Cap.5 - Siamo sicuri che sia viva?

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«Ma secondo voi é viva? » sentivo la voce preoccupata di Armin dietro la porta delle mie stanze.
«Che cazzo le succede? É rinchiusa da giorni.» Eric sembrava piuttosto infuriato invece; effettivamente avevo delegato a lui molto dei miei compiti ma non riuscivo a muovermi dal mio letto, giorno e notte passavo le ore a fissare il soffitto ripensando agli accadimenti successi giorni prima.
Ricordavo ancora lo sguardo di Jack dopo le parole di quell'idiota che era con lui, sembrava estremamente confuso e forse amareggiato.
Desidererei parlargli per chiarire, anche se da chiarire c'è molto poco, gestisco un bordello e non me ne vergogno.
Ormai mi alzavo solamente per dirigermi verso i miei bagni privati, odiavo i cattivi odori, mi disgustavano e amavo sdraiarmi a lungo nell'acqua calda profumata dai sali colorati e dai petali raccolti nel mio giardino.
Solitamente dopo una decina di minuti entravano Megan o Armin per sfregare per bene la mia pelle e depilarmi utilizzando un miscuglio di miele e zucchero.
Finito il bagno, il mio corpo veniva massaggiato con unguenti prodotti con fiori di tarassaco, che ero andata a raccogliere personalmente in una delle poche isole non fluttuanti, in una zona collinare e completamente lontana dagli inquinamenti dati dai motori.
Li avevo presi per piantarli personalmente nel mio giardino.

In quel momento però desideravo solo rimanere ferma, immobile, continuavo a pensare al giorno in cui avevo conosciuto Jack, non potevo essermi immaginata l'alchimia che aleggiava tra di noi.
Leggevo interesse nei suoi occhi, e mi doleva ammetterlo ma anch'io ero interessata in quel ragazzo, mi sentivo una di quelle giovani signorine che accompagnavano i padri a conoscere l'uomo che avrebbero sposato.
Mia madre mi aveva insegnato una sorta di indifferenza verso l'altro sesso, forse in parte ,ciò era dato dal fatto che fosse interessata solamente alle donne, spesso da giovane mi era capitato di entrare nel suo ufficio senza bussare e trovarla con la testa sepolta tra le cosce di una delle prostitute, ovviamente scappavo con la coda tra le gambe, il più lontano possibile.

La mia nascita era stata dettata dalla sua scelta di avere qualcuno che ereditasse il bordello.
Chi fosse mio padre non mi é mai stato dato saperlo, conoscendo quella strega di mia madre probabilmente lo avrà avvelenato con della Belladonna.

Un lungo sospiro uscì dalle mie labbra e voltai il viso verso la finestra.
Non ero innamorata, ne ero certa non ero così sciocca da innamorarmi con uno sguardo, semplicemente l'elettricità tra di noi mi incuriosiva e desideravo esplorarla, portarla a un livello superiore, scoprire come potesse evolversi.
«Dobbiamo chiamare il medico?» sentii Megan chiedere agli altri due.
«Forse é meglio un esorcista.» Feci una smorfia al sentire la replica piccata di Eric.

"Ingrato bastardo"

Mi misi su un fianco appoggiando la testa sul cuscino in raso e abbracciando quello dell'altra sponda del letto matrimoniale.
Avevo solamente ventiquattro anni ed ero consapevole che spesso mi comportavo in modo infantile, immagino sia un modo per fuggire dalla mia realtà, non solo amavo coltivare fiori e piante, avevo anche una biblioteca fornitissima e collezionavo giocattoli e balocchi.
Accanto al mio letto avevo decine di peluche, pupazzi e bambole creati dai migliori mastri della città.
É un' ossessione nata quando da bambina, camminando per le strade di Steigerwald, vedevo le giovani di buona famiglie uscire dai negozi colorati con tra le mani bambole in porcellana, orsetti creati su misura e carillon dalle dolci musiche mentre a me era vietato possedere oggetti così inutili e dispendiosi.

La mia dolce genitrice era anche molto attaccata al denaro.

Così una volta diventata la proprietaria del bordello, dopo averlo reso uno dei posti più frequentati dell'intera isola e aver aumentato di molto l'afflusso in denaro nelle mie tasche, ho iniziato ad acquistare impulsivamente tutto ciò che mi era sempre stato negato.
Fortunatamente a parte alcuni tomi antichi, non ho mai speso eccessivamente per me stessa.

Ero cresciuta circondata dalla lussuria, da uomini che tradivano le proprie consorti, dalla violenza; l'amore per me era solo l'avventura sentimentale che leggevo nei libri.
Nulla di materiale o esistente.
Vengo spesso descritta come una bambola di porcellana senza sentimenti, semplicemente le poche volte che provo affetto sono quando curo il mio giardino, leggo i miei romanzi e passo del tempo con Armin, Megan ed Eric.
Non sono senza sentimenti, sono cresciuta in un mondo dove contano poco.

I miei pensieri vennero fermati da un bussare sommesso alla porta, sussultai sorpresa e mi misi seduta.
«Avanti.» La mia voce era molto roca, erano giorni che mi ero chiusa in un mutismo ostinato.
La porta venne aperta e vidi Megan sporgersi mordendosi le labbra scure e carnose.
«Ehm perdona il disturbo, ma c'è quel bellissimo uomo che abbiamo incontrato al mercato, chiede di te.» Sembrava eccitata come una bambina e saltellava.
«Ti prego, io sono libera di servirlo! Dallo a me! » la sua eccitazione sparí nel fissare la mia espressione scioccata.
Mi coprii con le lenzuola.
«Ti prego...»
Dissi con voce sommessa.

«Digli che sono morta»

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