Prologue: Sweetie

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"Kelly, quel tavolo aspetta da venti minuti!".
"E aspetterà per altri venti, ho un tavolo da trenta da servire prima di loro. Se tanto ti interessa, perchè non li servi tu?" Ribatto infastidita, guardando con un sopracciglio inarcato Jon che mi guarda malissimo, mescolando del rum con la Coca Cola.
Jon Snow, mio collega da più di un anno e sicuramente non amico, è probabilmente l'ultima persona che chiamerei se mi trovassi in difficoltà.
Non siamo mai andati d'accordo, lui troppo indisponente e io forse troppo saccente, motivo per cui tra di noi non scorre buon sangue e ogni motivo è buono per azzuffarci.
Ma non stasera.
Stasera non sono proprio dell'umore giusto per sopportarlo.
"Antipatica" lo sento borbottare mentre si allontana, ma lascio correre, tornando a concentrarmi sull'ordine di prima.
Due sambuche, sei birre, dodici mojito e...
"Una caipirinha".
Alzo gli occhi sulla nuova voce, pronta a sbranare con poco garbo il cameriere novellino di turno che mi disturba mentre cerco di ricordare trenta drink con il solo supporto della memoria, trovandomi invece davanti un uomo in giacca e camicia semi sbottonata che si passa le mani tra i capelli, sorridendomi appena.
"Scusa, non vedi che sono impegnata?" Domando, inarcando un sopracciglio, ma lui si limita a guardarmi, scrollando le spalle.
"Stai lavorando, come io ho lavorato fino a mezz'ora fa, perció... Una caipirinha, grazie mille".
Guardo basita questo energumeno davanti a me, decidendo di non rispondere, ignorarlo e tornare all'ordine dell'addio al celibato, versando quindici shottini in una botta sola prima di prendere il primo vassoio, lanciando un ultimo sguardo all'uomo che mi fissa spudoratamente il fondoschiena.
"Spero per te che tu sia uno per la filosofia del 'guardare ma non toccare'" commento, e senza aggiungere altro me ne vado, portando il vassoio a destinazione tra gli schiamazzi generali, notando Chanel sul palco muoversi con quel suo fare civettuolo che l'ha resa la nuova stella del Wild Kitty da quando Angel ha lasciato il lavoro.
"Hey, bambolina. Come mai tu non sei sul menù? Vorrei assaggiare un bel pezzo di te... E di questo tuo bel culetto" sorride giá ubriaco fradicio uno dei ragazzi, facendo per toccarmi il sedere ma sono più veloce, abituata a questo genere di attenzioni, e sfilandomi giusto in tempo poso il vassoio sul tavolo, guardandolo con un sorrisetto vittorioso.
"Mi dispiace, stasera dovrete godervi solo Chanel e Golden" mi sforzo di commentare, e senza dire altro torno al bancone da Jon e dal biondo che continua a guardarmi con un sorriso divertito.
Ma ci fa o ci è?
Ci fosse qui Angel, almeno avrei un obiettivo per arrivare a fine serata.
Invece, adesso che ha smesso di lavorare qui per Michael, mi ritrovo da sola nella tana del lupo, con Alex Turner che ci prova spudoratamente dopo l'errore che ho commesso (perché quella sera avevo voglia di scopare, mi chiedo ancora) e i clienti arrapati o scortesi, con l'unico pensiero fisso per arrivare a fine serata del mio appartamento piccolo e angusto e del mio divano ormai infeltrito.
E domattina, lavoro di nuovo.
Che schifo essere poveri.
"Ma... La mia capirinha?" Domanda di nuovo il biondo, irritandomi non poco mentre prendo il secondo vassoio, decisamente più pesante, e lo appoggio sulla spalla.
"Senti, perché invece di tormentare me non chiedi a quel ragazzo moro laggiù? Ho altro da fare, biondino" sospiro, guardandolo incapace di arrabbiarmi, troppo stanca per qualsiasi cosa, quando la musica comincia e Chanel, vestita di rosso ciliegia, come da suo solito, fa il suo pezzo forte ma, a differenza degli altri clienti del Wild Kitty, il biondo non si gira a guardarla, rimane con gli occhi fissi su di me, mettendomi leggermente a disagio.
Dovrebbe essere illegale avere degli occhi cosí blu.
"Perchè voglio che sia tu a preparare la mia caipirinha. Aspetteró, tanto non ho nulla da fare".
"Sarà un'attesa molto lunga, ho altri quattro tavoli prima di te".
"Non importa, ne approfitteró per guardarti".
Senza vergogna e sfacciato, interessante quanto fastidioso.
Mi giro, senza rispondergli, tornando verso il tavolo dei trenta, quando il tizio di prima riesce nel suo intento, assestandomi una sonora pacca sul sedere non appena mi distraggo cinque secondi.
"Hey!" Urlo, irritata al massimo, quasi furibonda, facendo solo scoppiare a ridere il tizio ed i suoi amici stupidi e ubriachi quando qualcuno interviene, assestandogli un pugno dritto sul viso, e solo dopo qualche secondo riconosco il biondino del bar che si massaggia le nocche, avvicinandosi poi per sibilare qualche parola a pochi centimetri dal cafone.
"Non si toccano le ragazze senza il loro consenso, coglione".
"E tu chi sei? È arrivato l'eroe" ribatte l'altro, inviperito e con il naso sanguinante, e la cosa sembra star per peggiorare finchè non decido di intervenire, mettendomi tra i due e fermando questa enorme messa in scena.
"Smettetela, idioti. Voi, qui ci sono i vostri drink. Tu, vieni con me" intervengo, guardando soprattutto il biondo che annuisce, rigido, seguendomi nel retro in silenzio mentre io cerco qualcosa da dirgli.
Non sa che potrebbe mettermi nei casini?
Eppure, parte di me vuole ringraziarlo, perché nessuno ha mai fatto una cosa del genere per me.
In quattordici mesi che lavoro qui, troppi coglioni con troppo alcol nel sangue hanno cercato di palparmi il sedere, e per quanto io li abbia rimessi al loro posto uno per uno, non sono mai riuscita a difendermi come si deve.
"Sei davvero così coglione? Sai che potresti farmi perdere il lavoro? Non siamo tutti dei ricconi in vestiti costosi e con dei dopobarba che costano quando un Iphone, lo sai? Se perdo il lavoro, posso dire addio a un tetto sotto il quale dormire" sbotto innervosita, cercando del ghiaccio per la sua mano nel congelatore nonostante la tentazione di lasciarlo lì, sanguinante e gonfio.
Qualcosa di lui mi irrita terribilmente, e nonostante il suo gesto non riesco a trattenermi dallo sbottargli contro.
Forse ha ragione Angel, dovrei smettere di essere così dura con tutti.
"Io... Posso pagarti" sussurra, guardandomi imbarazzato, facendomi solo inarcare un sopracciglio.
"Non sono una puttana, ma grazie mille. Vai solo via, se non sei qui per le ragazze in lingerie qui non puoi trovare nulla di tuo gusto, e se eri qui per Naughty Girl sappi che ha smesso di lavorare" concludo, passandogli un sacchetto con del ghiaccio dentro, e senza aggiungere altro me ne vado, lasciandolo fuori, sul retro, con un sacchetto del ghiaccio sulla mano, sentendo la terribile sensazione di rimorso per non avergli detto nemmeno grazie.

Luxury Girl || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora