§17§ [FINALE PT.1]

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yoongi's POV

non sapevo più cosa fare della mia vita.
jimin non c'era più. anzi era morto.
ed è colpa mia, se solo fossi stato attendo e mi fossi accertato che uscisse insieme a me..
lui era la luce delle mie giornate, il suo sorriso mi scaldava il cuore, la sua risata mi rallegrava la vita, la sua voce mi calmava.
non abbiamo neanche tenuto un funerale, una cosa terribile certo, ma non potevo vedere il suo piccolo corpo dentro una stretta bara.

da quel mattino appena tornai a casa ci rimasi dentro per più di una settimana a piangere come un bambino; a volte veniva taehyung a portarmi del cibo, ma non toccai più nessun alimentare.
stavo malissimo.
non dormivo e non mangiavo più, avevo sempre dei dolori fortissimi alla testa per il tanto piangere e non avevo più voce avendo urlato per tutto il tempo "jimin torna, ho bisogno di te" tra le lacrime.
ero spento.
per cosa vivevo ancora? a cosa serviva vivere ora che non ho più con me jimin? sono inutile senza di lui.

taehyung's POV

mi ritrovai come al solito ad andare a casa di yoongi per portargli da mangiare e tenergli compagnia. jungguk era a casa anche lui piangente insieme ai suoi amichetti e io ero appena arrivato davanti la porta dell'abitazione.
bussai, ma nessuno aprì. la porta era comunque aperta, quindi entrai.
«yoongi?» chiamai con la voce più soffice che potevo avere mentre avanzavo nella sala.
«yoongi che cazzo fai?!» corsi verso di lui.
aveva appeso alla ringhiera della scala una corda con alla fine un cappio. grazie il signore che ero entrato in tempo per fermarlo.
«yoongi, fermati!» lo abbracciai.
«la mia vita è inutile tae, lasciami andare.»
lo guardai negli occhi.
non avevo mai visto degli occhi così vuoti, privi di vita.
«amico, non è la soluzione..»
«NON È LA SOLUZIONE, MA È COLPA MIA SE ORA LUI NON C'È PIÙ ALMENO LASCIA CHE POSSA ANDARE DA LUI» mi urlò addosso ed iniziò a piangere.
«vieni qui.» dissi e lo abbracciai ancora, più forte.

yoongi's POV

«so che è difficile, ma pensa alle cose belle che hai passato con lui, non credo che lui voglia che tu butti la tua vita..» mi disse calmamente mentre mi teneva stretto.
in quel momento provai a pensare a tutte le cose belle accadute con lui.
quel lunedì, quando ci parlai per la prima volta, quando lo vidi in se stesso per la prima volta. quel giorno non lo scorderò mai. quando è venuto a casa mia la prima volta, quella sera ho capito che cosa vuol dire davvero "fare l'amore". quando lo baciai per la prima volta e la seconda e la terza, le sue soffici labbra non le scorderò facilmente..
mancava. anche troppo.
senza di lui non sapevo davvero che fare, non riuscivo a trovare un senso alla mia vita.
taehyung rimase tutto il pomeriggio con me, controllando probabilmente che non mi suicidassi...
io piansi tutto il tempo parlando di jimin, ricordando dei suoi occhi luminosi e il suo sorriso unico tra mille.
cercai sul telefono una sua foto, ne avevo una del suo sorriso.

appena aprii l'immagine portai al petto il telefono, per poi baciarlo

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appena aprii l'immagine portai al petto il telefono, per poi baciarlo.
era inutile dire che stessi piangendo, perché era scontato.
«yoongi, non riesco a vederti in questo stato...» disse taehyung dopo che vidi la foto.
«va bene tae, è tutto okay..» la mia voce era strozzata dalle lacrime. era forse la prima volta che taehyung mi vide piangere così tanto, solitamente non piango del tutto, quindi per lui era ancora più difficile.

i giorni passavano così: taehyung arrivava di corsa a casa mia, spesso riuscendo a salvarmi da un tentato suicidio, stava con me tutto il giorno (a volte pure di notte) e io non mangiavo/dormivo più. a volte riuscivo a chiudere occhio di giorno ma solo per qualche oretta.
tutto era così buio dentro di me. la luce che accese jimin ora si è spenta, temo per sempre.
un giorno ero davvero vicino al suicidio: ero salito sopra la cima di un palazzo e stavo per saltare.
appena sporsi un piede sentii un paio di braccia cingermi alla vita e buttarmi indietro.
«taehyung, smettila. prima o poi morirò.» non avevo neanche bisogno di girarmi, lui era l'unica persona a pensare veramente a me, alla mia salute.
«yoongi-hyun-»
«non chiamarmi così, solo jimin può farlo.» tagliai la sua frase.
«okay, yoongi, io non ce la faccio più. ci tengo a te e sto impazzendo per poterti tenere in vita.»
«allora lasciami andare! non vedi? oltre ad essere inutile ti peggioro pure la vita!» mi alzai dal terreno.
«hyu- yoongi, io ti voglio bene, ti prego non andartene.» piangeva.
«sai che c'è? che anche lui me lo aveva chiesto, e poi mi ha lasciato. e non per colpa sua! quindi lasciami in pace, voglio morire, basta non ne posso più di vivere in questa agonia!» sfogai tutto quello che tenevo dentro.
«yoongi, andiamo da uno psicologo, ne hai bisogno.» affermò per poi prendermi il polso e portarmi giù dall'edificio.
cercavo di liberarmi, ma lui teneva troppo forte, e gli insulti non lo fermavano.
però solo una cosa lo fece fermare.
«cosa sono queste cicatrici.» si girò.
«quali cicatrici?» non volevo lo sapesse, non volevo che mi portasse davvero da uno psicologo.
«queste.» disse poi alzando la manica. tutto il mio braccio aveva linee, alcune cicatrizzate, altre ancora rosse.
«yoongi. devi. smetterla.» poi iniziò di nuovo a camminare, anzi correre, verso non so dove.
«senti, il pazzo qui sei tu, quindi vacci per tuo conto da un cazzo di cura-mente.» e mi fermai in mezzo la strada.
«sarò pure fuori di testa, ma qui, quello che realmente ha bisogno di un "cura-mente", sei tu. muoviti.»
e mi portò da una psicologa. taehyung le spiegò la situazione, disse che era un'emergenza quindi mi fece subito entrare a parlare.
la signora cercò di parlarmi, ma io non rispondevo.
«signore, se vuole che la aiuti deve dirmi qualcosa.»
«io non volevo mica venire qui, non voglio l'aiuto di nessuno, voglio solo raggiungere il mio jimin.» risposi finalmente con tono rabbioso, guardando il pavimento.
«senta, so che è molto difficile perdere qualcuno di caro ma mi ascol-»
«oh certo! lei sa cosa vuole dire perdere il proprio mondo, la propria persona preferita, la ragione per la quale ogni mattina si alza dal letto. lei lo sa, sicuramente!» dissi sarcasticamente.
«signore, o mi ascolta o se ne può pure andare. io provo ad aiutarla mettendoci tutto, ma anche lei deve collaborare.»
«ah complimenti, vede un paziente così fragile e non lo motiva nemmeno per sbaglio, lei si che è una gran donna!»
presi e me ne andai.
«yoongi come è andata?» chiese taehyung appena uscii dalla porta.
«oh, magnifico! pensa, sono riuscito a non ucciderla!»
lui mi guardò con disapprovazione, quasi come se mi stesse rimproverando.
«okay, torniamo a casa, per oggi ne sono già successe troppe di cose.» dissi mentre feci per uscire.
la strada verso casa mia era davvero silenziosa. io pensavo a jimin. taehyung probabilmente anche.
«vuoi che torni a casa con te o preferisci rimanere un po' solo? ad una condizione, mi giuri da fratello che non ti ammazzi.»
disse appena arrivammo nella mia via.
«vorrei stare solo. e si, te lo prometto.» poi lo abbracciai.
«grazie tae, sei l'unica persona a starmi vicino. ora vai da jungguk, ha bisogno pure lui..» dissi per salutarlo.

entrai in casa, sfinito.
nella mia mente continuava ad esserci il volto di jimin. la sua risata e l'immagine meravigliosa di lui che balla sulla mia musica. lui mi ha regalato tanti bei momenti di cui non me ne scorderò mai neanche uno.
presi di nuovo il telefono, ero già in lacrime, per vedere altre sue foto.
«jimin, ti amo. ti amerò per sempre, te l'ho promesso.» e davvero lo avrei fatto. tutto per lui.
ormai era diventata una routine quella di rimanere sul divano a piangere mentre la mia mente viaggiava nei ricordi.
ero perso in quei momenti stupendi che non mi accorsi che si fosse aperta la mia porta.
andai così a vedere all'ingresso.
non era possibile.
era un cazzo di sogno.




























«yoongi-hyung..»








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