Cap.11 - Scossa

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Il mio sguardo scorreva sconvolto tra i due uomini nel mio bagno, le mie labbra erano spalancate ma non riuscivo a proferire parola.
«Ripeto. Che cazzo succede qui?» la voce roca di Jack, ormai distorta da una forte collera, ruppe nuovamente il silenzio rimbalzando tra le pareti d'avorio.
Dalla mia bocca uscirono solamente suoni sconclusionati, sillabe balbettate e mezze parole. Era la prima volta in tutta la mia breve vita, che non sapevo cosa rispondere, il mio cervello sembrava essersi spento, mi sentivo sotto gli effetti dell'oppio, solo che non ero affatto calma e rilassata, anzi ogni muscolo del mio corpo si era irrigidito e tremavo per il freddo pungente che aveva attanagliato le mie povere membra ancora nude.
I miei problemi non erano magicamente spariti in un fuggevole momento di euforia, piuttosto erano piombati nella mia vita all'improvviso a rendere la mia esistenza un vero inferno.
A prendere la parola fu Eric, ancora inginocchiato ai miei piedi.
Si alzò con un movimento calcolato, come un domatore di fronte a una bestia inferocita. I capelli brillarono dorati, illuminati dal lucernario posto sopra le nostre teste. Si mosse molto lentamente, con i palmi delle mani poste di fronte a sè, mi mise dietro, alle proprie spalle, come a volermi proteggere dalla collera del bellissimo uomo davanti a me, che ancora portava sul corpo i segni del nostro incontro pregno di lussuria.
Il biondo esordì con voce bassa e calma, volutamente ammaliante e guardando dritto negli occhi l'uomo dai capelli neri:«Ascolta amico, posso spiegarti».
Jack lo fissò con un misto di disgusto e rabbia: «Non stavo parlando con te.» I suoi occhi di mossero nella mia direzione, un altro lampo d' ira li attraversò, non potevo più fuggirgli.

Feci un passo in avanti, superando la figura statuaria di Eric e facendogli cenno di non preoccuparsi, mi avvicinai all'uomo con quale mi ero confidata e ubriacata soltanto poche ore prima.
Ero completamente nuda davanti al suo sguardo, non che ciò mi mettesse in imbarazzo, mostrare le mie forme era ormai diventata una triste abitudine fin da quando ero bambina. Ciò che mi agitava davvero era mettere a nudo me stessa, con i miei problemi, con il mio passato tutt'altro che sereno e soprattutto con le paure che mi accompagnavano costantemente.
«Jack ascolta, io ed Eric siamo amici da molti, moltissimi anni. Siamo cresciuti insieme e abbiamo una certa intimità te lo confesso,» notai una certa delusione farsi strada lungo il suo viso e il mio cuore mancò un battito, non volevo fargli del male, ma mentirgli sarebbe stato ancor peggiore «ma ti posso assicurare che da quando ti ho conosciuto non é più successo nulla con lui e credimi, ciò confonde me per prima» lo guardai allungando una mano verso di lui, desideravo davvero che decidesse di stringere il mio palmo, che a mezz'aria non smetteva di tremare. Ero tesa come la corda di un violino, non mi accorsi nemmeno di trattenere il respiro.
Le sue labbra tremarono, vidi la tentazione di accettare, la sua mano impercettibilmente tremò alla ricerca della mia, il suo respiro era lento ma carico d'incertezza.
«Roza io, non so davvero che fare...» disse con un sospiro sofferente incatenando i suoi occhi ai miei, castano contro castano, ci specchiavamo l'una negli occhi dell'altro. Eravamo due ragazzi estremamente giovani che non sapevano come reagire a quell'onda di emozioni così travolgente.

Il mio cuore batteva all'impazzata rendendomi sorda ai rumori che mi circondavano, aspettavo trepidante una sua risposta.

Finché la terra non sembrò spezzarsi.
Un boato talmente potente da distruggere i vetri del bordello si propagò dal centro dell'isola, i muri iniziarono a creparsi mentre delle scosse iniziarono a far tremare l'intero edificio, come se l'intera isola si stesse spaccando, tutto iniziò a inclinarsi, soffitto e pareti si scambiarono di posto e mi ritrovai a scivolare all'indietro senza meta.

Spalancai gli occhi, come se il tempo si fosse momentaneamente fermato; vidi Eric aggrapparsi ad una delle finestre ormai in frantumi e allungare una mano verso di me,nel tentativo di prendermi al volo, la mia mano sfiorò appena la sua e continuai a cadere mentre un urlo strozzato usciva dalle sue labbra. Fortunatamente Jack cadde dentro la grande vasca scavata nel pavimento al centro della stanza e riuscì a tenersi ad una delle piccole colonne che la adornavano. Anche seppur sfuggevolmente, il mio animo si rasserenò al sapere che era al sicuro.

Ma il panico prese in fretta il sopravvento, io non avevo appigli, niente da afferrare per non cadere e la paura di finire scaraventata fuori dalle mura attraverso i varchi delle finestre si fece strada nel mio cuore, che batteva impazzito.
Caddi per pochi secondi che mi parvero infiniti, finché un dolore acuto e improvviso mi mozzò il fiato, la vista mi si annebbiò e calde lacrime scesero lungo le mie guance pallide, la schiena mi faceva talmente male che le forze mi vennero meno.
Sentii distrattamente il rumore di qualcosa frantumarsi e un liquido caldo e denso prese a scorrere lungo la mia schiena. Mi sentivo un puntaspilli, decine di aghi mi penetravano la carne, ogni movimento era difficile, quasi impossibile.
Abbassai lo sguardo e mi ritrovai circondata dal mio stesso sguardo sofferente, che si rifletteva nelle decine di frammenti dello specchio, che avevo colpito durante la caduta.
Tremavo e mentre il sangue scorreva rosso e lucido ai miei piedi, insieme ad esso fluiva via anche la mia lucidità. Una voce ovattata gridava il mio nome.

Poi il buio.

«Vi posso assicurare che la scossa di terremoto che ha colpito la nostra amata casa qualche giorno fa, é stato un incidente di poco conto, l'isola di Steigerwald é sicura come sempre!
C'è stato solo un piccolo calo di energia ma state tranquilli miei carissimi amici, non correte alcun pericolo.
Sono felice di sapere che nessuno dei miei concittadini ha perso la vita e mi duole esser venuto a conoscenza che ci sono stati alcuni feriti, vi garantisco che vi verranno prestate le migliore cure dei nostri bravi medici.
Inoltre, ogni famiglia riceverà una somma in denaro, come risarcimento.
Vi terremo aggiornati nei prossimi giorni tramite le radio. » Un applauso scrosciante si levò dal manipolo di uomini e donne riunitisi per ascoltare l'annuncio del sindaco Clay.
«Lurido maiale, é talmente unto, che la sua stempiatura mi sta accecando!» la voce di Megan si levò disgustata al mio fianco.
«Roza, dovresti riposarti, rischi che i punti si aprano.» Armin mi guardava preoccupato mentre non riuscivo a distogliere gli occhi da quell'uomo.
Troppe voci erano giunte alle mie orecchie.
«Sto bene Armin, ti ringrazio per i tuoi timori ma non posso rimanere coricata a lungo, devo presidiare i lavori al Giardino.» Passai distrattamente una mano tra i suoi morbidi capelli e voltai le spalle a quello spettacolo ridicolo, ogni movimento mi procurava una fitta e iniziavo io stessa a temere che le ferite si riaprissero.

«Torniamo a casa. »

Il Giardino delle RoseWhere stories live. Discover now