Capitolo 25

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Ti prego

Inizio flashback

  Scesi le scalinata che dava sulla sala dove si teneva il galà avvinghiata al braccio di Paul ,avevamo tutti gli occhi puntati su di noi.- buona sera – salutò Paul alcuni signori che non conoscevo , ma che erano sulla cinquantina anch’ essi rigorosamente in smoking . In lontananza  vidi mia madre che si destreggiava abilmente fra i suoi amici,- Paul , vieni con me da mia madre?- -si certo, anche se la conosco già, mi piacerebbe essere presentato come il tuo fidanzato, ora però sta al gioco, dobbiamo dare un po’ di spettacolo- mi prese la testa fra le mani e mi diede un bacio passionale, appena mi staccai da lui rimasi senza fiato  non so per il bacio o per il gesto che mi stava eccitando da morire, con grande abilità e grazia ci avvicinammo a mi madre che si tuffò calorosamente fra le mie braccia-ciao mamma, questo è Paul – lo indicai – ciao,noi ci conosciamo già- gli posò due baci sulle guancie – che ne dici se domani venite a pranzare da noi – disse mie madre calorosamente, poi una figura la  abbracciò  da dietro, era papà- papi- dissi correndo verso di lui – piccola- ci abbracciammo – lui è Paul il mio fidanzato- - già lo conosco , è un bravo ragazzo , sono contento che vi siate fidanzati- - ritorniamo al discorso di prima , che ne dite- - grande idea- rispose Paul con un sorriso stampato sul volto. – mi concede questo ballo- mi chiese Paul baciandomi la mano – certo- iniziammo a volteggiare nella pista da ballo.

Fine flashback

La giornata stava quasi finendo, quando mi arrivò una telefonata – pronto, signorina James?- chiese una voce femminile ed autoritaria – si, con chi parlo?- -parla con l’ospedale , la volevamo informare che il signor Mcarty è stato investito- - sta bene?- chiesi in preda al panico – al momento , non  posso darle informazioni- - la ringrazio per avermi informata , arriverò al più presto- uscii dall’ufficio correndo e andai a fermare subito un taxi – mi porti all’ospedale, il più in fretta possibile- dissi al tassista , in quel momento volevo piangere ma non potevo, dovevo essere forte e prepararmi ad ogni eventualità.. Entrai al pronto soccorso e chiesi all’infermiera  che stava di turno- il signor Mcarty- domandai – non posso darle ancora notizie, la prego si sieda e aspetti, il prima possibile gliele daremo –nella sala d’aspetto c’era anche Martin , era seduto in silenzio con la testa china e lo sguardo assente- ciao- lo salutai timidamente- - ciao- disse lui, senza alzare lo sguardo- come sta signorina , le serve una mano?- - no, per ora non mi serve niente- - il signor. Paul , mi ha detto che deve stare attenta- - le ha detto a cosa devo stare attenta?- - si, a tutto- cosa voleva intendere? Dopo un po’ alcune lacrime iniziarono a solcarmi il viso, chinai il capo e inizia a singhiozzare, poi qualcuno si avvicinò a me e mi porse un fazzoletto , alzai lo sguardo e notai che era John , per un attimo lo guardai negli occhi e aprii leggermente la bocca per dirgli qualcosa , ma non mi uscii niente – shh- mi disse , si sedette accanto a me e io poggiai la testa sulle sue ginocchia , poi mi accarezzo i capelli e con quel gesto iniziai a piangere ancora di più, me lo ricordava tantissimo. Anche se era bastardo non potevo negare che non provavo qualcosa,mi bastava che mi toccasse i capelli per farmi  sentire speciale, mi bastava solamente vederlo o inalare il suo profumo per mandarmi in estasi. Ricordo quando siamo andati a pranzo dai miei genitori -jason?- - Paul?- - non posso credere che sei tu il fratello della mia fidanzata- - e io non posso credere che tu sia il fidanzato di mia sorella- si abbracciarono calorosamente e si scambiarono u una pacca sulla spalla- Bea , te lo ricordi?- - no, - risposi perplessa – come no ? Paul, quello con l’apparecchio e gli occhiali che ogni volta che lo vedevi ti mettevi a piangere e a correre per tutta la casa,e che una volta ha  cercato di avvicinarti a te , ma tu gli hai dato un calcio nei genitali e sei scappata gridando che era un maniaco- sul mio viso nacque un sorriso che lentamente si trasformò in una risata- e così tu eri, il migliore amico di mio fratello, quello brutto , wow ne hai fatta di strada- e già ero proprio brutto- scoppiammo a ridere tutti  e tre insieme –Bea già lo sa, ma vorrei dirtelo io – disse Jason , sapevo a cosa era riferito – fra circa cinque mesi mi sposo, e tu sarai invitato, ma vorrei che tu e mia sorella mi fareste da testimoni- -si – rispose Paul con un sorriso- è grandioso, - corsi ad abbracciarlo- comunque non me l’avevi detto- - volevo che fosse una sorpresa-. Paul venne da noi e si unì al nostro abbraccio.

Passarono ore  ma dei dottori ancora niente e ogni volta che sentivo  che chiamavano  al microfono i dottori perché c’era in corso un codice rosso , sentivo un tuffo al cuore “ti prego , Dio , fa che sopravvivi , anche se è stato cattivo, non farlo morire,prendi me se proprio vuoi, ma non lui” ripetevo costantemente queste parole, ero l’unica nella sala d’aspetto Martin se n’era andato e anche John. Udii un rumore di passi che venivano verso la sala d’aspetto drizzai le orecchie e aguzzai la vista, un camice bianco  si stava materializzando nella sala d’aspetto – è la signorina James?- - si ,sono io -mi alzai  di scatto e gli andai incontro – bhe, il signor. Mcarty per ora è stabile e in coma farmacologico in seguito a una operazione che abbiamo dovuto fargli, per asciugare un ematoma, presenta un  leggero trauma cranico dovuto alla botta, ma si riprenderà- - posso andare a vederlo?- -si , le faccio vedere la stanza- mi scortò fino alla stanza , la porta era chiusa e prima di entrare feci un lungo sospiro, poi con mani tremanti misi la mano sul pomello della porta e lo spinsi , la porta si aprii e notai Paul su quel letto, aveva un po’ di graffi e contusioni sul viso e sulle braccia, una lacrima solitaria mi scese rigandomi il viso, aveva il tubicino dell’ossigeno nel naso e in un dito il macchinario per controllare i battiti del cuore. La testa era fasciata da una garza bianca , sembrava un angelo. Mi avvicinai alla sedia del letto posta alla sua destra, mi sedetti e gli strinsi forte la mano, un ‘altra lacrima scese involontariamente – ti prego non lasciarmi- gli sussurrai , come sottofondo si sentiva la macchina che misurava i suoi battiti fare dei bip ad intervalli regolari. – c’è la puoi fare ti aspettano tutti qui- - ho bisogno di te- - i need your love- quando pronunciai quelle quattro parole un’ altra lacrima mi scese  inizia ad accarezzargli il dorso della mano con i polpastrelli dell’indice. Ad un certo punto la porta si aprì ed entrò Jason, si avvicinò e mi abbracciò, io inizia a piangere - piccola , va tutto  bene guarirà- continuai a singhiozzare fra le sue braccia- dai su vai  a casa e vai a mangiare qualcosa e fatti una bella doccia, sto io qua- scossi la testa- dai vai- - no – riuscii a dire in preda ai singhiozzi, -allora aspetta qua- si dileguò  io ripresi a stringere la mano a Paul – svegliati- gli sussurrai nell’orecchio –ci sono io con te, svegliati-, mi sentivo rotta, come se qualcuno mi avesse tagliato un pezzo di cuore e ora ne rimaneva solo un po’ ,ad un certo punto la macchina che segnava i battiti del suo cuore iniziò a fare dei bip all’impazzata , i dottori arrivarono subito correndo- codice rosso, codice rosso,- gridavano –il paziente è in arresto cardiaco, - un infermiere si avvicinò a me- la prego signorina esca  fuori.- Iniziai a piangere e a gridare prima di uscire – Paul non mi lasciare, P A UL- poi chiusero la porta e io rimasi alzata a piangere e singhiozzare , arrivò anche Jason che mi aveva portato da mangiare –cosa è successo?- singhiozzando risposi –P- Paul è-è andato in arresto cardiaco- - piccola vieni qua,- mi abbracciò –si rimetterà, ricorda ogni cosa che non ti uccide ti rende più forte-mi abbracciò e io chiusi gli occhi  e mi accoccolai nell’incavo del suo collo proprio come facevo con Paul

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