Cap.17 - Maschere

1.5K 65 16
                                    

«Perfetta.» Osservai Alyson sfoggiare il magnifico abito in raso verde bottiglia, ornato da decorazioni in pizzo dorato, che oltre ad arricchire la parte superiore del bustino, si prolungavano per i fianchi dell'imponente gonna a balze. Sullo spacco del seno prosperoso brillava una collana in oro bianco tempestata di diamanti, al centro del gioiello risplendeva un gigantesco smeraldo dalla forma tonda e regolare. Era uno dei tanti regali ricevuti da Armin dai suoi spasimanti.
Il sarto stava sistemando gli ultimi orli del vestito, mentre il biondo e Megan mi aiutavano a indossare il mio, ammiravo con interesse la meravigliosa fantasia damascata, il rosso delle decorazioni impreziosiva il tessuto bianco, apprezzavo in particolare le maniche, che avvolgevano con dolcezza le mie braccia, finendo in dolci balzi sui gomiti. La parte frontale del corsetto era rossa e aumentava considerevolmente il volume del mio seno.
Megan iniziò a raccogliermi i capelli in un morbido chignon, con alcune ciocche laterali fermò l'acconciatura e la arricchì con alcune forcine tempestate di rubini.
Riportai la mia attenzione su Alyson, Armin la stava truccando, sorrisi al notare la concentrazione palese del ragazzo, la punta della lingua spuntava dall'angolo della bocca, le sopracciglia erano contratte in posizioni innaturali e il naso arricciato come quello di un maialino.
«Non esagerare, ha un bel viso. Cerca di esaltarne gli occhi.» Affermai osservandolo divertita al lavoro.
«Va bene, cadranno tutti ai tuoi piedi Alyson.» Iniziò a passarle con delicatezza un pennello intinto di nero sulla palpebra. La ragazza sorrise divertita.
«Sarà divertente tornare alla ribalta per un fugace momento.»
«Sarà divertente calpestare con i miei tacchi Jack fottuto Atlas.» Ringhiai tra i denti.
«Cazzo! Roza stai ferma, non riesco a tingerti le labbra se fai le smorfie.» Megan imprecò fulminandomi con gli occhi d'ebano e sbuffai sonoramente immobilizzandomi per lasciarla fare. Ma nessun trucco possibile poteva mascherare la mia rabbia.
«Sai Roza, diventi brutta con la fronte corrucciata.» Sentii la risata rauca di Eric alle mie spalle, non sfuggì al mio sguardo l'impercettibile salto di Alyson al sentire la sua voce. Mi volsi a incontrare i magnetici occhi blu del mio più vecchio amico.
Lo vidi avanzare nella stanza, mentre il sarto, finito il suo lavoro, lo sorpassò uscendo e chiudendosi la porta alle spalle.
«Fastidioso come sempre tu.»
«Tu la solita arpia invece...» sentii le sue dita ad accarezzarmi la guancia «allora vuoi che gli rompa prima le gambe o gli stacco i coglioni?» mi venne da ridere alle sue parole e scossi la testa.
«Grazie Eric, ma questa volta me la vedo da sola.»
«Sai che puoi contare su di me, nessuno può ferirti, tranne me ovviamente.» Le sue parole erano cristalline e sincere e immediatamente mi sentii inondare da un dolce calore. Intrecciai le mie dita alle sue e sorrisi rincuorata, non mi sfuggì il suo sguardo che continuava a cercare febbrilmente la dulcamara, mi morsi il labbro per trattenere le risate.
«Lo so e lo stesso vale per me, per tutti coloro in questa stanza.» Mi alzai ammirandomi nel grande specchio, le mie labbra carnose erano esaltate dal rosso accesso del rossetto, mentre il resto del viso manteneva un trucco abbastanza naturale. Allungai una mano verso Alyson, rimasta immobile dall'entrata dell'uomo.
La donna congiunse i nostri palmi e si alzò con delicatezza, la guardai con attenzione e le mie labbra si distesero in un sorriso, il trucco la rendeva più adulta e matura, il vestito esaltava meravigliosamente le sue curve provocanti e i capelli ricadevano dolci e luminosi lungo le spalle. La strinsi a me in un abbraccio, mi avvicinai al suo orecchio e sussurrai con dolcezza:
«Ti ringrazio per il tuo aiuto, davvero...» La osservai dritta negli occhi «ritieniti fortunata, non sono così gentile con tutti.» Scoppiammo entrambe a ridere e le sistemai una ciocca color oro sfuggita dall'acconciatura.
«Ti lascio con lui, fate in fretta però.» Sorrisi maliziosa al vedere le sue gote tingersi immediatamente di rosso.
«Armin, Megan, venite ad aiutarmi a scegliere i gioielli.» Feci cenno ai due ragazzi di seguirmi e uscimmo dalla stanza lasciando Alyson ed Eric da soli.

I miei polpastrelli accarezzavano con delicatezza i diversi orecchini disposti sopra al mobile della specchiera, le mie dita sondavano indecise i gioielli dalla forma varia.
«Non saprei quale scegliere, non voglio nulla di esagerato, la collana a girocollo e le spille sono già eccessivi...» borbottai guardando il riflesso di Megan, che alle mie spalle, continuava a provarsi i miei indumenti e i miei monili.
«Non saprei Roza, che ne dici delle perle? Semplici e si abbinano al vestito.» La voce soffocata della ragazza bruna proveniva da dentro il mio armadio.
«Sì, penso sia un' ottima idea.» Presi i gioielli da un piccolo scrigno, appartenevano a mia madre, li aveva abbandonati nel bordello insieme a una figlia, nonostante la odiassi, i ricordi di quella donna continuavano a tornarmi in mente, per tutta la mia patetica infanzia non avevo ricevuto un solo gesto affettuoso, una parola di conforto o semplice amore materno. Ero stata cresciuta dalle puttane del bordello, che a modo loro mi avevano dato amore incondizionato e una particolare istruzione.
Un leggero bussare alla porta interruppe i miei pensieri e mi alzai raggiungendo la porta in legno. Aprii e ridacchiai alla vista della povera e accaldata dulcamara che rossa in viso, tentava con fatica di sistemarsi l'abito stropicciato sui fianchi, la capigliatura era ormai un disastro, le guance rosse e gli occhi lucidi narravano a gran voce il momento di passione trascorso con Eric.
«Il rossetto è totalmente sbavato lo sai?» mi morsi il labbro trattenendo, seppur con difficoltà, le risate.
«Abbiamo parlato...» tossì in imbarazzo la ragazza.
«Oh lo immaginavo, avete parlato spesso nell'ultimo periodo, soprattutto quando eri rinchiusa, giusto?» domandai maliziosamente.
Il sorriso sbarazzino e lo sguardo carico di lussuria furono una risposta più che esaustiva.
«Avanti entra che ti diamo una sistemata, tra meno di un' ora dobbiamo essere alla festa.» Mi feci da parte, per farla entrare.

Il Giardino delle RoseOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz