13• Edmund depresso 2.0

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«Dai Edmund. Non buttarti giù così.» cercò di consolarlo Lucas. Al tramonto il semidio era scoppiato a piangere, giustificando questo suo comportamento, spiegando, tra i singhiozzi, che non sarebbe riuscito mai e poi mai a riconquistare la fiducia di Gordon. 

«Anche io la vedo dura.» commentò Kimberly. 

«Io, invece, sono convinto che ci riuscirà.» ribatté Lucas con decisione. 

«Solo perché non lo conosci bene.» rispose prontamente Kimberly. 

«Penso che dovremmo smetterla di fargli così tanta pressione.» intervenne Adria. «Una questione privata tra lui e Gordon si è trasformata un affare di stato.» 

Kimberly la guardò sbalordita. 

«Dico sul serio.» insisté la figlia di Ade. «Non possiamo aspettarci che non compia nessun errore, solo perché è sempre stato un bravo ragazzo. Tutti possono sbagliare. Tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo commesso o commetteremo un errore. L'importante è accorgersi di aver fatto qualcosa di sbagliato.» 

Kimberly rimase in silenzio per qualche minuto, come se stesse cercando di metabolizzare ciò che Adria aveva detto. «Hai ragione.» Alzò la testa, incrociando lo sguardo di Edmund dallo specchietto retrovisore. «Ti faccio le mie scuse.» 

Edmund distese le labbra in un piccolo sorriso. «Scuse accettate.» dichiarò, asciugandosi gli ultimi residui di lacrime dagli occhi. «E grazie del discorso, Adria. L'ho apprezzato molto.» 

La figlia di Ade alzò le spalle. «È solo ciò che penso. Ma comunque, non c'è di che.» Appoggiò la testa sullo schienale della sedia. «Non sono una grande fan dei ritorni di fiamma, ma ti auguro buona fortuna.» affermò chiudendo gli occhi e addormentandosi quasi all'istante. 

Lucas, dopo aver dato una pacca sulla spalla ad Edmund e avergli ripetuto il consiglio che gli aveva dato nell'autogrill, si appoggiò con la testa al finestrino. Non era mai stato innamorato e non si era mai interessato particolarmente alla cosa, forse perché era troppo indaffarato ad aiutare gli altri con i loro problemi di cuore per preoccuparsi di sé stesso. 

* * *

Dopo quattro ore Kimberly si fermò in un altro motel. «Siamo in Arizona, a sessanta chilometri da Phoenix.» li informò quando furono entrati nella stanza che avevano pagato. «Riposiamoci.» 

«Questo posto non mi piace. Vorrei andare a controllare in giro.» disse Adria estraendo la sua spada dalla cintura che teneva allacciata attorno alla vita.

Lucas la riconobbe. Era la stessa che la ragazza aveva usato per difendersi contro Echidna e Chimera. 

«Sicura di non voler dormire?» le chiese Kimberly. 

«Ho già riposato abbastanza in macchina.» replicò lei. «Quella che ha bisogno di dormire sei tu.» 

La figlia di Ade uscì dalla stanza furtivamente e dopo pochi secondi rientrò come una furia. 

«C'è un ciclope! Muovetevi!» esclamò lanciando un cuscino contro Kimberly, che sembrava non avere alcuna intenzione di alzarsi. 

«Ti ammazzo.» borbottò la figlia di Ares. 

«Allora ti consiglio di eliminare la concorrenza se vuoi uccidermi personalmente, perché quel ciclope sembra intenzionato a fare il lavoro al posto tuo.» disse Adria tutto d'un fiato. 

«Che rompipalle.» borbottò Kimberly sfilandosi un anello dal pollice e facendo comparire una spada con la lama di due materiali ben distinguibili: argento e bronzo. 

Olympus [1] • The hunt has just begun  Where stories live. Discover now