18• La profezia di Marte

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«Cosa ci facevate con Alvaro Soler?» chiese Lucas con un entusiasmo esagerato, rompendo il silenzio imbarazzante che si era creato nella macchina di Kimberly. Dopo che lui, Edmund e Gordon avevano raggiunto Kimberly e Daniel, tutti e cinque si erano messi in marcia per il Campo Giove. 

«Ho vinto un concorso per far parte di un video di Alvaro Soler e ho chiesto a Kimberly di accompagnarmi.» rispose il figlio di Apollo. 

«È stato orrendo.» aggiunse Kimberly. «Credevo di doverti solo accompagnare, non…»

«Non è colpa mia se ad Alvaro Soler piacciono le ragazze dalla pelle chiara.» ribatté Gordon. 

Daniel, seduto di fianco a Gordon, si mise a sedere più composto per ascoltare con maggiore attenzione. 

Kimberly non disse più nulla, concentrandosi sulla strada. 

Gordon sbuffò. «Mi sarebbe piaciuto restare un altro po'.» si lamentò piagnucolando. «Io adoro Alvaro Soler.» 

Edmund gli accarezzò con cautela il braccio. «Ci saranno altre occasioni. Vedrai.» 

Gordon non si scostò, ma decise di abbandonarsi al tocco delicato di Edmund. Durante il viaggio in treno, dopo averci pensato per parecchio tempo ed essersi messo nei panni del suo ex-ragazzo, aveva deciso di dare a Edmund un'altra possibilità. 

Gordon alzò un angolo della bocca all'insù. «Lo spero.» 

Edmund annuì con decisione, come per rassicurarlo. «E la prossima volta, magari, ti accompagnerò io. Kimberly non sembra aver apprezzato molto.»

Gordon ridacchiò, mentre Kimberly disse: «Puoi dirlo forte!». 

Lucas, seduto, sul sedile davanti, si voltò verso Daniel, lanciandogli un'occhiata della serie: “Prendi esempio da Edmund”. Poi strizzò l'occhio al figlio di Eolo e si girò davanti, portando lo sguardo sulla strada. Erano già arrivati al Caldecott Tunnel.

* * *

«Che impressione ti ha fatto Alvaro Soler?» chiese Daniel a Kimberly mentre facevano la fila per essere controllati da Terminus.

Kimberly fu piuttosto sorpresa dalla quella domanda, soprattutto dal tono con cui Daniel l'aveva pronunciata. Era come se fosse sul punto di esplodere da un momento all'altro. «Nessuna impressione.» rispose.

«In che senso?» domandò Daniel impaziente. «Pensi che sia bel...?»

«Morris, muoviti! Non ho tutto il giorno, per Giove!» sbraitò Terminus.

Dopo aver ispezionato Daniel mentalmente e aver constatato che non aveva alcuna arma, il mezzo busto del dio dei confini accennò ai capelli del semidio con un movimento delle pupille. «Tu ci vorrebbe un taglio militare, Morris. È più adatto un romano. Le tue amicizie con i greci ribelli ti influenzano negativamente.»

«Nient'affatto. Anzi credo che abbiano di gran lunga migliorato la mia vita.» ribatté il ragazzo facendosi da parte per far spazio a Kimberly.

«Tira fuori il pugnale, Morgan.» borbottò Terminus con aria annoiata.

«Quale pugnale?» chiese Kimberly innocentemente. Adorava infastidire Terminus, anche se significava dover ascoltare i suoi lamenti su quanto i greci fossero indisciplinati.

«Quello che tieni tra i capelli. Su dammelo.»

Kimberly si sfilò il pugnale dai capelli; la crocchia con la quale erano legati poco prima si scomposte e i capelli le ricaddero sulla schiena. «Sicuro di riuscire a prenderlo senza le mani?» chiese a Terminus mentre Daniel sghignazzava.

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