Capitolo 14

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Joseph

Eravamo ancora dentro il lago. Si stava bene visto che l'acqua era tiepida. Era già pomeriggio inoltrato.

"Non è meglio andare?" Chiese Lucinda, guardandomi intensamente. "Perché? Si sta così bene" risposi, avvicinandomi al suo viso e baciandola molto lentamente.

Lei si staccò subito e mi guardò male.
"Dobbiamo andare" disse alzando gli occhi al cielo. Sbuffai.

"Va bene" sussurrai, mentre uscivo dall'acqua con ancora Lucinda tra le braccia.

"Joseph, guarda che so camminare" soffiò, cominciando a divincolarsi. "Lo so bene, ma sai, è bello tenerti tra le braccia" ammisi, baciandole la fronte.

Lei scosse la testa e sorrise. "Va bene" disse, sospirando ormai sconsolata. Ad un certo punto un vento spaventoso si alzò.

"Che diavolo succede?" Gridò Lucinda, mentre si stringeva più a me. Di colpo e come per magia, si fermò. Un ombra nera apparì davanti a noi.

"Che diavolo?" Dissi, cercando di capire che creatura fosse. Misi a terra Lucinda e la portai dietro di me.

"Cos'è?" Domandò lei, prendendomi la mano.
"Non lo so". 'Joseph' gracchiò la voce, dentro la mia mente.

Scossi la testa. "Che hai?" Chiese ancora con sguardo preoccupato. "Nulla, non preoccuparti" risposi sorridendole.

'Preparati, la guerra è iniziata' mi sussurrò a mente. Guardai l'ombra davanti a me.
'Sono pronto' replicai io, mentre la guardavo con sfida.

Dopo pochi secondi quest'ultima si dissolse.
"Stai bene?" Chiesi, girandomi verso la mia compagna. "Si" replicò, prendendomi il viso tra le mani.

"Andiamo" dissi prendendole le mani. "Ti ha detto qualcosa vero?" Domandò, mentre si fermava e incrociava le braccia al petto.

Mi fermai a mia volta. "Senti, non devi preoccuparti" affermai, andandole in contro e abbracciandola.

"Dimmi la verità" disse al mio orecchio con voce triste. Mi staccai da lei e la guardai negli occhi.

"Sì, mi ha detto una cosa" ammisi guardando verso la foresta. "Cosa?" Chiese, guardandomi preoccupata.

"Niente di importante" risposi attirandola verso di me con un braccio. Lei mi guardò male.

"Senti, non mi ha detto nulla di che" soffiai, baciandole la fronte. "Va bene" replicò, sospirando e cominciando a camminare.

La seguii fino a raggiungere il castello. "Andiamo a mangiare?" Domandai guardandola.

Lei annuì e mi sorrise. Le sorrisi a mia volta. "Aspetta!" Urlò la mia compagna. Mi girai e aggrottai la fronte.

"Che c'è?" Chiesi, mentre lei iniziava a ridere.
"Tu andresti seriamente a mangiare conciato così?" Domandò, indicandomi i vestiti.

Solo in quel momento mi ricordai di essere ancora bagnato. "Mi ero dimenticato" dissi ridendo della mia stupidità.

"Già, ho notato" replicò cominciando a sghignazzare. "Cosa ridi? Tu non sei messa molto meglio di me" le feci notare, indicando il suo vestito.

La diretta interessata mi guardò male e replicò:
"Almeno io sono ancora carina". Alzai un sopracciglio.

"Corri" ordinai solamente, aspettando che lei facesse quello che le avevo detto.

Come previsto lo fece. Iniziamo" sussurrai, cominciando a correre a mia volta. Le persone nei corridoi ci guardavano curiose, mentre altre ridevano alla scena.

"Lucinda!" Gridai in modo che si fermasse. La sentii ridere. Alzai gli occhi al cielo.
"Prova a prendermi se ci riesci" affermò, mentre la sentivo salire la scala.

"Sei in trappola!" Urlai. Smisi di correre e salii piano le scale. La vidi in mezzo al corridoio che si guardava in giro.

«Scacco matto» pensai, avvicinandomi di soppiatto e predenola per la vita. Lei gridò.

"Ehi sta calma, sono io" le sussurrai all'orecchio, mentre la sentivo respirare più pesantemente.

"Non è giusto" continuò, girandosi verso di me e mettendo un adorabile broncio. "Tu conosci benissimo questo castello, invece io no" disse incrociando le braccia al petto.

"Oh piccola mia, sei tu che hai iniziato, mai sfidare Il Re" affermai, assumendo un'aria da potente.

La mia compagna alzò un sopracciglio. "D'accordo, andiamo a cambiarci" soffiò, cominciano a incamminarsi verso la nostra camera.

Appena entrati, la donna si diresse in bagno e ne uscì con un vestito stupendo, di colore bianco.

Rimasi incantato a guardarla. "Sei meravigliosa" ammisi, mentre un sorriso dolce si faceva spazio sulle mie labbra.

"Grazie" rispose sorridendomi. Dopodiché mi cambiai anche io e insieme ci dirigemmo al piano di sotto.

La guardai camminare tranquilla. Avevamo passato una giornata fantastica. "Alpha" disse una voce dietro di noi che ci fece girare.

Ci ritrovammo davanti un Jared divertito.
"È stato divertente lo spettacolo di prima" ammise, cominciando a ridere. Alzai un cipiglio.

"Jared, va a mangiare" ringhiai in modo che recepisse bene il messaggio. Il diretto interessato alzò gli occhi al cielo.

"Va bene Alpha, Luna" disse sorridendole. "Jared" lo ammonii con gli occhi rossi. Dopodiché lo vidi correre via.

"Ignoralo, non so che cosa gli sia preso" affermai, scrollando le spalle. "Tranquillo" replicò sghignazzando.

Entrammo nella sala e ci sedemmo ai rispettivi posti. "Hai fame?" Domandai.
"Si, diciamo di sì" rispose, guardando con interesse la sala.

"C'è qualcosa che non va?" Chiesi, mentre seguivo la direzione del suo sguardo. Tossì.

"No no, non preoccuparti" disse prendendomi la mano. Grazie al marchio potevo sentire la sua preoccupazione e la sua ansia molto meglio rispetto a prima.

"Non mentirmi" sussurrai, guardandola negli occhi. Lei respirò profondamente. "Joseph, non ho nulla, davvero" replicò sorridendomi, mentre sentivo la sua ansia diminuire.

"Ho visto un ragazzo che ti guardava laggiù" dissi indicandolo con il dito. "Nessuno ti deve guardare, quindi ora lo ucciderò" continuai, mentre sul suo viso si dipingeva una maschera di incredulità.

"No" Mi pregò, guardandomi scioccata. "Queste sono le regole" affermai mentre mi alzavo.

"Tu" dissi andando verso la direzione del ragazzo. Quest'ultimo non si alzò. Mi girai verso il mio branco, dicendo: "Uscite".

Vidi il ragazzo ridere. Lo conoscevo bene, l'avevo addestrato io personalmente. I suoi occhi erano vuoti, inespressivi.

Vidi con la coda dell'occhio la mia compagna guardarmi inorridita. "Non conosci le regole, mai guardare la tua Luna!" Gridai, scandendo bene le parole.

Si alzò, sfidandomi con lo sguardo. "Non ho paura di lei, Re" affermò, senza un briciolo di paura.

"Dovresti averne" soffiò, mentre lo prendevo per il collo. "No, lei dovrebbe averne" replicò il ragazzo. Quest'ultimo girò la testa verso Lucinda.

"Dovresti averne perché non sarai tu a soffrire, oh certo che no, ma le persone che ti stanno vicine". Detto questo un'ombra uscì dal corpo del ragazzo.









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Eccomii

Come vi è sembrato questo capitolo?

Avevo pensato di cancellare questa storia ma adesso mi sono ricreduta.

Alla prossima!

The Alpha King: The BeginningWhere stories live. Discover now