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taeyong's POV

conoscevo da poco jimin, ma sapevo fosse abbastanza fragile, così quando vidi le lacrime ai suoi occhi subito mi preoccupai.
ci disse di entrare armati e che li dentro ci fosse yoongi in pericolo.
e noi dovevamo andare a salvarlo, lui ha salvato tutti noi: la maggior parte della banda viene da una storia difficile, e lui ci ha tirato fuori da tutta la merda. gli siamo davvero riconoscenti e ora toccava a noi tirarlo fuori dai casini.

jimin's POV

realizzando fosse il padre di yoongi una rabbia improvvisa fece asciugare le mie lacrime.
lo avevo detto e lo farò: ucciderò con le mie mani quell'uomo.
appena davanti il retro del magazzino feci segno a uno della banda abbastanza robusto di forzare la porta e in meno di un secondo mi precipitai all'interno per trovare yoongi.
era seduto con del nastro adesivo ai polsi e piangeva. vederlo piangere era una delle cose che più mi feriva e spesso quando lui iniziava a piangere iniziavo a farlo pure io inconsciamente.
«yoongi!» corsi verso di lui.
«no jimin, zitto o ti sentirà.» mi sussurrò.
«tranquillo, non ho paura ora che sei qui con me.» risposi mentre con un coltellino tagliavo via il nastro.
appena libero si alzò e mi abbracciò come aveva fatto l'ultima volta all'uscita dell'ospedale.
«yoongi, te vai fuori con taeyong, ci penso io e il resto della banda a tuo padre.»
«no, non ti lascerò mai ji-»
yoongi venne interrotto dal rumore di una porta aperta.
«oh, vedo che hai portato gli amichetti..» era lui.
mi avvicinai a wonho per farmi passare una 84FS cheetah, con cui avrei colpito il padre.
«da quando hai degli amici? da piccolo ero uno sfigato assurdo.. vuoi dirmi che pur non andando a scuola hai trovato qualcuno che ti sopporti?» poi lasciò scappare una risata.
silenziosamente caricai la pistola e la alzai.
«ragazzino cosa pensi di fare con quell'arma? vuoi forse giocare?
perfetto.» poi fischiò ed entrarono un gruppo di uomini alti e spessi, tutti con in mano una o due armi.
era quello il momento. tutto sembrò rallentare e avevo io in mano la chiave per far funzionare tutto.
le mani mi sudavano come la fronte, impugnai la pistola per bene e schiacciai il grilletto.
«dai, vediamo se hai davvero il coraggio. tanto se mi uccidi ho qui dietro cinque uomini che con un solo tocco ti pos-»
bam.
cadde a terra.
ma io non avevo fatto nulla.
mi girai seguendo il suono da cui proveniva lo sparo e vidi yoongi con le braccia tese.
«e se vi azzardate a toccare me o qualcuno della banda che vi pentirete di essere stati concepiti da quegli stronzi dei vostri genitori.» yoongi era tornato in se stesso. ancora una volta si era dimostrato il grande capo che era.
il gruppo di uomini si guardarono un secondo e poi iniziarono a ridere.

yoongi's POV

feci una cosa che avrei già dovuto fare da tempo. finalmente vidi cadere a terra quella merda.

forse i suoi uomini non avevano capito che davanti avevano la banda più pericolosa di Seoul. feci cenno con la testa agli altri di avanzare.
partirono spari e nella "battaglia" persi di vista jimin.
essendo noi in maggioranza, ne uscimmo vincenti, ma un particolare mi era sfuggito.
a terra c'erano quattro uomini.
una volta usciti dal magazzino taehyung iniziò a scusarsi sentendosi in colpa.
«va tutto bene, ora è finito tutto, non ho più problemi con mio padre.» lo rassicurai.
«giusto, ma mi sento comunque in col-»
«cazzo. dov'è jimin.» lo interruppi subito.
«magari è con jungguk, provo a cercarlo.» e si diresse verso jungguk, ma in lontananza vidi che il più piccolo scosse la testa.
e forse capii dove era finito.
un uomo mancava.
jimin mancava.
corsi subito indietro per tornare al magazzino senza avvisare nessuno.
era possibile che tutto sembrava finito, tutto poteva procedere in modo finalmente felice, che perdevo jimin? al solo pensiero che lo avessero ucciso gli occhi mi si inumidirono.
non eravamo andati troppo lontani dal luogo di sangue, quindi ci arrivai in meno di un minuto.
«jimin! jimin ti prego dimmi che ci sei.» iniziai a chiamare arrivati dentro.
«y-yon..» era un piccolo sussurro, ma dato il silenzio del luogo e l'eco della stanza vuota, si sentì perfettamente la voce strozzata di jimin.
«jimin, che ti hanno fatto?» corsi verso di lui, una volta lo ebbi individuato.
«m-mi han..mi hanno messo u-un fazzoletto s-sul naso e.. all'addome.. y-yoongi non-non respir...» la sua voce era davvero leggera e rotta. il mio cuore andò in mille pezzi. poi abbassai gli occhi al suo addome, aveva una ferita di una lama, non abbastanza profonda da averlo ammazzato subito.
«non ancora jimin ti prego, resta con me. ora chiamo tae che ci porta con la macchina in ospedale, andrà tutto bene. cazzo, hai promesso di non lasciarmi, non farlo ti prego. è ancora una volta colpa mia, merda.» dissi tra i singhiozzi, mentre cercavo in rubrica il numero di taehyung.

«dai amico, rispondi..» pregavo.
«oh, tae! muoviti vieni, jimin, lui.. lui sta per m-morire, muoviti con la macchina ti prego dobbiamo andare in ospedale.» buttai tutto fuori appena sentii la vibrazione dal telefono, come se avesse risposto.
«..da lei chiamato non è al momento raggiungibile.»
merda.
ancora una volta dovetti prendere di peso jimin e portarlo a piedi all'ospedale.
«okay, ora di devo sollevare amore, forse ti farò del male, ma dobbiamo correre in ospedale, non puoi lasciarmi. tieni duro.» gli sussurrai mentre lo sollevavo dalla sedia.
fece delle espressioni di dolore.
«scusa piccolo, ma non ho altro metodo, prometto che quando torneremo a casa ti tratterò come un principe, ti porterò la colazione a letto preparata con tanto amore, ti farò vedere ogni film che vorrai okay? qualsiasi cosa per farti sentire a tuo agio piccolo.» cercai di intrattenerlo mentre correvo per la strada.
«poi ogni volta che lo chiederai ti darò tanti baci e coccole sotto le coperte, se vorrai ti porterò a prendere ciò che vuoi, va bene? andrà tutto okay. resta con me.» continuai a ripetere.
ma lui non rispondeva.
sembrava quasi non respirasse.
era un terribile flashback di quella domenica. un incubo.
mentre gli parlavo notai che aveva un sorriso sul volto e alla vista crollai e piansi ancora più forte.
«jimin no! non mi lascerai, siamo arrivati guarda, ora ti cureranno e poi torneremo subito a casa!» semi-urlai.
entrai subito e un medico corse vedo di noi notando la situazione. un flashback. terribile.
«venga con me» mi disse il medico mentre corse verso una sala.
«abbiamo un'emergenza, spostatevi» si faceva spazio tra la gente.
dentro la sala mi dissero ancora di aspettare fuori.
io non potevo farlo, ora che la ragione della mia vita stava per lasciarmi, ma dovetti.
rimasi lì, nella sala d'attesa tutta la notte e non chiusi occhio. piansi tutto il tempo come un disperato, anzi, ero disperato.

il mattino uscì finalmente un dottore e aveva un sorriso
triste.
«salve, sono il dottore Lissi, lei è?» mi porse la mano. io la strinsi e mi presentai senza ovviamente dire il mio nome.
«uhm.. sono il fidanzato di jimin, sono già stato qui per lui.»
«ah già.. senta, lo dico con con il cuore in mano, mi dispiace davvero molto, ce l'abbiamo messa tutta ma..»
pregavo solamente non fosse vero. non poteva lasciarmi.
«..jimin non ce l'ha fatta.»
«pf, mi sta dicendo uno scherzo, vero?» risi in sarcasmo.
«É UN CAZZO DI SCHERZO VERO?» urlai senza rendermene conto piangendo ancora.
l'uomo posò un palmo sulla mia spalla.
«mi spiace, ci ha lasciati nel sonno.»
le mie gambe cedettero.
il mio mondo crollò.
jimin.
lui non c'era più.
«lo posso vedere? lei mi sta prendendo in giro» dissi alzando lo sguardo.
il signore scosse la testa. fregandosene corsi dentro la stanza troppo velocemente perché il dottore mi fermasse.
era lì, sul letto, come un angelo. gli occhi chiusi ed il petto fermo.
«JIMIN NON PUOI LASCIARMI!» urlai con tutto il fiato che avevo in gola metre mi accasciai sul freddo pavimento.
tutto il mio mondo si era fermato.

good or bad?  \\pjm×myg\\Where stories live. Discover now