

Detto questo iniziammo ad incamminarci verso la grande porta d'entrata. Uscimmo e, dopo pochi metri, cominciammo ad inoltrarci nella foresta.

"Lo ucciderai?" Mi chiese Mestex, mentre mi guardava. "No, voglio solo capire se è veramente controllato dall'Ombra" risposi, mentre lo vedevo annuire.

"Jospeh, ho saputo che diventerai padre" disse Samuel, mentre mi affiancava. "Sì" risposi, mentre un sorriso sognante si impadroniva delle mie labbra.

"Sono felice per te" affermò ancora, mentre mi poggiava una mano sulla spalla e mi sorrideva.

Mi girai verso di lui e gli sorrisi a mia volta.
"Vorresti che fosse maschio o femmina?" Domandò ad un certo punto. Mi fermai.

«Non ci ho mai pensato». "Se fosse maschio ovviamente diverrebbe Alpha quando avrà l'età giusta, se fosse femmina, sarebbe la mia piccola principessa" sussurrai, scuotendo la testa.

Samuel mi sorrise. "Tu invece?" Chiesi, cominciando a camminare. "Beh, Merope non è ancora incinta, ma vorrei fosse femmina" ammise guardandomi intensamente.

"Come mai femmina?" Gli chiesi aggrottando la fronte. "Non lo so, ma vorrei fosse femmina" disse scrollando le spalle.

Detto ciò continuiamo a camminare fino a intravedere il castello di Bjorn. "Finalmente" affermai, mentre acceleravamo il passo.

Arrivammo davanti a questo in pochi secondi.
Aprii la porta con grande impeto e forza. Ci guardammo in giro.

"Che sorpresa!" Gridò la voce che riconobbi essere quella del mio acerrimo nemico.
Lo vedemmo avanzare a passi lunghi e ben distesi.

Era diverso, una luce strana aveva preso possesso dei suoi occhi, un sorriso inquietante, invece, aveva preso possesso delle sue labbra.

"Non sei Bjorn" sussurrai, mentre il suo viso si contraeva dalla rabbia. "Di che cosa stai parlando?" Chiese, mentre il sorriso di prima lasciava spazio a una linea dura.

"Sto parlando dell'Ombra" continuai tranquillamente, mentre lui inizia a ridere.

"Bella questa" disse, muovendo il dito teatralmente. Aggrottai la fronte. "Non sei Bjorn, ma l'Ombra" ripetei, mentre le mie zanne uscivano.

Lui abbassò il capo, per poi rialzarlo con gli occhi neri come la pece. "Bravo, hai intuito" soffiò, cominciando ad avvicinarsi.

Io e gli altri, invece, indietreggiammo.
"Avete paura?" Chiese con quella sua voce stridula. "No" replicai secco.

"Sono immortale, non potete sconfiggermi" affermò iniziando a ridere nuovamente. Alzai un cipiglio.

"Tutti possono essere sconfitti" dissi ancora, mentre sul suo viso si dipingeva una smorfia di disapprovazione.

Dopodiché il diretto interessato scomparì.
"Dov'è andato?" Domandai, girandomi verso gli altri.

"Non ne ho idea" rispose Mestex, guardandosi intorno abbastanza spaventato. Deglutii a fatica.

"È meglio andarsene" dissi, mentre cominciavamo a incamminarci verso la porta.

"Non così in fretta" disse la voce dell'Ombra, facendomi rabbrividire. Mi girai lentamente, trovandomi due occhi neri squadrarmi.

Indietreggiai di scatto. "Che fifone" affermò, cominciando a deridermi. "La povera Lucinda non ha poi così tanta protezione" continuò, mentre lo guardavo in cagnesco.

"Non dire il suo nome" sussurrai piano, in modo da fargli capire che stavo perdendo la pazienza.

"Oh, che geloso". L'Ombra continuò a prendermi in giro, fino a quando non ruggii.

Il diretto interessato smise di ridere. "Ora non ridi più, Ombra" dissi, mentre i miei occhi divenivano di un rosso lucente.

Alzò i suoi al cielo: "Non mi chiamo Ombra". "Pensi davvero che il tuo nome mi interessi?" Chiesi, iniziando a ridere, seguito a ruota dagli altri. Quest'ultima piegò il capo di lato.

"Sono Kader" disse, facendo un piccolo inchino. "Oh, quindi sei maschio?" Domandai, trattenendomi dalle risate.

"Si" disse guardandomi male. "Ho creato io gli ibridi" continuò, mentre cominciava a camminare avanti e indietro per quell'immenso corridoio di pietra.

"Dovrebbe interessarmi?" Domandai, mentre lo vedremo fermarsi. "Sì, perché posso condannare tutti voi a pene infinite e dolorose" sussurrò, girandosi verso di me e guardandomi divertito.

"Aspetta" lo fermò Mestex. "Kader, l'ho già sentito o letto da qualche parte" continuò, mentre chiudeva gli occhi e pensava a chi potesse essere.

Mi girai verso di lui e lo guardai confuso. "Tutto ok?" Gli chiesi, mentre riapriva gli occhi.

"Ho capito, ho letto una leggenda su di te" disse ancora Mestex, mentre Kader lo guardava incuriosito.

"Dillo" lo incitò quest'ultimo. "Secondo la leggenda, Kader, il Dio Dell'Oscurità, era il compagno Della Dea Luna, ma quest'ultima.." cominciò, ma il diretto interessato lo fermò.

"La leggenda scritta sui libri è una baggianata" disse, mentre guardava Mestex con odio. "La mia stupida compagna diceva di essere la Luce che animava la notte, e che io, l'Oscurità, non ero nulla in confronto a lei. Quindi, quando mi rimpiazzò con voi stupidi cani, entrai in gioco io. Alcune delle sue creazione le modificai, aggiungendoci un pizzico del mio potere, il vampirismo. Queste creature sono quelle che voi oggi conoscete come ibridi".







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Eccomi!

Piaciuto?

La storia sta diventando troppo fantascientifica o va bene?

Alla prossima!

The Alpha King: The BeginningWhere stories live. Discover now