21. ... And The After Party

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Claire

Avevo passato la serata a cercare di consolare Luke, dimenticando la festa e tutti i piani che avevo fatto per aiutare il mio nemico giurato – che ormai, diciamolo, non era proprio tanto nemico – a stare meglio. La reazione di Michael era stata spropositata, avrebbe almeno potuto fermarsi ad ascoltare e non scattare in quel modo, ma l’essere esagerati era una caratteristica tipo dei Clifford, quindi non potevo biasimarlo del tutto. E poi si era sicuramente incazzato fin troppo, nel vedere Luke in casa sua dopo avergli detto esplicitamente di non volerlo più vedere, quindi…

Ad ogni modo, quella non era la situazione più paradossale della serata. Il vero paradosso ero io ad una festa, che invece di divertirmi passavo il tempo ad assicurarmi che Luke Hemmings non facesse qualche stronzata di cui si sarebbe pentito. Stavo ignorando la mia ragazza, i miei migliori amici, non avevo neanche paura che qualcuno rompesse qualcosa in casa mia, le mie priorità erano Luke e il suo benessere. Ma cosa diamine mi stava succedendo? Stavo diventando un mostro!

«Non devi stare per forza con me».

Alzai lo sguardo, incrociando quello arrossato di Luke. stava piangendo da quando Michael gli aveva dato il benservito, qualcosa che – altro paradosso – mi stava facendo sentire male. Ripensai ai giorni, che tra l’altro non erano neanche così lontani, in cui vedere Luke piangere era stata la mia massima aspirazione; ormai quasi mi sembrava assurdo volere il male di quel ragazzo.

«Non preoccuparti, Luke», risposi, dopo qualche istante di silenzio, «Hai bisogno di un amico».

Luke si accigliò. «Tu non sei mia amica».
«Touché. Ma sono più di quanto potresti sperare: Ashton probabilmente ci sta dando dentro con Tessa e ho detto a Callie di godersi la festa senza pensare a te perché l’avrei fatto io», sbottai, alzando le spalle.

«E Callie ha accettato di buon grado?», mi chiese Luke, incredulo, mentre si sedeva di nuovo accanto a me.

Ridacchiai. «Ovviamente no. Ma alla fine l’ho convinta a farlo. Tiene così tanto a te che ho visto la sofferenza nei suoi occhi quando le ho detto che stavi male».

Luke sospirò prima di prendere un sorso di birra. «Io e lei siamo come sorelle».

Guardai Luke stranita. «Forse intendi-».

«No, hai capito bene, siamo sorelle», mi interruppe lui, facendo comparire una smorfia schifata sul mio viso, «A volte sono fin troppo femminile persino per i miei gusti e questo molto spesso allontana chiunque mi si avvicini, ma… questo a Callie non ha mai dato fastidio. Lei è stata l’unica che non mi ha mai giudicato, fin dal momento in cui le ho rivelato di essere gay – e di avere anche un certo gusto per biancheria intima femminile e simili – lei mi ha supportato, dandomi tutto il sostegno che gli altri altrimenti mi avrebbero negato. Persino Ashton, a volte, resta scioccato da certe cose che mi piacciono, ma lui ha una mentalità un po’ retrograda quindi cerco di perdonarlo – cosa che Callie spessissimo non fa, infatti se la prende con lui al punto da non parlargli per giorni. Lei è la mia roccia, la sorella maggiore che mi difende dai bulletti e che si assicura che io stia bene e che non soffra».

«Questo potrebbe farlo anche se foste fratelli, sai?», gli chiesi eloquente, ridacchiando. In effetti il fatto che Luke si considerasse una ragazza era piuttosto divertente, ma alla fine se era fatto così non potevo farci niente. Chi ero io, in fondo, per prenderlo in giro per le cose che amava fare?

«Lo so, ma a me piace abbracciare la signorina che c’è in me», borbottò Luke, guardandomi male, «Non ridermi in faccia!».

«Scusa, è che… puoi dire mille cose di te, ma che sei una signorina proprio no! Semmai sei una prostituta d’alto borgo», lo presi in giro, facendo spuntare l’ombra di un sorriso sul suo volto. Beh, perlomeno non l’avevo offeso – altro paradosso, visto che prima vivevo per offenderlo. Quella serata era assurdamente irreale…

Slut + Sluttier || 5sosWhere stories live. Discover now