Cap.22 - Rivelazioni

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Erano passati diversi giorni dall'incidente di Jack e il ragazzo era stato trasferito nelle mie stanze private, lì avrebbe riposato in tutta serenità e potevo tranquillamente vegliare su di lui e medicargli le ferite.

Stranamente non ero infastidita dalla sua presenza, cosa ben rara dato che non avevo condiviso il mio letto con nessun altro a parte lui, perfino Eric non aveva mai dormito al mio fianco tra quelle lenzuola, nonostante la frequente e reciproca compagnia, che eravamo soventi farci.

Allontanai quei pensieri scrollando il capo, ciocche di capelli neri sfuggirono dalla complicata pettinatura, che Armin aveva deciso di farmi quella mattina e mi avviai verso il giardino, un sorriso spuntò lieve sulle mie labbra, adoravo la mia creatura, avevo colto, cresciuto e amato ogni singolo fiore, ogni albero e pianta del giardino, mi inebriava camminare a piedi nudi sull'erba bagnata dalla rugiada, sentire il calore della serra sulla pelle, anche nei giorni invernali, era il mio rifugio, la mia oasi per sfuggire allo stress e alla paura. Camminai fino al gazebo al centro della serra, sapevo chi mi stava aspettando, mi sedetti accanto al corpo statuario di Riou e gli sorrisi.

«Buongiorno.»
«Buongiorno Roza, come sta il tuo amato Jack?» sentii uno strano calore farsi strada fino al mio volto e fissai il mercenario stranita.
«Come prego? Cosa intendi con "il tuo amato"? Jack non mi appartiene di certo.» Il suo braccio mi avvolse le spalle trascinandomi accanto al suo petto, il suo viso affondò tra i miei capelli e il suo respiro mi accarezzò caldo l'orecchio.
«Da come mi sta fulminando in questo momento con lo sguardo, sembra proprio il contrario.» Sentii la risata di Riou solleticarmi il collo e alzai lo sguardo verso la finestra delle mie stanze, Jack mi stava fissando, i capelli neri non più incrostati di sangue, brillavano come seta illuminati dalla luce del tramonto, il suo viso macchiato dalle percosse mostrava apertamente il suo fastidio al vedere il mercenario avvinghiato al mio corpo, come punta da un' ape balzai lontano dall'uomo al mio fianco.
«Che reazione interessante.»
«Di che parli?» ringhiai iniziando a infastidirmi.
«Come ti sei allontanata appena hai visto che ci stava guardando, sei interessata a lui.» Iniziavo a mal sopportare lo sguardo divertito del mercenario, mi fissava grattandosi la guancia ispida, le sue iridi ambrate brillavano, come avesse appena scoperto il più grande dei segreti.
«Ti sbagli.» Affermai digrignando i denti.
«Allora perché non mandiamo uno dei fiori a fargli compagnia? Penso gli gioverebbe.» Balzai in piedi improvvisamente infuriata e puntai il dito contro l'uomo.
«Non ci provare Riou! Oppure...»
«Oppure?» venni sovrastata dal mercenario, non perse la facciata ironica neppure per un secondo e giocando con uno dei suoi numerosi pugnali mi guardò sarcasticamente.
Dopo alcuni attimi mi accorsi della mia reazione azzardata, tornai a sedermi pensosa, avevo reagito come un cane rabbioso appena l'uomo aveva nominato nella stessa frase Jack e altre donne, non era da me, sembravo un' isterica. Mi presi il volto tra le mani mordendomi il labbro, avevo bisogno di approfondire quelle strane sensazioni che crescevano dal mio petto, che mi facevano attorcigliare lo stomaco e sentire le vertigini ogni volta che ero in compagnia dell'uomo dai capelli corvini.
«Comunque che hai trovato a casa di Jack?» tentai di ricomporre la poca dignità rimastami e accavallai le cosce nascoste da una lunga gonna porpora, il viso ancora coperto da una mano, con la quale mi massaggiavo la fronte dolorante.
«Sua madre è costretta a letto, dicono che è malata. Ho controllato nelle sue stanze mentre dormiva ed è conciata peggio del figlio, il marito la usa come valvola di sfogo... puoi immaginare come.» Si strofinò le labbra con un gesto secco e fece volteggiare il pugnale in aria, per poi riprenderlo al volo, dalla parte dell'elsa, senza il minimo problema.
«Era una bestia un tempo e lo è ancora adesso.» Chiusi gli occhi potendo solo immaginare il dolore di quella povera donna, alzai nuovamente lo sguardo, avevo bisogno di incontrare nuovamente le sue iridi scure, mi rigenerava il suo solo sguardo, mi infondeva coraggio e ristabiliva la mia lucidità.

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