Capitolo 18

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Bocciolo

Si alzò dal letto di scatto dopo aver guardato il polso su cui aveva l'orologio. Uscì dalla stanza e poi sentii il rumore della chiave che girava nella toppa. Presa dalla curiosità iniziai a curiosare nella stanza in cerca di qualche indizio, da essermi utile. Era una stanza dalle medie dimensioni sui toni dei colori neutri, al centro della stanza c'era il letto su cui avevo dormito fino a poco tempo prima, aveva un copriletto trapuntato beige e le lenzuola di raso nere, poi c'erano due comodini di legno di ciliegio posti ai lati del letto e una cassettiera di fronte al letto anch'essa di legno di ciliegio e sopra c'era un grosso specchio. La stanza era troppo semplice per essere la sua e cosa più importante non sapevo nemmeno dove mi trovavo e non avevo possibilità di chiamare perché quel bastardo si era preso anche il mio telefono. Dovevo avere sicuramente un aspetto orribile, ma non m'importava , lui doveva andare in carcere per non far male alle persone e pur di farlo andare, avrei rinunciato anche alla mia stessa vita .Sussultai quando udii di nuovo il rumore della porta che stava per aprirsi, subito dopo comparì la figura di Paul,non più fasciata nel suo completo di sartoria, ma in dei Jeans strappati una maglietta bianca e un giubbotto di pelle nera che esaltava perfettamente i muscoli della braccia . Perché Dio aveva donato un aspetto così bello e un carattere odioso, scontroso a lui?Si sedette sul letto accanto a me ,mi prese le mani e le strinse forti
-ora tu ti vai a cambiare e verrai con me così t'insegnerò qualche lavoretto per potermi essere utile .- smise di parlare un attimo e poi aprì quella dannata bocca che l'unica cosa che riusciva a fare era sputare veleno,
- ah , dimenticavo da oggi sarai la mia fidanzata, ma non ti credere che io ti ami, e solo perché è d'aiuto alla mia immagine e così ti potrò tenere meglio d'occhio-
-no, non voglio essere la fidanzata, di un bastardo come te che fa male alla gente- a quelle parole mi strinse ancora più forte i polsi , tenendomeli ben stretti con una mano, con l'altra prese il mio mento in modo che potessi guardare i suoi occhi -TU SARAI LA MIA FIDANZATA CHIARO?!- scandì ogni parola in moda da farla suonare come una minaccia,-ritorniamo, al solito discorso,se non lo farai, saluta tutti per l'ultima volta
-ti ho detto uccidimi,tanto se lo fai ora o dopo cosa ti cambia, sta solo a dimostrare che sei un codardo che non mi vuoi avere sulla coscienza-non rispose a quelle parole , sapevo che in fondo avevo toccato qualche tasto dolente
-Vatti a cambiare - mi lasciò i polsi ormai diventati viola per la sua forte presa e l'iniziai a massaggiare, per contribuire a farli tornare del loro colore naturale, lui si alzò dal letto e dalla cassettiera uscì delle cose , le lanciò su letto, le afferrai e capii che si trattava di un vestito striminzito
- io non indosso questi vestiti da troia-
-ti ho detto di metterlo e lo metti-
-no- risposi con tono di sfida e incrociai le braccia sul petto
-sei una bambina piccola-
-io non lo sono -
-allora perché non indossi quel vestito- - è da troia e io non sono una troia- scandii bene ogni parola
- oh si che lo sei!tu sarai anche la mia troia personale-
-no- si avvicinò pericolosamente al letto come se fossi la sua preda e con una forte spinta mi mise sulla sua spalla e uscì dalla stanza,iniziai a gridare -mettimi giù bastardo- lui fece finta di non sentire e proseguì a passo svelto, iniziai a capire che le parole non gli facevano niente e rimasi in silenzio a guardare il pavimento scorrere sotto i miei occhi , impotente al fatto di farlo fermare.Non ero mai stata in quel posto di New York e non sapevo nemmeno della sua esistenza .Mi portò nel garage del palazzo in cui ci trovavamo e aprì la portiera di un'auto sportiva e mi adagiò sul sedile con fare premuroso e delicato, poi mi allacciò la cintura e chiuse la portiera, il Paul odioso di cinque minuti fa era diventato di nuovo dolce e mi stavo chiedendo se veramente non soffrisse di bipolarismo. Salì sul'auto e partì sfrecciando sulle strade deserte di New York ,durante il tragitto non parlammo, regnava il silenzio più assoluto e man mano che andavamo avanti i palazzi scomparivano fino a quando non arrivammo nella vecchia area industriale dove c'erano soltanto fabbriche dismesse degli anni novanta. Parcheggiò la sua auto accanto un'altra , questo voleva dire che c'era qualche incontro,scese dalla macchina e io mi slacciai la cintura e cercai di aprire lo sportello prima che lo facesse lui, ma ormai era troppo tardi, mi porse la mano ma io non l'accettai e così senza volerlo mi afferrò la mano e mi fece uscire dalla macchina e quando mi trovai a pochi centimetri da lui, si avvicino e mi sussurrò
- non costringermi a fare il cattivo- mi prese per mano come una coppia, aspetta noi non eravamo una coppia, e ci avviammo verso il grande portone dove dalle fessure s'intravedeva la luce. Paul spinse l'imponete portone arrugginito che scricchiolò facendomi sussultare, lui vide che non mi sentivo a mio agio e mi mise un braccio attorno al collo tirandomi a se , cercai di divincolarmi ma prima di varcare il portone
-devi fare quello che dico bocciolo-bocciolo??? Come diamine mi aveva chiamata,mi diede un bacio inaspettato sulla guancia e un fremito percosse il mio corpo come la prima volta che mi aveva baciata la mano. Varcammo il portone e poco dopo una figura sulla trentina comparì a poco a poco dalbbuio, appena Paul la vide mi strinse ancora più forte a se come per dire che ero SUA , ma non nel senso bello della parola , ero la sua prigioniera.-buona sera Paul - si staccò da me e gli andò incontro per stringergli la mano, -buona sera Oliver- ritornò vicino a me e mi prese la mano- vedo , che dopo anni ha trovato una ragazza -nella mi mente lo corressi , non sono la sua ragazza ma la sua prigioniera,è una cosa molto diversa,
- si, hai ragione, lei è Beatriçe , la mia ragazza-pronuncio le ultime due parole con tono possessivo, Oliver si avvicinò a me e mi baciò la mano, facendo scaturire nei confronti di Paul un po' di gelosia , perché Paul era geloso?-Oliver-
-Beatriçe- risposi timidamente
- ora veniamo ai fatti- disse Paul evidentemente per evitare domande sul nostro fantomatico fidanzamento
-si, il carico di droga è arrivato ed è stato sistemato - bene speravo che andasse tutto bene, da domani inizieremo con le consegne-
-ok, nel frattempo, ho ordinato un nuovo tipo di droga,che secondo me andrà letteralmente a ruba,dovrà arrivare all'incirca per il prossimo fine settimana- - oh mi dispiace- disse dispiaciuto , non sapevo se lo era veramente o era tutto una messa in scena
- ma , io la mia piccola , siamo, fuori per week end, sai com'è ci aspetta una settima dura fra cene e interviste, quindi abbiamo deciso di prenderci una pausa, però manderò Martin a controllare-
-ok-nella mia mente ripetevo, abbiamo o hai deciso, forse hai deciso, come potevo stare un week end con lui, a far finta di essere fidanzati?
-andiamo a vedere il carico-
-no, mi fido ciecamente di te, dobbiamo andare , sai la mia piccola non riesce a stare in astinenza dopo un po', perché poi diventa scontrosa e chi la sopporta più, quindi preferisco accontentarla- ma stiamo scherzando io sarei in astinenza?
- oh amore! -esclamai e mi avvicinai a lui per dargli un bacio, ma di proposito gli morsi il labbro e per il dolore emise un leggerò gemito , poi mi avvicinai all'orecchio lentamente per provocarlo e gli sussurrai con aria da innocentina, facendo attenzione che solo lui potesse sentire quello che gli stavo dicendo
- scusa , non l'ho fatta apposta- mi staccai da lui - mi sa che dovreste andare, non vorrei che vi accoppiaste davanti ai miei occhi- Oliver si lasciò scappare una risata come Paul
- si hai ragione, è un po' arrapato, come se non lo facesse da un mese, mentre l'abbiamo fatto prima di venire qui- risposi io, che mi stavo godendo lo spettacolo di Paul che era paonazzo per la rabbia e vergogna, ci stavo prendendo gusto a giocare con il fuoco, ma prima o poi mi sarei bruciata. Paul mi tirò a se ,
-se ci vuoi scusare noi andiamo-
-si,andate- -
ciao- dicemmo in coro e ci avviammo verso l'uscita, chiuse il portone che scricchiolò
-io sarei quella che non sa stare in astinenza-
- allora i che devo dire, che mi hai morso e mi hai dato pure dell'arrapato-
- con Beatriçe James non si scherza, ma se lo inizi a fare ne pagherai le conseguenze-
- ma in questo caso sarai sempre tu a pagarne le conseguenze- era strano da dirlo ma per una volta aveva ragione sarei stata io a pagarne le conseguenze.

La mia dipendenza. ..tuWhere stories live. Discover now