Cap. 24 - Nuove Emozioni

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Abbassai lo sguardo umiliata, non riuscivo più a guardare Jack negli occhi dopo la mia rivelazione, tremai al solo ricordo di quegli attimi, potevo ancora sentire il rumore delle mie ossa spezzarsi in seguito alle percosse, il disgusto provato mentre il suo corpo sovrastava il mio.
Jack si alzò di scatto dal letto e con poche falcate fu alla porta, potei notare i muscoli della sua schiena frementi e contratti.

«Io lo ammazzo.»

Sussultai sorpresa da quell'affermazione, non mi aspettavo una reazione simile, la rabbia trasudava da ogni suo poro. Non mi aspettavo neppure che credesse alle mie parole, ci conoscevamo da davvero poco tempo alla fin fine, nulla poteva garantirgli la sincerità delle mie parole.
«Jack, in questo momento non ho bisogno di qualcuno che mi vendichi o stronzate simili, mi sono esposta totalmente! Come credi che stia?» mi coprii il viso disgustata dal tremore della mia voce, nonostante fossero passati svariati anni il solo ricordo era capace di spezzarmi nuovamente.
Mi coprii la bocca con una mano per bloccare le labbra e il loro dannato tremolio, sentivo le lacrime incombere e il mio cuore battere sempre più in fretta, mentre l'oscurità mi avvolgeva portandomi nuovamente in quel baratro.
Mi bloccai sorpresa, mentre una stretta dolce e ricca di calore mi avvolgeva in un abbraccio delicato e talmente luminoso da allontanare le ombre con inaspettata semplicità, mi appoggiai con il capo al petto di Jack, i suoi lunghi capelli mi coprirono il viso e sorrisi solleticata da quelle ciocche di seta.
Stavo iniziando ad abituarmi alla sua presenza, anzi peggio ancora, stavo divenendo dipendente da quell'uomo e dall'odore della sua pelle, era sbagliato e dovevo fermarmi, ma in quel preciso istante ne avevo assolutamente bisogno, volevo scacciare i brutti ricordi e crearne nuovi più piacevoli.
Guidata dalla sua mano sollevai il viso a incontrare le sue iridi scure, mi persi ad ammirare la dolcezza di quello sguardo e la bellezza di quel sorriso candido.
Mi sollevai rimanendo stretta tra le sue braccia e affondai le dita nella sua chioma scura, sorrisi di gioia al notare la sorpresa nei suoi occhi neri e senza distogliere lo sguardo gli rubai un bacio.
Un semplice bacio a stampo, rumoroso e umido, quasi infantile, che lo lasciò con un espressione ebete stampata sul volto.
«Non che mi sia dispiaciuto, ma come dire, mi sarei aspettato qualcosa di più da te.» Mi guardò con sfida e divertita inarcai un sopracciglio con fare arrogante.
«Ti aspettavi qualcosa di più ... carnale? Sensuale?Eccitante?» Ad ogni parola si susseguiva un tono più basso, un sorriso ambiguo, un centimetro in meno a separare le nostre labbra.
Potevo sentire il suo desiderio pulsare tra le mie cosce, con il suo aiuto rimossi la gonna, era solo d'intralcio e rimasi in biancheria ad ammirarlo con lussuria.
«Ed ora?» sorrisi con voluta malizia, passandomi con lentezza le dita sulla stoffa del corpetto, tirando le stringhe di pelle verso il basso e liberandomi così dalla sua stretta ferrea.
«Ed ora ti venererò come meriti.» Mi bloccò con decisione le braccia sovrastandomi e si posizionò tra le mie cosce con un sorriso ricco di aspettative.
Sospirai al sentire il suo respiro caldo sulla fronte, iniziò a depositare con estrema delicatezza piccoli baci a partire dalla mia tempia, per proseguire lungo la guancia, accarezzò con le labbra la curva della mia mascella, assaporò con la punta della lingua il mio collo e ansimai quando la sua bocca si fece più famelica e decisa.
Scese lungo lo sterno, sussultai quando alcuni baci si trasformarono in morsi, mi inarcai quando il suo calore raggiunse i miei capezzoli turgidi come boccioli di rosa. La sua bocca divenne ancora più intraprendente, la mano libera scese lungo le braccia fino a raggiungere i seni, che prese a tormentare senza pudore.

Il piacere mi circondava come una leggera foschia, mi impediva di rimanere lucida, mentre l'uomo mi toccava quasi con il timore di ferirmi. Quel tocco gentile era così diverso dai metodi rozzi ed egoistici ai quali ero abituata da confondermi, lacrime calde presero a scorrere lungo le mie guance e vennero immediatamente accolte dai suoi teneri baci.
«Perché piangi? Hai paura?» mi liberò le mani e mi strinse a se con forza preoccupato, mi aggrappai a lui affondando il viso nell'incavo del suo collo ed inspirai con forza il suo profumo.
«Non ho paura di te. Ho paura di questi sentimenti che sto provando, ho paura che una volta accolti io non possa più farne a meno e...» non riuscivo a dare voce a quel pensiero che mi tormentava da settimane, tremante lo guardai dritto negli occhi e venni accolta da sentimenti che non conoscevo, ma che sembravano dannatamente invitanti e dolci.
«E?» mi incitò con dolcezza a continuare e sospirando mi decisi a dirglielo.
«E ho paura di non riuscire più a separarmi da te.» Arrossii imbarazzata e distolsi lo sguardo dal suo viso.
«E come potrei mai lasciarti andare dopo una dichiarazione del genere?» affondò il viso tra i miei seni stringendomi forte e lo guardai imbarazzata, il sorriso timido che mi accolse fu come essere investiti da un raggio di sole,
Una sensazione calda avvolse il mio petto, l'imbarazzo lasciò il posto a un'emozione ancora fragile e delicata, un'emozione ancora nascente, come un piccolo seme appena piantato nel terreno arido che era il mio cuore.
«Ma quale dichiarazione? Non montarti la testa!» cercai di allontanarmi di corsa ma venni sovrastata dal suo corpo ancora avvolto dalle bende.
«Ti ripeto che non posso in alcun modo lasciarti andare.»

Le sue labbra trovarono senza alcuna esitazione le mie e gemetti a contatto con la bocca dell'uomo, assaporai la sua lingua mentre le mani vagavano quasi timide, accarezzandoci la pelle, sfiorandoci, graffiandoci.
Si posizionò tra le mie gambe e le iniziò a baciare con venerazione, la sua lingua esplorò dapprima le caviglie, solleticandomi con le dita le cosce, per poi scendere lungo i polpacci che costellò di morsi.
«Ma guarda che bel fiore bagnato dalla rugiada.» Mi inarcai sorpresa al percepire la sua lingua tra le pieghe del mio sesso, gemetti estasiata mentre il suo naso sfiorava il mio punto più sensibile. Afferrai le lenzuola rosse in preda al piacere, mossi i fianchi, tentando di seguire i movimenti della lingua di Jack.
«Ti prego...» sussurrai ormai ebbra.
Si allontanò dal mio sesso bagnato e come una calamita, il mio corpo tentò di annullare immediatamente la distanza che ci separava, ringhiai frustrata allo scorgere un sorriso malizioso sul bel volto malcelato dai lunghi capelli neri, nei suoi occhi era evidente che fosse ben consapevole del mio desiderio.
«Ti prego cosa?» mormorò con voce roca contro la mia carne, sospirai al sentire il suo respiro caldo. Stava giocando con me.
«Non fermarti.»

«Ai suoi ordini signorina Davies.» La sua lingua riprese a stuzzicarmi, i suoni che produceva misti ai miei gemiti creavano una melodia oscena nel silenzio della mia camera, mi morsi il braccio nel tentativo di trattenere la voce, mentre mi baciava, mordeva e penetrava nel mio punto più intimo.
Ero al limite, la libido sempre più crescente, mentre quella bocca e quelle mani mi adoravano con lentezza, calma e passione e mi portarono all'orgasmo più intenso che avessi mai provato. Strinsi le cosce aggrappandomi con forza alla sua nuca e gridai tremante, mentre il piacere esplodeva intenso dal mio ventre e si irradiò per tutto il corpo come un' onda.
Caddi esausta sul letto, tra le lenzuola ormai disfatte e fissai l'uomo, che con un espressione vittoriosa sul viso, si leccava la labbra dai miei umori. Pochi istanti dopo iniziò a depositare con estrema riverenza dei casti baci lungo le cosce e il ventre, per arrivare poi al mio viso.
Mi strinse con dolcezza tra le braccia baciandomi la fronte, potevo sentire il suo cuore battere veloce, gemello del mio, aspettò con pazienza che il mio respiro tornasse regolare e iniziò a parlare:
«Come vi sentite ora?» il suono della sua voce accarezzava come brezza le mie orecchie.
«Decisamente... appagata.» Ridacchiai come una ragazzina, appoggiata con il volto alla sua spalla.
«Ne sono felice.» Intrecciò le sue dita alle mie e se le portò alle labbra, baciò ad una ad una le nocche per poi accompagnare il mio palmo lungo la sua guancia, seguii con gioia la linea della sua mascella, accarezzai quel volto che mi era tanto caro; anche se coperto da orribili ematomi viola, era sempre bellissimo e per l'ennesima volta mi presi un suo bacio, il sapore ferroso del sangue invase la mia bocca, la ferita sul labbro si era riaperta.
Guardando le ferite che gli avevano procurato gli scagnozzi di quel bastardo del padre, sentii la rabbia montare infida nel mio petto, l'avrei fatta pagare cara a ognuno di loro, ma in quel momento, volevo solo godermi la serenità, che quella stretta calda riusciva a donarmi.
Le mie palpebre si abbassarono contro la mia volontà, le mie membra ormai pesanti dopo il godimento, mi guidarono verso l'onirico, ma prima di addormentami potei sentire distintamente le parole sussurrate da Jack contro le mie labbra:

«Che incantesimo mi hai lanciato per farmi innamorare così facilmente. Dormi ora, al tuo risveglio sarò sempre qui.»

Buonsalve a tutti!
Non so davvero come farmi perdonare, a causa di problemi personali e una sorta di blocco creativo per questa storia, sono passati secoli dall'ultimo aggiornamento.
A differenza dell'altro "romanzo", per il quale, l'intera trama è già ben delineata nella mia testa, le sorti per i poveri disgraziati protagonisti del Giardino, sono ancora piuttosto ignote, ogni capitolo è una sorta di flusso creativo e non so mai dove effettivamente porti.
Sperando di divenire nuovamente costante negli aggiornamenti, ringrazio tutti i lettori che pazientemente hanno aspettato il mio ritorno, grazie mille anche per i traguardi raggiunti dalla storia, siamo quasi a 40k letture e non so davvero come ringraziarvi!
Spero che anche quest'ultimo capitolo, abbastanza importante, dato che segna un passo in più nella relazione tra due protagonisti, vi sia piaciuto e se così è stato, vi chiederei cortesemente di lasciare una stellina o un commento!
Saluti,
Kuro 💖

Il Giardino delle RoseWo Geschichten leben. Entdecke jetzt