Chapter 1: Honey

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"Sì, effettivamente sei una persona orribile".
Sospiro guardando Angel più sorridente del solito tentare di nascondere la sua felicitá dietro al bicchiere di carta con il caffè, invidiandola leggermente per la sua vivacitá.
Un caffè in corpo ed è un raggio di sole, mentre io...
Tante cose posso essere, ma di sicuro non un raggio di sole.
"Grazie, Angel. Una vera amica" ribatto, chiaramente sarcastica, finendo di preparare un cappuccino, porgendolo a un ragazzo dall'aria addirittura più distrutta della mia.
E io che pensavo fosse finita la sessione.
"Hey, se non te lo dico io! Comunque davvero, Kels, almeno un grazie a questo poveretto potevi dirlo".
"Ma dovevi vederlo! Tutto indisponente e arrogante che ripeteva che voleva la sua caipirinha quando era palese che fossi impegnata! Non lo avresti sopportato nemmeno tu".
"Probabilmente no, ma sai anche tu di avere torto quasta volta. Magari quel ragazzo non si sarebbe fermato a una pacca sul culo, e non voglio neanche immaginare cosa sarebbe potuto succedere" ribatte, e se io sono la sua voce della coscienza, lei è sicuramente la mia.
Annuisco piano, arrendendomi all'evidenza dei fatti e della ragione, quando noto un'altra persona entrare nella caffetteria, e trattengo a stento un sorriso divertito nell'accorgermi di chi si tratta.
"Dua Lipa di semiotica a ore sei" è tutto ció che dico, girandomi per pulire la macchinetta del caffè, e vedo con la coda dell'occhio Angel quasi strozzarsi con il caffè alle mie parole.
"Oh, cazzo".
Cazzo sì, perchè se c'è una cosa in cui Angel non è brava, questi sono gli incontri con i suoi ex... O, almeno, con persone che hanno avuto dita o altro nella sua amichetta dei piani bassi.
"Hey, Angel".
Sorrido dentro di me, canticchiando la canzone dei One Direction che non è esattamente dedicata alla mia Angel, ma non mi giro ad assistere alla scenetta, sentendo solo frammenti di conversazione.
"Quindi sei ufficialmente fuori dal giro?".
"Stai con Michael Clifford? Davvero?".
"No, a perderci sei tu, Angel. Perchè sei fatta come me, e noi non siamo persone da relazioni".
"Dovresti stare con qualcuno come te".
Alzo gli occhi al cielo alle parole di Dua Lipa che, davvero, è un'illusa se pensa che Angel lascerà Michael per lei, ma non dico nulla, sorridendo cordialmente all'ennesimo studente stressato che entra alla ricerca di un caffè.
"Forte, per favore" chiede con gentilezza, cosa non esattamente scontata e che mi fa sorridere mentre gli verso il caffè in un bicchiere di carta, finchè non mi torna in mente il ragazzo di ieri sera.
Non mi ha trattata male, non è stato arrogante, è stato autoritario, certo, ma cordiale.
Forse ho davvero esagerato.
E, inoltre, era davvero bello, ma io ero troppo stressata per rendermene conto o per guardarlo con l'attenzione che effettivamente meritava.
Sono una persona orribile quando sono sessualmente frustrata.
E l'errore madornale che ho fatto con Alex Turner aggrava solo la situazione.
"Ecco a te, sono tre dollari" sorrido al ragazzo che posa tre banconote da un dollaro sul bancone, facendomi un cenno prima di andarsene, quando la porta della caffetteria si apre nuovamente, ma stavolta non fa il suo ingresso il classico studente medio con più occhiaie che anima, quanto un uomo distinto in abito elegante nero con camicia dello stesso colore.
I capelli biondi lunghi e mossi lo fanno sembrare quasi un principe uscito da una favola Disney, e non appena si toglie gli occhiali da sole rivela due occhi azzurri.
Una vista mozzafiato.
E mi ci vogliono pochi secondi per realizzare di chi si tratta.
L'eroe di ieri sera.
"Ciao, posso avere un caffè nero bollente con una spruzzata di caramello?" Domanda con un sorriso affabile tutto per me, lo stesso modo con cui ieri sera mi ha chiesto la caipirinha.
Sono un mostro.
Sento le mie guance farsi rosse mentre annuisco, preparando velocemente il caffè e aggiungendo una spruzzata più generosa del solito di caramello, chiudendo poi il bicchiere con il cappellino di plastica e porgendolo all'uomo che mi guarda con un sorriso disteso come se mi stesse esaminando, mettendomi leggermente a disagio, e quando sono a disagio ho il maledetto vizio di parlare a raffica.
"Non sei un po' grande per l'universitá?" Domando prima di riuscire a trattenermi, tentata di mordermi la lingua subito dopo, ma lo sconosciuto mi stupisce, ridacchiando piano e annuendo.
"Effettivamente, non capita tutti i giorni vedere ventottenni al campus, immagino" commenta, la sua voce più profonda di prima, e mi sorride dolcemente prima di guardarmi negli occhi: "sono laureato da anni. Sono venuto qui solo per la barista. Un tipo nervoso, ma affascinante".
"Sei uno stalker, per caso?".
A quelle parole l'uomo sorride, passandosi la lingua sulle labbra e scrollando le spalle: "se la vuoi mettere cosí. In realtà, sono solo un tipo curioso, Kelly".
"E come fai a sapere il mio nome?" Domando, inquietata dal fatto che uno sconosciuto visto una volta sola prima in vita mia conosca il mio nome, ma lui non risponde alla mia domanda, sorride e mi porge la mano: "un uomo non rivela mai i propri segreti. Ma è solo giusto che io ti dica il mio: sono Luke, Luke Hemmings".
Luke Hemmings, un nome che gli si addice.
Stringo la sua mano con cautela, sentendola callosa e ruvida contro la mia, finchè il suo telefono non squilla, e con aria irritata Luke si stacca, rivolgendomi un sorriso di scuse: "devo andare, ma grazie per il caffè. È stato piacevole parlare con te... Senza che cercassi di mangiarmi la testa".
Arrossisco leggermente al ricordo di ieri sera e di quanto sono stata rude nei suoi confronti, ma prima che possa dire qualsiasi cosa lui è già sparito fuori dalla caffetteria lasciando dietro di sè una banconota da cinquanta dollari sul bancone.
Decisamente troppi per un caffè al caramello.

Luxury Girl || Luke HemmingsWhere stories live. Discover now