Cap. 14 - Un uccellino mi ha riferito...

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Ripensavo con dolcezza alle sue labbra morbide sulle mie, al calore generato dal suo tocco sulla mia pelle, ai suoi occhi d'ossidiana, che mi sondavano come fossi una gemma preziosa o un raro fiore.
Ci eravamo stretti, divorati a vicenda, eravamo insaziabili l'uno dell'altra, potevo ancora percepire la forma del suo desiderio spingere dura contro il mio sesso umido, a richiedere un accesso che ancora gli negavo.
In altro modo avevo saziato le sue voglie.
Ero chiusa nel mio studio per lavorare, ma la mia mente continuava a rievocare ogni singolo istante passato con lui, nei quali, estremamente eccitati, ci eravamo concessi un momento di piacere, pericoloso piacere, rischiando di essere visti, ma in quel momento non ci importava.

«Roza, cosa fai?»percepii la sorpresa nella sua voce resa rauca dalla voglia.
«Credo che voi lo sappiate benissimo.» Sorrisi giocosa, adoravo questo continuo rimbalzare da un tono formale ad uno più informale, passare dalla falsa cortesia data dall'educazione e dai costumi locali ad un rapporto verbale più paritario.
Iniziai con precisione a slacciare ogni singolo laccio del corsetto che indossavo, i seni stretti nella stoffa scura si liberarono, dalle mie labbra uscì un sospiro sollevato, odiavo quei dannati  bustini, erano soffocanti e scomodi.
I miei capezzoli divennero immediatamente turgidi al contatto con l'aria fresca del mattino, le sue mani accorsero immediatamente a confortarli col loro calore.

Mi leccai le labbra inumidendole, rabbrividii al rievocare quegli istanti e mi ritrovai a percorrere con le unghie, la strada precedentemente tracciata dalle grandi mani di Jack. Ansimai accarezzando i seni coperti dalla camicia a balze, i capezzoli spinsero gonfi contro la stoffa ruvida, li pizzicai mandando dolci scosse al centro del mio piacere.

«Sei bellissima, selvaggia, unica. Roza sei come una tempesta, indomabile, fiera, forte. Non posso fare altro che ammirarti, sei così splendidamente diversa dalle altre donne.» I suoi sussurri eccitati mi mandarono in estasi mentre le sue dita continuavano a pizzicare, tormentare e giocare coi rosei boccioli al centro dei miei seni.
Mi inginocchiai con grazia beandomi della sua espressione confusa, gli slacciai famelicamente i pantaloni liberando la grossa erezione. Lo assaggiai assaporando nuovamente con ingordigia .

Appoggiai una gamba alla scrivania per consentire alla mia mano di scendere giù, fino alle pieghe più profonde del mio corpo, massaggiai il clitoride dall'esterno, attraverso il tessuto dei pantaloni, mi morsi il labbro inferiore per trattenere i gemiti. Mi sentivo bruciare.

La mia bocca percorreva con decisione la scia già tracciata dalla mia mano, che accarezzava, stringeva e massaggiava quel sesso duro e turgido. La mia saliva si mischiava al suo sapore, era tutto deliziosamente erotico. Adoravo il potere che riuscivo a esercitare sugli uomini, piegarli tramite il semplice piacere che gli concedevo. Maliziosamente guardai verso l'alto, incontrando i suoi occhi resi lucidi dal godimento, lo trovavo adorabile; con le guance arrossate, le pupille dilatate e i denti stretti in una morsa per non emettere suoni. Sorrisi accarezzando con la mani i muscoli tesi e lo sentii rabbrividire.

Infilai una mano dentro ai pantaloni, vogliosa, eccitata, ansimante. Mi sentivo come se mancasse qualcosa, la sua presenza, mi sentivo come un fumatore di oppiacei tenuto a lungo lontano dalla fonte del proprio fugace benessere.
Cercai di soddisfare, seppur in minima parte, il desiderio che avevo di lui. Infilai un dito tra le mie carni umide mordendomi il labbro con forza per non emettere gemiti.

Presi il sesso pulsante di lui e lo avvolsi con brama tra i miei seni liberi dal corpetto, iniziai a muovermi con precisione e velocità, le mie carni gonfie strinsero con dolcezza la sua erezione resa umida dal passaggio della mia bocca.
Osservai il glande sparire e riapparire dal solco del seno e mi passai la lingua sulle labbra gonfie dei nostri baci precedenti. Iniziai ad accarezzarlo con la punta della lingua, percepiii Jack irrigidirsi e dalle sue labbra sfuggì un grugnito di piacere e la sua mano strinse con impeto i miei capelli facendomi gemere.

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